Giacomo Matteotti, Ucciso per il suo coraggio di opporsi al fascismo

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Littorio87
view post Posted on 20/9/2007, 15:09




CITAZIONE
Mi sarebbe piaciuto che, invece di disprezzare l'omicidio matteoti perchè portò più guai che fortune al regime fascista, avresti disprezzato l'omicidio matteotti perchè l'assassinio di una persona è qualcosa di orribile

infatti nn sono daccordo, questo è normale, nn sono un sadico, o un criminale.



NN TRAVISATE LE MIE PAROLE
 
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DR_PanG
view post Posted on 20/9/2007, 17:06




non lo facciamo apposta, ti facciamo notare che impressione dai a chi legge...
 
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SocialEma
view post Posted on 20/9/2007, 17:19




questa volta devo appoggiare littorio...

lui non ha mai detto questo...io ho capito cosa intendeva...
 
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Littorio87
view post Posted on 20/9/2007, 17:48




CITAZIONE
non lo facciamo apposta, ti facciamo notare che impressione dai a chi legge...

io nn voglio il male di nessuno,sia chiaro.

VOGLIO SOLO:
-LA VERITA'
-POTER ESSERE LIBERO DI ESPRIMERMI

NN MI PIACE
-LA PARZIALITA'
-LA DEMAGOGIA
-L'IDEOLOGIZAZIONE
 
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Barbarigo
view post Posted on 7/10/2007, 16:50




QUOTE (h1de @ 19/9/2007, 14:21)
QUOTE (Littorio87 @ 19/9/2007, 12:45)
Matteotti è stato ucciso per errore, da sicari esaltati. Tanto che Mussolini, sanguinario e terribile dittatore, finchè potè diede, sotto falso nome, un costante aiuto economico alla famiglia di Matteotti....

Che fu ucciso per errore è una cazzata allucinante.
Che l'ordine sia partito non da mussolini è vero.
Sul fatto che diede aiuti vorrei una fonte, io non ho mai sentito nulla del genere.

Che l'omicidio matteoti fu la scusa per fare scattare la molla che portò alla fine della dittatura parlamentare e all'instaurazione (tramite il testo unico, sono le leggi fascistissime) del regime a partito unico è storiografia

quoto,qua si tocca un tasto dolente su attività commerciali ed affari ad alto livello,tramite recenti ricerche giornalistiche delle cronache di quegli anni,emergono tra i mandanti la figura del re e come esecutori materiali ed organizzatori massoni ed arditi di destra della I guerra mondiale (articoli reperibili su rinascita).
 
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Littorio87
view post Posted on 7/10/2007, 17:13




a richiesta di barbarigo posto l'articolo che cita

Il delitto Matteotti
Posted in: Storia— @ 10:31 pm

Mussolini fu completamente estraneo a quel delitto che cambiò comunque il corso della storia

All’epoca del delitto Matteotti fra i tanti accusatori di Mussolini, vi erano Turati, Amendola, Salandra, grande accusatore fu anche Carlo Silvestri, allora a capo della redazione romana del “Corriere della Sera”.

Silvestri, giornalista e uomo di pura fede socialista, amico fraterno di Filippo Turati, indicò Mussolini come mandante di quel delitto avvenuto a Roma il 10 giugno 1924.

Tutta la campagna “pro Aventino”, che sostenne la rinuncia di quasi tutta l’opposizione al governo Mussolini ai lavori della Camera (esclusi i 19 deputati comunisti che continuarono a frequentare il Parlamento come nulla fosse accaduto), fu impostata sulla documentata denuncia del giornalista milanese. Il comitato delle opposizioni aventiniane fu presieduto dal deputato trentino on.

Alcide De Gasperi e volle come segretario proprio Carlo Silvestri dimostrando così l’importanza anche politica dell’accusatore di Mussolini. La battaglia giornalistica e l’incarico politico dovevano costare a Silvestri il sacrificio di una decina di anni di confino nelle isole di Ustica, Lipari e Ponza. Fu proprio in quelle isole che il socialista Silvestri continuò a documentarsi sulla morte di Matteotti ascoltando vari personaggi politici anche loro confinati dal regime. Le prove raccolte contro Mussolini non ebbero quei riscontri che si attendeva e, in una coscienza libera e pura come la sua, si insinuarono perplessità e dubbi. Lo dichiara chiaramente nel libro da lui scritto nel 1947 “Matteotti-Mussolini e il dramma italiano, il delitto che ha mutato il corso della storia” C.Silvestri, Ruffolo editore. Proprio in quel libro, Silvestri ricorda che in un incontro con Carlo Rosselli, come lui confinato, esprimendo i dubbi sulle reali responsabilità di Mussolini fu redarguito a mantenere l’impegno preso e a non comunicare a nessuno le sue perplessità. Silvestri mantenne la parola e per tutto il periodo del ventennio non parlò a nessuno di questi dubbi rimanendo estraneo a qualsiasi cedimento al regime fascista.

Fu solo dopo l’otto settembre del 1943, nata la Repubblica Sociale, che Carlo Silvestri riuscì ad incontrare Mussolini con l’appoggio del ministro della Giustizia Pisenti e di Carlo Bigini, ministro della Cultura, entrambi definiti “socialisti mussoliniani”.

Anche Petacco nel libro “Nicola Bombacci, un comunista in camicia nera” lo conferma.

In quell’occasione Silvestri si adoperò a salvare molti antifascisti (lo afferma anche G.Niccolai in “Rosso e Nero” pag.156, edito nel 1980) tra i quali Lombardi, Parri ed altri, con la sua “Croce rossa Silvestri” e con il sostegno del capo della RSI.

Il primo incontro avvenne a Gargnano il 2 dicembre 1943. Erano presenti il prefetto Gatti e Bombacci ( entrambi i loro cadaveri saranno esposti a piazzale Loreto), uomini fedeli a Mussolini ed intenzionati a portare avanti un sincero tentativo del Duce di trovare punti di accordo con la parte del “mondo” socialista che era stato anche suo. A tal fine vollero affermare (con un voluminoso “Dossier”) l’estraneità al delitto Matteotti. Il delitto fu compiuto da Dumini, Volpi, Viola, Poveruomo, Malacria, sul Lungo Tevere Arnaldo da Brescia dove il Matteotti fu rapito (si mormorò allora di responsabilità di Marinelli, segretario amministrativo a Roma del partito fascista, e della benevolenza del sottosegretario agli Interni Finzi; lo stesso fu dimissionato, sembra, dallo stesso Mussolini, per il mormorio di accuse mai provate. Finzi morirà poi nella tremenda carneficina delle Fosse Ardeatine, giunta come rappresaglia al vergognoso ed inutile attentato di via Rasella).

Questi uomini tutti arditi nella I^ guerra mondiale, ritirarono un auto in una autorimessa dando la propria reale identità e attesero Matteotti con l’intenzione di “dargli una lezione”. Questi però si difese coraggiosamente e, dopo una violenta colluttazione, fu colpito a morte con una vecchia lima di ferro. Il corpo del deputato socialista fu poi sepolto nel bosco della Quartarella in maniera superficiale, ad ulteriore prova della rozzezza e dell’improvvisazione di quello scellerato delitto.

Non poteva essere considerato un assassinio di Stato come scrive anche Renzo De Felice nel libro “Mussolini il fascista 1921-1925″ , Einaudi, Torino.

Significativa ed importante la dichiarazione di Mussolini nell’occasione dell’incontro del 2/12/1943 riportata nel libro di Silvestri: ” Alle origini dell’assassinio di Matteotti vi fu un putrido ambiente di finanza equivoca di capitalismo corrotto e corruttore privo di ogni scrupolo e di torbido affarismo legato anche ad interessi….reali.

L’idea di catturare Matteotti sorse anche in quel becero ambiente della destra, ogni volta che riprendeva a circolare la voce di una possibile collaborazione tra me e i socialisti si manifestava una reazione che chiamerei feroce. Il discorso del 7 giugno 1924- prosegue Mussolini- fece temere che io mi fossi orientato nel senso di offrire ad alcuni socialisti la partecipazione al Ministero “.

Ed infatti Mussolini era chiaramente intenzionato ad “aprire” a sinistra il suo governo, lo conferma ancora una volta Carlo Silvestri nel suo libro del 1947, riportando anche i nomi dei possibili ministri socialisti confidatogli dal Duce: D’Aragona, Baldesi, Caldara (ex sindaco di Milano), Rigola, Buozzi, sindacalisti di grande prestigio e grandi nomi del mondo della sinistra di allora.

I due processi contro i responsabili del delitto Matteotti, celebrati nel 1947, riconobbero la totale estraneità di Mussolini quale mandante (devo anche ricordare che la vedova Matteotti, Veglia Ruffo, malgrado fosse osteggiata da Turati, volle incontrare Mussolini in quel tragico 1924, dimostrando così di credere all’innocenza del Capo del Governo).

Per le sue coraggiose deposizioni processuali Silvestri fu insultato nel dopoguerra e accusato, in puro stile stalinista, di ogni nefandezza: famoso fu il duro attacco di Paietta. Silvestri in quell’occasione dichiarò: “io mi rendo conto che se confermassi la mia vecchia deposizione il caso Matteotti sarebbe facilmente risolto. I giornali del conformismo antifascista mi farebbero fare un figurone…..” Ma Carlo Silvestri era un uomo vero e il suo passato lo confermava.

La verità sul delitto Matteotti era indicato in quel “dossier” che Nicola Bombacci aveva quando fu fucilato ( sarebbe forse ora che i Ds aprissero gli archivi del PCI per contribuire a svelare uno di quei segreti di quel tragico periodo……). Carlo Silvestri fu ignorato e non creduto: Mussolini doveva essere demonizzato.

Silvestri, qualche anno dopo i due processi del dopoguerra, con le sue verità e il suo dolore di persona onesta, morirà di crepacuore.

Non si può però dimenticare che in quell’anno 1924 fu ucciso anche l’on. Armando Casalini per vendicare Matteotti. Casalini era stato nominato, proprio in quel periodo,vicesegretario Generale delle Corporazioni, non era uno sconosciuto deputato fascista come lo definirono Amendola e altri personaggi antifascisti.

L’assassinio di Casalini avvenne per mano di un tale Giovanni Corvi, in tram a Roma con tre colpi di rivoltella, due alla testa. Il deputato fascista era accompagnato dalla figlia Lidia, ancora bambina, che miracolosamente non subì ferite e morte.

Mettere sullo stesso piano i due delitti fu impossibile, Giolitti, Salandra, Amendola e i tanti antifascisti non pronunciarono mai una frase di esecrazione per l’assassinio di Casalini.

Casalini nacque a Forlì nel 1883, proveniente da idee mazziniane e socialiste, già fraterno amico di Nenni, nel 1922 fonda l’Unione Mazziniana filomussoliniana e viene eletto deputato nel “listone” fascista; era conosciuto e ricordato in Romagna come ” il mite ed onesto deputato”.

Casalini fu assassinato il 12 settembre 1924. Nacque in quella tragica circostanza una canzonaccia piena di odio e di faziosità per esaltare l’uccisione del deputato fascista da parte antifascista e comunista….

A conferma di ciò il materiale della mostra fotografico - documentaria del 1979 a Forlì, in palazzo Albertini dal titolo ” I comunisti in Romagna” e la citazione del compianto Daniele Gaudenzi nel suo libro “Album di famiglia”, edizioni Filograf, Forlì, giugno 1991.

Ecco parte del testo della canzonaccia:

“Viva quel comunista
che la fece così bella
impugnò la rivoltella
contro Casalini…..

Applausi noi faremo
a quell’eroe di comunista
che ci levò dal mondo
l’infamia di un fascista”…..

Bruno Rassu

fonte: Rinascita

http://it.altermedia.info/storia/il-delitt...teotti_962.html

per la serie: i nostri morti sono da ricordare, voi siete da demonizzare

In tempi di menzogna universale, dire la verità diventa un atto rivoluzionario. (George Orwell)
 
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L'Avvocato del Diavolo
view post Posted on 7/10/2007, 17:15




No, Matteotti fu ucciso perché sapeva troppo su un giro di corruzione che riguardava Mussolini e i vertici del PNF. Questo in base ai documenti ritrovati dallo storico Mauro Canali.

Mussolini era sul libro paga di Rockefeller e della sua Standard Oil


Delitto Matteotti: l’ombra del petrolio sul movente dell’omicidio, la pista affaristica e le responsabilità di Mussolini “Se il fascismo è stato un’associazione a delinquere, io sono il capo di questa associazione a delinquere!”. (Benito Mussolini, 3 gennaio 1925)

Ad ottantadue anni dalla sua scomparsa, oggi Giacomo Matteotti è il nome di una strada o di una piazza, un busto di marmo o un manifesto sbiadito. Un simbolo di moralità talmente fisso da diventare quasi innocuo a causa della viscosa devozione che, nel celebrarla, ha finito per sminuire la portata storica della sua figura. Figura di martire data per scontata, ricettacolo di valori positivi ma svuotata dei suoi reali contenuti politici. Così per decenni i libri di storia si sono accontentati di imputarne l’omicidio alla ritorsione fascista attuata a seguito del famoso discorso pronunciato alla Camera il 30 maggio 1924, in cui il deputato socialista contestava il risultato elettorale del precedente 6 aprile denunciando i brogli ed il clima di terrore generato dalle violenze degli squadristi. Eppure, stando alle documentazioni portate alla luce da molta storiografia di ieri e di oggi, il delitto Matteotti risulta essere ancora un mistero non risolto, un viluppo di intrighi che potrebbe riscrivere una lunga pagina della nostra storia.

All’inizio degli anni Venti la quota più grossa della distribuzione petrolifera in Italia andava alla società americana Standard Oil of New Jersey, che tramite la filiale Siap ne controllava l’80% del mercato. Operando in un regime di monopolio, la compagnia riusciva a mantenere un livello di prezzo fra i più alti dei paesi importatori, in un periodo in cui nel Paese la richiesta di benzina e derivati del petrolio si faceva sempre più pressante. Nel 1923 però l’Italia divenne terreno di scontro fra la Standard Oil e la Anglo Persian Oil Co., azienda del governo inglese che tramite un accordo con il Ministero delle Finanze, riuscì a scalzare in maniera significativa la concorrente. L’accordo, oltre alla possibilità di esplorazione del suolo nazionale e ad un eventuale sfruttamento dei giacimenti che venissero scoperti, prevedeva forniture di greggio per lo Stato italiano al più basso prezzo possibile. Trattandosi di una situazione molto vantaggiosa per l’Italia, si alzò un polverone quando l’ambasciatore italiano a Washinghton Gelasio Caetani si fece portavoce di un’altra azienda americana, la Sinclair Oil, che il 29 aprile 1924 stipulò inaspettatamente con il Governo di Mussolini una convenzione a costi piu’ alti dell’azienda inglese.

Perché Mussolini accettò condizioni economiche tanto sfavorevoli per il Paese? Perché la conclusione delle trattative, in atto da tempo, venne fatta slittare a dopo le elezioni? Cosa si temeva che venisse scoperto?

Nello stesso anno, dal 18 al 28 aprile, Giacomo Matteotti visitò Bruxelles, Londra e Parigi in gran segreto e clandestinamente. A causa delle frequenti attività antifasciste all’estero, gli era stato infatti ritirato il passaporto. In quei giorni partecipò ad una riunione del Trade Union Congress ed ebbe delle lunghe conversazioni con il Primo Ministro inglese, il laburista Mac Donald, in quel periodo molto preoccupato per le sorti dell’Anglo Persian. Non si conoscono i reali motivi di quel viaggio, ma Mussolini deve averla considerata una faccenda alquanto scomoda se, quattro giorni dopo la morte di Matteotti, inviava un telegramma all’ambasciata italiana a Londra in cui chiedeva che si accertassero con la massima diligenza tutti i particolari della sua visita in Inghilterra. Lo stesso Matteotti, al suo rientro in Italia, confidò in sede privata di essere stato pedinato da Albino Volpi , uno dei suoi futuri sicari, capo degli squadristi di Milano e vecchia conoscenza del Capo del Governo.

Fondamentale per fare luce sulla misteriosa trasferta risulta l’articolo che Matteotti scrisse al suo ritorno per il mensile londinese English Life : Machiavelli, Mussolini and Fascism, pubblicato postumo nel luglio 1924. Si tratta uno dei suoi ultimi scritti e, per quanto sia una testimonianza straordinaria, non è citato nella letteratura matteottiana e gli studiosi ne hanno sempre ignorata l’esistenza. Solo nel 1997 lo storico Mauro Canali ne scopre fra gli atti istruttori una ri-traduzione in italiano che costituisce l’unica prova certa dell’interesse e dei sospetti che Matteotti nutriva intorno alla convenzione con la Sinclair Oil.

Egli esprime il convincimento che la compagnia americana sia associata alla Standard Oil che, tramite l’accordo con il Governo, intenda impossessarsi di tutto il mercato e della produzione petrolifera italiana, in pieno contrasto con gli interessi nazionali. “Noi siamo a conoscenza” – scrive – “di molte gravi irregolarità riguardanti questa concessione. Alti funzionari possono essere accusati di ignobile corruzione e del più vergognoso peculato”. Ancora: “ …disgustoso è il comportamento di molti fascisti di spicco, i quali impongono pesanti tributi a imprese private e semiprivate allo scopo di finanziare giornali fascisti e altre organizzazioni per interesse e profitto personali”. Pare dunque che a Londra egli abbia ricevuto qualcosa di più di generiche informazioni sull’affare Sinclair.

Ora, appurato che la Sinclair Oil, pur dichiarandosi indipendente, agiva effettivamente per conto della Standard Oil, rimane da valutare quali fossero i reali interessi economici del Governo, le irregolarità ed i reati citati da Matteotti. In altre parole: in cambio di cosa Mussolini aveva venduto la produzione e l’appalto del petrolio? La risposta è la più semplice: in cambio di denaro. Moltissimo denaro ed appoggi con tutta l’alta finanza americana che da anni operava in Italia. Una fetta di torta enorme che si sbriciolava fra il Pnf, la neonata Ceka , la stampa fascista ed una lista infinita di faccendieri al servizio di Mussolini. Una macchina da guerra enorme a cui non bastavano più lo squallido traffico di residuati bellici ed i piccoli ricatti con i quali si era alimentata fino ad allora.

È in tale contesto che Matteotti diventa davvero scomodo. Per questo veniva continuamente controllato dalla Ceka, per questo doveva essere ammazzato. In fretta, per giunta. Prima dell’11 giugno, data in cui era previsto il discorso alla Camera con il quale aveva minacciato di sollevare i torbidi affari imbastiti dal Governo. Le sue dichiarazioni non solo avrebbero fatto saltare i piani e molte teste, ma avrebbero fomentato l’opinione pubblica e l’opposizione su una situazione già di per sè poco chiara. In realtà pare che l’omicidio fosse previsto per il 7 giugno ed in territorio straniero per depistare le indagini, evitare il clamore di Roma e non far ricadere le colpe sui fascisti. Un piano studiato nei minimi dettagli. Il segretario socialista aveva infatti richiesto il passaporto per un viaggio a Vienna e questo gli era stato stranamente restituito senza obiezioni. Il 7 giugno, data della sua possibile partenza, l’austriaco Otto Thiershald, una spia della Ceka, viene messo a piantonargli casa. Dagli interrogatori risulta che i killer fossero pronti a seguirlo in treno e ad ucciderlo appena varcato il confine austriaco. Matteotti però non è mai partito e le cose sono andate diversamente.

Alle 16.30 di martedì 10 giugno 1924 Giacomo Matteotti esce dalla propria abitazione di via Pisanelli e si dirige verso la biblioteca della Camera per ultimare il discorso che avrebbe tenuto all’indomani. Si trova sul Lungotevere Arnaldo da Brescia quando viene aggredito dal gruppo della Ceka al comando di Amerigo Dumini, Albino Volpi, Giuseppe Viola, Augusto Malacria, Amleto Poveromo, Filippo Panzeri, Aldo Putato, tutti personaggi molto vicini a Mussolini. La vittima viene picchiata selvaggiamente e caricata in una Lancia Kappa noleggiata da Filippo Filippelli in persona, direttore del “Corriere Italiano”, per conto del Ministero degli Interni. Matteotti riesce a gettare fuori dal finestrino la tessera da deputato, che verrà ritrovata il giorno dopo. Intanto l’auto oltrepassa Ponte Milvio e scompare verso la campagna romana. Il sequestro si svolge in maniera grossolana e molti sono i testimoni. L’ultima segnalazione certa indica la Lancia imboccare a gran velocità la via Flaminia, mentre l’autista suona insistentemente il clacson, forse per coprire le urla.

L’indomani la Camera è sommersa di interrogazioni parlamentari. Le opposizioni chiedono a Mussolini di render conto della scomparsa di Giacomo Matteotti. Il capo del Governo con un brevissimo intervento risponde che farà di tutto perché il Segretario del Partito Socialista Unitario venga ritrovato, in qualunque modo, in qualunque posto. In realtà Mussolini è già stato informato dell’omicidio e la mattina stessa, o addirittura la sera prima, ha ricevuto il passaporto di Matteotti.
Alle 22.00 di quello stesso 12 giugno viene arrestato Amerigo Dumini. Si trova alla stazione di Roma Termini, pronto a partire per Milano, come hanno fatto alcuni dei suoi complici. Il capo della Polizia, De Bono, dopo l’arresto tiene un lungo colloquio privato con Dumini, in cui lo invita a negare ogni cosa con gli inquirenti. Cosa ancora più grave, si fa mandare nel suo ufficio i bagagli di Dumini che, come scoprirà, contengono l’abbigliamento insanguinato di Matteotti e brandelli di tappezzeria dell’auto. Nella notte, convoca per un incontro altri uomini dell’entourage mussoliniano, fra i quali Cesare Rossi, capo del suo ufficio stampa. Durante l’incontro metteranno a punto la strategia da seguire per difendersi e per non coinvolgere il Capo del Governo.

Il 16 agosto 1924 ai bordi di una carbonaia abbandonata in una boscaglia a 150 metri dalla Flaminia, nudo, raggomitolato in una buca poco profonda e malamente ricoperto di foglie, viene ritrovato il cadavere di Giacomo Matteotti. L’avanzamento della decomposizione è tale da rendere inutile l’autopsia. Le deposizioni rese dopo l’arresto dai sequestratori agli inquirenti sono piene di ritrattazioni ed in continua contraddizione con le perizie mediche. Sembra addirittura che gli assassini abbiano spostato più volte i resti per pilotarne poi il ritrovamento. Resta il mistero su cosa sia accaduto a Matteotti dal momento del suo sequestro alla morte.

Di sicuro non è rimasta traccia della valigetta di documenti che Matteotti portava con sé al momento del sequestro. Dumini sostiene di averla bruciata, Poveromo di averla consegnata a Mussolini. Potrebbe averla trovata De Bono la notte del 12 giugno nel bagaglio del Dumini; si dice che proprio De Bono se ne sarebbe ricordato vent’anni dopo al processo di Verona, quando, imprigionato dai nazifascisti per il voto espresso in Gran Consiglio contro il Duce, abbia tentato di mercanteggiarla per aver salva la vita. Non conosceremo mai il contenuto e che fine abbiano fatto quei documenti, probabilmente una delle chiavi di lettura per comprendere il movente. La spiegazione più plausibile è che Mussolini, insieme al passaporto, abbia ricevuto anche tutte le carte sottratte a Matteotti.

Alla fine non esiste alcuna prova tangibile, alcun ordine scritto che faccia risalire a Mussolini la responsabilità dell’omicidio. Alla luce di una seria ricostruzione dei fatti è però anche arduo sostenere il contrario. Così il delitto Matteotti, se da una parte rischia di mettere in crisi il Governo fascista, dall’altra gli permette di andare avanti e diventa l’emblema di quello che sarà il modus operandi del regime. Mentre i carnefici escono ben presto di galera e vengono sontuosamente indennizzati da quello che diventerà il Duce che, con lo stesso tintinnar di monetine metterà a tacere anche la famiglia Matteotti.
 
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Littorio87
view post Posted on 7/10/2007, 17:31




CITAZIONE
Delitto Matteotti: l’ombra del petrolio sul movente dell’omicidio, la pista affaristica e le responsabilità di Mussolini “Se il fascismo è stato un’associazione a delinquere, io sono il capo di questa associazione a delinquere!”. (Benito Mussolini, 3 gennaio 1925)

sottile retorica, decifrabile solo dai pochi che ancora ragionano!!

la smetti cn la solita trama del complotto!!
se qualcuno ha scheletri nell'armadio è la sinistra!!nn noi

ps:leggilo l'articolo prima di postare!!

da alcuni passaggi si capisce tutto

ps:quel poco che si puo dedurre, e falsato e nn accertato
 
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L'Avvocato del Diavolo
view post Posted on 7/10/2007, 17:39




Quel che è accertato da documenti storici è che il fascismo accettò stranamente condizioni sfavorevoli dagli americani. I motivi che ne seguono possono essere solo due:1) o Mussolini era tonto; 2) o aveva avuto qualche incentivo per accettare l'accordo.
Questa trama si lega poi a un viaggio, sempre accertato da fonti storiche, di Matteotti in Inghilterra, in cui si reca pure dal premier laburista McDonald.
Può essere che i 2 fatti non siano legati necessariamente, ma di sicuro c'è qualcosa di losco nell'azione di governo fascista.

Sulla frase di Mussolini, è ovvio che intendeva il contrario di quello che diceva, mica si poteva tirare la zappa sui piedi.
 
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Littorio87
view post Posted on 7/10/2007, 17:54




io ho parlato di vicende "certe",tu continui a supposizioni
 
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L'Avvocato del Diavolo
view post Posted on 7/10/2007, 19:35




le vicende sono certe. Mussolini ha fatto un cattivo affare per l'Italia. Matteotti è partito per l'Europa e ha parlato di questi fatti a persone importanti.
Matteotti minaccia un discorso che avrebbe fatto tremare il governo, per il giorno 11 giugno 1924.
I nessi che si stabiliscono tra questi eventi non sono certi, come per ogni indagine storica, ma sono quelli più probabili. Resta comunque evidentissimo che Matteotti fosse un personaggio scomodo per il fascismo, da levare di mezzo.
 
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h1de
view post Posted on 7/10/2007, 19:47




CITAZIONE (L'Avvocato del Diavolo @ 7/10/2007, 20:35)
le vicende sono certe.

Che vuoi farci, la storiografia ufficiale per loro è un'invenzione, i loro librucoli scritti da persone di dubbio affidamento (molti dei quali nemmeno storici) sono invece bibbie vere e proprie
 
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Chaos Phoenix
view post Posted on 7/10/2007, 20:31




Non si può fare retorica sulla storia.
Matteotti è stato ucciso DAI FASCISTI.
Barbaramente ucciso.
Punto.
Tutte le dietrologie sono un insulto alla morte di un innocente.
 
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Littorio87
view post Posted on 8/10/2007, 17:35




CITAZIONE
Non si può fare retorica sulla storia.
Matteotti è stato ucciso DAI FASCISTI.
Barbaramente ucciso.
Punto.

quoto,

ma bisogna dire laverità

nn cio che piace ai padroni del sapere

CITAZIONE
Tutte le dietrologie sono un insulto alla morte di un innocente.

ma chi fa dietrologie,forse siete proprio voi

CITAZIONE
Che vuoi farci, la storiografia ufficiale per loro è un'invenzione, i loro librucoli scritti da persone di dubbio affidamento (molti dei quali nemmeno storici) sono invece bibbie vere e proprie

perche cosa pensi sia "la storiografia ufficiale"(se nn fumo per tenerci buoni ed ignoranti)?

ps: volevo fare lo storico, sconsigliatomi da "persone di dubbio affidamento"(la quali fanno della loro vita una battaglia per la verità, nn vanno certo a far retorica in un cso come I GRANDI STORICI CHE TU SAI)
 
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72 replies since 16/6/2007, 12:51   1364 views
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