Sandro Pertini, Il presidente antifascista

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DR_PanG
icon11  view post Posted on 14/6/2007, 18:30




Sandro Pertini

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Sandro Pertini - diminutivo di Alessandro Pertini [?] (Stella San Giovanni, 25 settembre 1896 – Roma, 24 febbraio 1990) è stato un politico, avvocato e giornalista italiano, settimo Presidente della Repubblica Italiana dal 1978 al 1985.

Esponente del Partito Socialista Italiano fu, sin dalla presa del potere del Fascismo, tra i più fervidi oppositori del regime e per questo fu condannato dal Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato, dopo aver trascorso un lungo periodo di esilio in Francia, prima al confino e successivamente al carcere. Alla caduta del regime instaurato da Benito Mussolini divenne uno degli esponenti di primo piano della Resistenza italiana e membro del Comitato di Liberazione Nazionale.

Nell'Italia repubblicana venne eletto deputato all'Assemblea Costituente, ricoprendo per due volte consecutive, dal 5 giugno 1968 al 25 maggio 1976, la carica di Presidente della Camera dei Deputati per poi essere eletto, l'8 luglio 1978, Presidente della Repubblica.


Nacque da una famiglia benestante – il padre Alberto era proprietario terriero – formata da quattro fratelli: il primogenito Luigi, pittore; la sorella Marion, che sposò un diplomatico italiano; Giuseppe, ufficiale di carriera ed Eugenio, deportato e tragicamente scomparso nel campo di concentramento di Flossenbürg il 25 aprile del 1945.

Pertini, molto legato alla madre Maria Muzio, fece i suoi primi studi presso il collegio dei salesiani "Don Bosco" di Varazze, e successivamente al Liceo Ginnasio "Gabriello Chiabrera" di Savona, dove ebbe come professore di filosofia Adelchi Baratono, socialista riformista e collaboratore di Critica Sociale di Filippo Turati, il quale contribuì ad avvicinarlo al socialismo ed agli ambienti del movimento operaio ligure. Iscrittosi all'Università di Genova, si laureò in giurisprudenza.

Nel 1917, il giovane Pertini venne richiamato come sottotenente di complemento e inviato sul fronte dell'Isonzo e si distinse per una serie di atti di eroismo: fu decorato con la medaglia d'argento al valor militare per aver guidato, nell'agosto del 1917 un assalto al monte Jelenik, durante la battaglia della Bainsizza. Tuttavia, dopo la guerra, non gli fu consegnata la decorazione poiché il regime fascista occultò tale merito a causa della sua militanza socialista.

Nel 1918 Sandro Pertini iniziò di fatto la propria militanza nelle file del Partito Socialista Italiano. In quegli anni si trasferì a Firenze, ospite del fratello Luigi, e si iscrisse all'Istituto Universitario "Cesare Alfieri" conseguendo nel 1924 la seconda laurea, in scienze politiche, con una tesi dal titolo La Cooperazione. A Firenze, Pertini entrò in contatto con gli ambienti dell'interventismo democratico e socialista vicini a Gaetano Salvemini, ai fratelli Rosselli e a Ernesto Rossi, e in quel periodo aderì al movimento di opposizione al fascismo "Italia Libera".


Ostile fin dall'inizio al regime fascista, si iscrisse al PSU dopo l'assassinio di Giacomo Matteotti. Per la sua attività politica fu spesso bersaglio di aggressioni squadriste e il 22 maggio 1925 venne arrestato per aver distribuito un opuscolo clandestino, stampato a sue spese, dal titolo Sotto il barbaro dominio fascista, in cui denunciava le responsabilità della monarchia verso l'instaurazione del regime fascista, le sue illegalità e le violenze del fascismo stesso, e la sfiducia nell'operato del Senato del Regno, composto in maggioranza da filofascisti, chiamato a giudicare in Alta Corte di Giustizia le eventuale complicità del generale Emilio De Bono a riguardo del delitto di Giacomo Matteotti.

Venne accusato di «istigazione all'odio tra le classi sociali» secondo l'articolo 120 del Codice Zanardelli, oltre che dei reati di stampa clandestina, oltraggio al Senato e lesa prerogativa della irresponsabilità del re per gli atti di governo.

Pertini, sia nell'interrogatorio dopo l'arresto, sia nell'interrogatorio condotto dal procuratore del re, sia durante l'udienza pubblica davanti al Tribunale di Savona, rivendicò il proprio operato assumendosi ogni responsabilità e dicendosi disposto a proseguire nella lotta antifascista e per il socialismo e la libertà, qualunque fosse la condanna a cui andava incontro.

Fu ovviamente condannato, il 3 giugno 1925, a otto mesi di detenzione e al pagamento di una ammenda per i reati di stampa clandestina, oltraggio al Senato e lesa prerogativa regia e fu assolto per l'accusa di istigazione all'odio di classe. La condanna non attenuò la sua attività, che riprese appena liberato.
Pertini nell'immediato primo dopoguerra
Pertini nell'immediato primo dopoguerra

Nel novembre 1926, dopo il fallito attentato di Anteo Zamboni a Mussolini, come molti altri antifascisti in tutta Italia, fu oggetto di nuove violenze da parte dei fascisti e costretto ad abbandonare Savona per riparare a Milano. Il 4 dicembre 1926, con la proclamazione delle leggi eccezionali antifasciste, Pertini venne assegnato al confino per la durata di cinque anni, il massimo della pena previsto dalla legge, nel carcere della piccola isola di Santo Stefano.

L'esilio ed il periodo clandestino [modifica]

Per sfuggire alla cattura, il 12 dicembre 1926, da Milano espatriò verso la Francia assieme a Filippo Turati con l'aiuto di Carlo Rosselli e Adriano Olivetti. Dopo aver passato alcuni mesi a Parigi, si stabilì definitivamente a Nizza e divenne un esponente di prim'ordine tra gli esiliati, svolgendo un'intensa propaganda contro il regime fascista, con scritti e con conferenze.

Nell'aprile del 1926 impiantò nella sua residenza di Nizza una stazione radio clandestina allo scopo di mantenersi in corrispondenza con i compagni in Italia, per potere comunicare e ricevere notizie. Scoperto dalla polizia francese, subì un procedimento penale e fu condannato a un mese di reclusione, pena poi sospesa con la condizionale, dietro il pagamento di una ammenda.

Il suo esilio francese terminò nel marzo 1929, quando partì da Nizza e, munito di passaporto falso portante la sua fotografia ed intestato al nome di Roncaglia Luigi, varcò la frontiera dalla stazione di Chiasso il 26 marzo 1929 e rientrò in Italia.

La cattura ed il carcere [modifica]

Il 14 aprile 1929 a Pisa, in corso Vittorio Emanuele, l'attuale corso Italia, venne riconosciuto e tratto in arresto. Il 30 novembre 1929 fu condannato dal Tribunale Speciale per la sicurezza dello Stato a 10 anni e 9 mesi di reclusione e a 3 anni di vigilanza speciale. Durante il processo Pertini rifiutò di difendersi, conscio del fatto che si trovava di fronte a un tribunale non normale ma di partito, e perciò esortò la corte a passare direttamente alla condanna già stabilita. Durante la pronuncia della sentenza si alzò gridando: «Abbasso il fascismo! Viva il Socialismo!».

In esilio a Nizza, con i compagni di lavoro

Fu internato nell'ergastolo dell'isola di Santo Stefano, ma dopo quasi due anni di detenzione, il 10 dicembre 1930, venne trasferito, a causa delle precarie condizioni di salute, alla casa penale di Turi dove condivise la cella con Athos Lisa e Giovanni Lai. A Turi, unico socialista recluso, conobbe Antonio Gramsci, al quale fu stretto da grande amicizia e ammirazione intellettuale e dalla condivisione delle sofferenze della reclusione: ne divenne confidente, amico e sostenitore.

Nel 1932 fu trasferito presso il sanatorio giudiziario di Pianosa ma, nonostante il trasferimento, le sue condizioni di salute non migliorarono, al punto che la madre presentò domanda di grazia alle autorità. Pertini, non riconoscendo l'autorità fascista e quindi il tribunale che lo condannò, respinse la domanda di grazia con parole durissime, sia per la madre che per il presidente del Tribunale Speciale.
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«[...] Perché mamma, perché? Qui nella mia cella di nascosto, ho pianto lacrime di amarezza e di vergogna - quale smarrimento ti ha sorpresa, perché tu abbia potuto compiere un simile atto di debolezza? E mi sento umiliato al pensiero che tu, sia pure per un solo istante, abbia potuto supporre che io potessi abiurare la mia fede politica pur di riacquistare la libertà. Tu che mi hai sempre compreso che tanto andavi orgogliosa di me, hai potuto pensare questo? Ma, dunque, ti sei improvvisamente così allontanata da me, da non intendere più l'amore, che io sento per la mia idea? [...]»

(Lettera alla madre 1933[2])

Il 10 settembre 1935 venne trasferito a Ponza come confinato politico ed il 20 settembre 1940 venne assegnato al confino per altri cinque anni da trascorrere tra Ponza e Ventotene dove incontrò, tra gli altri, Altiero Spinelli ed Ernesto Rossi.

La Resistenza partigiana

Il ritorno alla libertà e alla lotta


Riacquistò la libertà solo il 7 agosto 1943 per riprendere subito la lotta antifascista, partecipando a Roma, quel tragico 8 settembre dello stesso anno, ai combattimenti contro i tedeschi a Porta San Paolo, insieme a Luigi Longo, Emilio Lussu e Giuliano Vassalli.

Assieme a Ugo La Malfa fu strenue oppositore della svolta di Salerno rispetto alla pregiudiziale repubblicana.[3]

Venne catturato dalle SS, assieme a Giuseppe Saragat, e fu condannato a morte per la sua attività partigiana, ma la sentenza non venne eseguita grazie all'azione di un gruppo partigiano dei GAP che, il 24 gennaio 1944, permise la loro fuga durante la loro detenzione nel carcere di Regina Coeli. Da Roma si diresse a Milano per partecipare attivamente alla Resistenza come membro del CLNAI e con l'intento politico di riorganizzare il partito socialista.

Nel luglio 1944, dopo la liberazione di Roma, venne richiamato da Nenni al rientro nella capitale. Gli ordini furono di mettersi in contatto, a Genova, con il monarchico Edgardo Sogno che lo avrebbe messo in contatto con gli alleati per farlo rientrare a Roma con un volo dalla Corsica. La situazione si complicò: arrivato a Genova non trovò il mezzo natante per raggiungere la Corsica, quindi convenne con Sogno sull'opportunità di attivarsi in tal senso.

Pertini, il quale aveva contatti con i partigiani della Spezia, partì con l'intento di trovare nella città ligure il mezzo adatto per il loro viaggio. E così fu, ma occorreva aspettare qualche giorno. Tornò a Genova ma venne a sapere che Sogno aveva già trovato un motoscafo ed era partito con altre persone per la Corsica lasciandolo al suo destino. Pertini si trovo quindi abbandonato, in territorio occupato, con una condanna a morte pendente e, nella sua Liguria, facilmente riconoscibile, con l'ordine di rientrare a Roma. Decise di riparare nuovamente alla Spezia per cercare comunque di raggiungere la capitale e, ottenuto un lasciapassare per raggiungere Prato, raggiunse Firenze a piedi, in solitaria.

A Firenze si mise in contatto con il professore Gaetano Pieraccini, nel suo studio di via Cavour, grazie al quale riuscì a trovare rifugio in via Ghibellina. L'11 agosto prese parte agli scontri per la liberazione della città, organizzando l'azione del partito socialista e la stampa delle prime copie dell'Avanti!.

Il rientro al nord e la liberazione di Milano


Arrivato a Roma capì presto che la sua presenza era inutile e quindi manifestò l'intenzione di tornare al nord, dove era il segretario del partito socialista per tutta l'Italia occupata e faceva parte del Comitato di Liberazione Alta Italia in rappresentanza del partito.

Gli furono forniti dei documenti falsi, una patente di guida a nome di Nicola Durano, e con un volo aereo venne trasferito da Napoli a Lione, poi da Lione a Digione e, una volta arrivato a Chamonix, entrò in contatto con la Resistenza francese. Il percorso di rientro fu previsto attraverso il Monte Bianco e fu condotto sul Corn du Midi assieme a Cerilo Spinelli, il fratello di Altiero, con una teleferica portamerci, per poi intraprendere l'attraversata del Mer de Glace e prende contatto con i partigiani valdostani, grazie all'aiuto del campione di sci Émile Allais. Arrivò ad Aosta e poi ad Ivrea, evitando pattuglie e posti di blocco dei tedeschi, fino a Torino.

Nell'aprile 1945 fu con Leo Valiani e Luigi Longo tra gli organizzatori dell'insurrezione di Milano e il mercoledì 25 aprile 1945 fu lo stesso Pertini a proclamare alla radio[4] lo sciopero generale insurrezionale della città milanese:
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«Lavoratori! Sciopero generale contro l'occupazione tedesca, contro la guerra fascista, per la salvezza delle nostre terre, delle nostre case, delle nostre officine. Come a Genova e Torino, ponete i tedeschi di fronte al dilemma: arrendersi o perire.»


Pochi giorni prima, presso l'arcivescovado di Milano, incontrò, per la prima ed unica volta, Benito Mussolini:
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«[...] lui scendeva le scale, io le salivo. Era emaciato, la faccia livida, distrutto.»

(A Milano e a Torino nella fiammata insurrezionale, in Avanti!, 6 maggio 1945)
25 aprile 1945. Pertini parla a Milano appena liberata


Lo stesso 25 aprile, il Comitato di Liberazione Nazionale dell'Alta Italia si riunì presso il collegio dei Salesiani in via Copernico a Milano. L'esecutivo, presieduto da Luigi Longo, Emilio Sereni, Sandro Pertini e Leo Valiani, decretò, a seguito di un fallito tentativo di mediazione da parte del cardinale Alfredo Ildefonso Schuster, la condanna a morte nei confronti di Mussolini.

In seguito alle vicende finali della vita del dittatore, Pertini scrisse sulle colonne dell'Avanti!:
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«[...]Mussolini si comportò come un vigliacco, senza un gesto, senza una parola di fierezza. Presentendo l'insurrezione si era rivolto al cardinale arcivescovo di Milano chiedendo di potersi ritirare in Valtellina con tremila dei suoi. Ai partigiani che lo arrestarono offrì un impero, che non aveva. Ancora all'ultimo momento piativa di aver salva la vita per parlare alla radio e denunciare Hitler che, a suo parere, lo aveva tradito nove volte[...][5]»



Secondo Pertini, le emozioni provate durante la Liberazione di Milano furono un'esperienza che confermarono la sua idea nella «capacità del popolo italiano di compiere le più grandi cose qualora fosse animato dal soffio della libertà e del socialismo». Come spesso egli ricordava malinconicamente, mentre il 25 aprile partecipava alla festa per l'avvenuta liberazione, suo fratello minore Eugenio, veniva assassinato nel campo di concentramento nazista di Flossenbürg.

L'8 giugno 1946 sposò la giornalista e staffetta partigiana Carla Voltolina, conosciuta proprio durante la Liberazione di Milano.

La carriera politica repubblicana

Il dopoguerra

Nell'aprile del 1945 Pertini divenne segretario del PSIUP, carica che ricoprì fino all'agosto dell'anno successivo.

Durante il XXV Congresso del Partito Socialista di Unità Proletaria, svoltosi a Roma tra il 9 ed il 13 gennaio 1947, Pertini si prodigò per evitare la scissione con l'ala democratico-riformista di Giuseppe Saragat. Per giorni si pose al centro delle dispute nel tentativo di mediare tra le due correnti ma nonostante i suoi sforzi «la forza delle cose», come la definì Pietro Nenni, portò alla scissione socialista, meglio nota come Scissione di palazzo Barberini, da cui nacque il Partito Socialista dei Lavoratori Italiani.

Nonostante fosse fautore dell’unità del movimento dei lavoratori, da sempre fu fervido sostenitore dell'autonomia socialista nei confronti del Partito Comunista Italiano. In tal senso si oppose, in seno al Partito Socialista Italiano, alla costituzione del Fronte Democratico Popolare per le elezioni del 1948. La sua mozione fu minoritaria: al prevalere della linea di Nenni, disciplinatamente si adeguò alla maggioranza come nel suo consueto stile democratico.

Nelle file socialiste fu eletto all'Assemblea Costituente[6] in cui intervenne nella stesura degli articoli del Titolo I, sui rapporti civili. Fin dall'inizio della storia repubblicana fu avverso all'attuazione dell'amnistia nei confronti dei reati politici commessi dai responsabili dei crimini fascisti e in tal senso, durante i lavori dell'assemblea, intervenne il 22 luglio 1946 con un'interrogazione parlamentare nei confronti del ministro di Grazia e Giustizia Fausto Gullo.

L'interrogazione verteva sulle motivazioni dell'interpretazione largheggiante del provvedimento di amnistia, sull'inadempimento del governo De Gasperi nell'applicare il decreto di reintegro dei lavoratori antifascisti allontanati dal lavoro per motivi politici durante il regime, sull'emanazione di provvedimenti atti a difendere la Repubblica contro i suoi nemici.[7]
Pertini rende omaggio al milite ignoto
Pertini rende omaggio al milite ignoto

La sua azione politica in quel periodo mirava anche al raggiungimento delle riforme sociali necessarie al recupero del paese, devastato sia dall'esperienza fascista, sia dalle tragedie della guerra, ma soprattutto al tentativo di eliminare radicalmente i rigurgiti di soprusi del regime mussoliniano.[8]

Nella I legislatura, fu nominato senatore della Repubblica, in base alla 3a disposizione transitoria della Costituzione della Repubblica italiana,[9] e divenne presidente del gruppo parlamentare socialista al Senato. Il 27 marzo 1949, durante la 583ª seduta del Senato, Pertini dichiarò il voto contrario del suo partito all'adesione al Patto Atlantico, perché inteso come uno strumento di guerra e in funzione antisovietica nell'intento di dividere maggiormente l'Europa e di scavare un solco sempre più profondo per separare il continente europeo, e sottolineò come il Patto Atlantico avrebbe influenzato la politica interna italiana, con conseguenze negative per la classe operaia. In quella seduta difese la pregiudiziale pacifista del gruppo socialista, esprimendo la solidarietà nei confronti dei compagni comunisti – veri obbiettivi, a suo dire, del Patto Atlantico –, concludendo con le seguenti parole:
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«Oggi noi abbiamo sentito gridare "Viva l'Italia" quando voi avete posto il problema dell'indipendenza della Patria. Ma non so quanti di coloro che oggi hanno alzato questo grido, sarebbero pronti domani veramente ad impugnare le armi per difendere la Patria. Molti di costoro non le hanno sapute impugnare contro i nazisti. Le hanno impugnate invece contadini e operai, i quali si sono fatti ammazzare per la indipendenza della Patria![10]»


Fu successivamente rieletto alla Camera dei Deputati nel 1953, 1958, 1963, 1968, 1972 e nel 1976, nel collegio Genova-Imperia-La Spezia-Savona, per divenire presidente prima della Commissione Parlamentare per gli Affari Interni e poi di quella degli Affari Costituzionali, e nel 1963 vicepresidente della Camera dei Deputati.

Fu tra i politici che dimostrarono pubblicamente con sdegno la possibilità che si tenesse il congresso del Movimento Sociale Italiano nella città di Genova ed il 1° luglio 1960, denunciò alla Camera i soprusi delle forze dell'ordine nei confronti dei manifestanti, sia nel capoluogo ligure, sia in altre città d'Italia. I disordini portano pochi giorni dopo ai tragici fatti della Strage di Reggio Emilia.

Politicamente fu tra coloro i quali non sostennero il centro-sinistra perché attraverso quell'accordo si sarebbero discriminati i comunisti, mettendo fine alla collaborazione tra i due principali partiti della sinistra.

Nella primavera del 1978, durante il sequestro Moro, Pertini, a differenza della maggioranza del partito socialista, fu un sostenitore della cosiddetta «linea della fermezza» nei confronti dei sequestratori, ovvero il rifiuto totale della trattativa con le Brigate Rosse.

Nella V e VI Legislatura, ricoprì l'incarico di Presidente della Camera dei Deputati.
Per approfondire, vedi le voci Elezione Presidente della Camera 1968 e Elezione Presidente della Camera 1972.

La presidenza della Repubblica


L'elezione del settimo presidente della Repubblica iniziò il 29 giugno 1978 a seguito delle dimissioni di Giovanni Leone. Nei primi tre scrutini la DC optò per Guido Gonella e il PCI votò in modo pressoché unanime il proprio candidato, Giorgio Amendola, mentre l'ala parlamentare socialista concentrò i propri voti su Pietro Nenni. Fino al 13° scrutinio il PCI mantenne la candidatura di Amendola e il PSI propose Francesco De Martino, senza trovare consensi, ma al 16° scrutinio, l'8 luglio 1978, la convergenza dei tre maggiori partiti politici si trovò sul nome di Pertini, che fu eletto presidente della Repubblica italiana con 832 voti su 995, a tutt'oggi la più ampia maggioranza nella votazione presidenziale nella storia italiana.

La sua elezione fu da subito un importante segno di cambiamento per il Paese, grazie al suo carisma e alla fiducia che esprimeva la sua figura di eroico combattente antifascista e padre fondatore della repubblica. In tal senso è emblematica una delle dichiarazioni di Indro Montanelli:
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«Non è necessario essere socialisti per amare Pertini. Qualunque cosa egli dica o faccia, odora di pulizia, di lealtà e di sincerità»


Dopo aver giurato, nel suo discorso d'insediamento[11] Pertini ricordò il compagno di carcere ed amico Antonio Gramsci, e sottolineò la necessità di porre fine alle violenze del terrorismo ricordando, con la grande umiltà che lo contraddistinse sempre, la tragica scomparsa di Aldo Moro.

Nel periodo della sua permanenza al Colle contribuì a fare della figura del Presidente della Repubblica l'emblema dell'unità del popolo italiano. Grazie alla sua statura morale contribuì al riavvicinamento dei cittadini alle istituzioni, in un momento difficile e costellato di avvenimenti delittuosi come quello degli anni di piombo.

A seguito del terremoto del 23 novembre 1980 in Irpinia rimase memorabile la sua espressione «Fate presto» nell'invocare la repentina risposta dei soccorsi all'immane tragedia dei terremotati; frase apparsa il giorno seguente a 9 colonne sul quotidiano Il Mattino.
Pertini nel suo ufficio al Quirinale
Pertini nel suo ufficio al Quirinale

Dopo la sua visita in Irpinia, il 26 novembre, pochi giorni dopo la tragedia denunciò pubblicamente l'impotenza e l'inefficienza dello Stato nei soccorsi in un famoso televisivo discorso a reti unificate, in cui sottolineò la scarsità di provvedimenti legislativi in materia di protezione del territorio e di intervento in caso di calamità e denunciò quel settore statale che avrebbe speculato sulle disgrazie come nel caso del terremoto del Belice.[12]

Da Presidente della Repubblica nominò 5 senatori a vita: il politico e storico Leo Valiani, l'attore e commediografo Eduardo De Filippo, la politica e partigiana Camilla Ravera (prima donna a ricevere questa nomina), il critico letterario e rettore Carlo Bo ed il filosofo Norberto Bobbio. Con queste nomine i senatori a vita diventarono complessivamente 7. Secondo l'interpretazione di Pertini, infatti, l'art. 59 della Costituzione non intenderebbe limitare a 5 il numero di senatori a vita che possono sedere in Parlamento ma permettere a ogni Presidente della Repubblica di nominarne fino a 5. Tale scelta non fu contestata (forse per la qualità dei senatori a vita nominati e ancor più forse per la grande popolarità di cui Pertini godeva) e il suo successore Cossiga seguì la stessa interpretazione.

La sua figura è legata ad avvenimenti molto piacevoli della storia d'Italia, ma anche sempre vicina nei momenti di sofferenza. Spesso si ricorda la sua esultanza allo stadio di Madrid per la vittoria ai Campionati del mondo di Calcio del 1982 e come volle essere presente ai tentativi di salvataggio di Alfredino Rampi, un bambino di sei anni di Vermicino caduto in un pozzo nel 1981. Introdusse il rito del "bacio alla bandiera" tricolore, che sarebbe divenuto usuale anche per i suoi successori.
Pertini bacia il feretro di Enrico Berlinguer
Pertini bacia il feretro di Enrico Berlinguer

Pertini fu particolarmente partecipe durante la scomparsa di Enrico Berlinguer, tanto da partire personalmente da Roma con un volo presidenziale per poter scortare la salma nella capitale. Durante le esequie in piazza S. Giovanni, Nilde Iotti, dal palco delle autorità, ringraziò pubblicamente Pertini, scatenando un commovente applauso della folla partecipante.

Partecipò commosso ai funerali del presidente egiziano Anwar al-Sadat, camminando in mezzo alla folla al seguito del feretro lungo tutto il percorso del corteo funebre e ricordandolo durante il discorso di fine anno nel 1981:
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«[...]Siamo preoccupati, noi abbiamo assistito ai funerali del Presidente Sadat assassinato dai fanatici. Stava operando per la pace nel suo Paese e fra Israele e il Mondo Arabo. Ebbene noi abbiamo assistito a quei funerali; vi abbiamo assistito con un animo colmo di angoscia. Sono situazioni che riguardano tutti noi, non possono essere circoscritte al popolo e alle Nazioni in cui si svolgono, riguardano ognuno di noi, ogni uomo che ama la libertà e ogni uomo che ha a cuore la pace.[...][13]»


Assunse, con la sua autorevolezza, un atteggiamento di intransigente denuncia nei confronti della criminalità organizzata denunciando «la nefasta attività contro l'umanità» della mafia e ammonendo sempre a non confondere i fenomeni criminosi della mafia, della camorra e della 'ndrangheta con i luoghi e le popolazioni in cui sono presenti.

Nel discorso di fine anno del 1982 parlò espressamente del problema mafioso, ricordando la figura dell'on. Pio La Torre e del gen. Carlo Alberto Dalla Chiesa:
Pertini ai funerali del generale Dalla Chiesa
Pertini ai funerali del generale Dalla Chiesa
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«[...]Vi sono altri mali che tormentano il popolo italiano: la camorra e la mafia. Quello che sta succedendo in Sicilia veramente ci fa inorridire. Vi sono morti quasi ogni giorno. Bisogna stare attenti a quello che avviene in Sicilia e in Calabria e che avviene anche con la camorra a Napoli. Bisogna fare attenzione a non confondere il popolo siciliano, il popolo calabrese ed il popolo napoletano con la camorra o con la mafia. Sono una minoranza i mafiosi. E sono una minoranza anche i camorristi a Napoli.
Prova ne sia questo: quando è stato assassinato Pio La Torre, vi era tutta Palermo intorno al suo feretro. Quando è stato assassinato il gen. Dalla chiesa, con la sua dolce, soave compagna, che è stata più volte qui a trovarmi, proprio in questo studio, tutta Palermo si è stretta intorno ai due feretri per protestare.
Quindi il popolo siciliano, il popolo calabrese ed il popolo napoletano sono contro la camorra e contro la mafia.[...][14]»


Nel 1983, Sandro Pertini sciolse il consiglio comunale di Limbadi in provincia di Vibo Valentia perché era risultato primo degli eletti il latitante Francesco Mancuso, capo dell'omonima famiglia mafiosa, e tornò sulle tematiche legate alla criminalità organizzata nel suo discorso di fine anno nel 1983:
Sandro Pertini nei giardini del Quirinale
Sandro Pertini nei giardini del Quirinale
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«[...]Ci preoccupa quello che si verifica con la mafia in Sicilia, la camorra nel napoletano e la 'ndrangheta – non so mai pronunciare bene questa parola – in Calabria. Però io qui mi permetto di fare questa osservazione.

Il popolo siciliano non deve essere confuso con la mafia. Il popolo siciliano è un popolo forte, popolo che ben conosco, perché negli anni passati, quando ero propagandista del mio partito, ho girato in lungo e in largo la Sicilia. Li ho conosciuti nella prima guerra mondiale i giovani siciliani, con il loro coraggio e la loro fierezza. Il popolo siciliano è un popolo forte, generoso, intelligente. Il popolo siciliano è il figlio di almeno tre civiltà: la civiltà greca, la civiltà araba e la civiltà spagnola. È ricco di intelligenza questo popolo. Quindi non deve essere confuso con questa minoranza che è la mafia. È un bubbone che si è creato su un corpo sano.
Ebbene, con il bisturi, polizia, forze dell'ordine, governo debbono sradicare questo bubbone e gettarlo via, perché il popolo siciliano possa vivere in pace. Così si dica della 'ndrangheta in Calabria. Io ho girato in lungo e largo la Calabria. Se vi è un popolo generoso, buono, pronto, desideroso di lavorare e di trarre dal suo lavoro il necessario per poter vivere dignitosamente, è il popolo calabrese.
Così il popolo napoletano con la camorra. Anche qui sono una minoranza i camorristi. Parlano troppo di quello che è in carcere, capo-mafia. Quello si sente un eroe. I giornali ne parlano tutti i giorni ed è chiaro che entra il giornale in carcere e lui si sente un eroe, questo sciagurato. Ma il popolo napoletano non può essere confuso con la camorra.[...][15]»


La presidenza di Pertini favorì l'ascesa del primo socialista italiano alla guida del governo, infatti, nel 1983, diede incarico di formare il governo a Bettino Craxi. Per due anni e per la prima volta nella storia d'Italia, furono socialisti sia il presidente della Repubblica, sia il presidente del Consiglio dei Ministri. Ciò nonostante, Pertini ebbe con Craxi rapporti altalenanti, dovuti essenzialmente alla diversa formazione e temperamento. Pertini spesso non condivise nel merito e nella forma le mosse politiche craxiane, come nel caso del XLIII Congresso a Verona, il 15 maggio 1984, in cui Bettino Craxi venne eletto segretario per acclamazione anziché con la consueta votazione. I rapporti tra i due politici comunque si mantennero su un piano di cordialità e rispetto, nonostante non si amassero; secondo Antonio Ghirelli, allora portavoce del Quirinale, il giorno dell'incarico per la Presidenza del Consiglio, Pertini notò che Craxi si era presentato al Colle indossando dei jeans, intimandogli di ritornare con un abbigliamento adeguato[16].

Pertini, peraltro, non costituì mai nel PSI una propria corrente e vantava rapporto travagliati quando non pessimi con quasi tutti gli esponenti socialisti (disse di lui il compagno di partito Riccardo Lombardi: «cuore di leone, cervello di gallina» [17]).

Durante il suo mandato sciolse due volte il Parlamento, convocando le elezioni politiche italiane del 1979 che diedero vita alla VIII Legislatura e le elezioni politiche del 1983 che diedero vita alla IX Legislatura, diede l'incarico (in ordine cronologico) di formare i governi Andreotti V, Cossiga I, Cossiga II, Forlani, Spadolini I, Spadolini II, Fanfani V e Craxi I e nominò giudici costituzionali Virgilio Andrioli, Giuseppe Ferrari e Giovanni Conso.

La sua costante presenza nella vita pubblica italiana è stata probabilmente il motivo della sua grande popolarità, nei momenti cruciali della storia italiana di quei sette anni, nelle situazioni piacevoli come nei momenti difficili. Da molti è considerato il Presidente piu amato dagli italiani, per l'amore verso la Patria, per il suo grande carisma, per la sua vena ironica, per il suo modo di fare sempre schietto e incurante dell'etichetta, per l'amore verso i bambini a cui prestava molta attenzione durante le famose le visite giornaliere delle scolaresche al Quirinale e per aver inaugurato un nuovo modo di rapportarsi con i cittadini, con uno stile franco, diretto e amichevole («amici carissimi» o «non fate solo domande pertinenti, ma anche impertinenti: io mi chiamo Pertini... »). Non solo: la schiettezza e la pragmaticità di Pertini si riflesse costantemente nella sua azione politica ed istituzionale, facendolo apparire come un presidente che puntava alla concretezza, rifiutando compromessi e imponendosi con il suo alto rigore morale.

La sua personalità era intrisa dei princìpi che hanno ispirato la democrazia parlamentare e repubblicana, nata dall'esperienza della Resistenza partigiana; era solito sostenere il suo rispetto della fede politica altrui tanto quanto il suo fermo rifiuto del pensiero fascista e di tutte le ideologie che rinneghino la libertà dell'uomo:
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«Il fascismo è l'antitesi della fede politica, perché opprime tutti coloro la pensano diversamente.[18]»



 
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Balilla
view post Posted on 11/8/2007, 08:06




[QUOTE=DR_PanG,14/6/2007, 19:30]
Sandro Pertini





Pertini bacia il feretro di Enrico Berlinguer
Pertini bacia il feretro del maresciallo tito, l'infoibatore di italiani, e si rifiuta di recarsi a rendere omaggio alla foiba di Basovizza
:italia:

Chiedo scusa per l'intrusione, ma non ho resistito :scusa:
 
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h1de
view post Posted on 11/8/2007, 10:32




Pertini bacia il feretro di berlinguer, ed a ragione, in quanto leader di indiscusso valore di una forza poltiica che gravitava al 35% in quei tempi.
Leader che per la sua capacità e la sua onestà intellettuale è stato un maestro dell'italia degli anni che furono.

Anche per i funerali di almirante erano presenti leader comunsiti e socialisti, se proprio dobbiamo dirla tutta....

Pertini bacia il feretro di Tito, laddove le foibe hanno visto, violenze plurime commesse a danno di italiana ma anche perpetrate da italiani.
Commuove il fatto che si addica chissà che valore stratosferico alle foibe, per carità le vittime non vanno assolutamente dimenticate e pesano a prescindere dal numero, ma si parla sempre di qualche migliaia di persone uccisse in un clima di guerriglia, mentre si dimentica che il tuo ex leader (marcisse all'inferno) ha difeso, sostenuto ed è entrato in combutta, con un certo tizio responsabile dell'uccisione sistematica di milioni di ebrei, e tramite l'operazione eugenetica di centinaia di migliaia di altre vite umane giudicate biologicamente inferiori

Il tuo ex leader è stato amico del tizio che ha trascinato l'europa nelal guerra più devastante della storia umana, che ha portato alla morte una cifra variabile tra i 50 e i 60 milioni di uomini (l'intera popolazione italiana), nonchè ha invaso di sua spontanea iniziativa Grecia, Albania, Libia, Etiopia... Gettando armi chimiche su addis adeba e finanziando con denaro e mezzi militari, l'eccidio di repubblicani da parte dell'ex comandante delle milizie stanziate in Marocco, Francisco Franco

Il tuo ex amico ha trucidato gli ex membri del suo stesso gran consiglio superiore del fascismo, ha mandato a morire politici italiani liberamente eletti dal popolo (matteotti e amendola su tutti) ed ha chiuso la sua mirabolante carriera con una entità statuale filo collaborazionista con i nazisti

Un bel curriculum non c'è che dire, e poi del secolo scorso l'unica cosa che si ripete a pappagallo sono le foibe.... Mah
 
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Balilla
view post Posted on 11/8/2007, 12:42




CITAZIONE (h1de @ 11/8/2007, 11:32)
Pertini bacia il feretro di berlinguer, ed a ragione, in quanto leader di indiscusso valore di una forza poltiica che gravitava al 35% in quei tempi.
Leader che per la sua capacità e la sua onestà intellettuale è stato un maestro dell'italia degli anni che furono.

Anche per i funerali di almirante erano presenti leader comunsiti e socialisti, se proprio dobbiamo dirla tutta....

Pertini bacia il feretro di Tito, laddove le foibe hanno visto, violenze plurime commesse a danno di italiana ma anche perpetrate da italiani.
Commuove il fatto che si addica chissà che valore stratosferico alle foibe, per carità le vittime non vanno assolutamente dimenticate e pesano a prescindere dal numero, ma si parla sempre di qualche migliaia di persone uccisse in un clima di guerriglia, mentre si dimentica che il tuo ex leader (marcisse all'inferno) ha difeso, sostenuto ed è entrato in combutta, con un certo tizio responsabile dell'uccisione sistematica di milioni di ebrei, e tramite l'operazione eugenetica di centinaia di migliaia di altre vite umane giudicate biologicamente inferiori

Il tuo ex leader è stato amico del tizio che ha trascinato l'europa nelal guerra più devastante della storia umana, che ha portato alla morte una cifra variabile tra i 50 e i 60 milioni di uomini (l'intera popolazione italiana), nonchè ha invaso di sua spontanea iniziativa Grecia, Albania, Libia, Etiopia... Gettando armi chimiche su addis adeba e finanziando con denaro e mezzi militari, l'eccidio di repubblicani da parte dell'ex comandante delle milizie stanziate in Marocco, Francisco Franco

Il tuo ex amico ha trucidato gli ex membri del suo stesso gran consiglio superiore del fascismo, ha mandato a morire politici italiani liberamente eletti dal popolo (matteotti e amendola su tutti) ed ha chiuso la sua mirabolante carriera con una entità statuale filo collaborazionista con i nazisti

Un bel curriculum non c'è che dire, e poi del secolo scorso l'unica cosa che si ripete a pappagallo sono le foibe.... Mah

Tipico esempio di imbecillità "sinistra", infarcita di odio e becera propaganda antifascista.
E nonostante io non faccia parte di questo forum, nel quale sono capitato per sbaglio,non posso esimermi dall'esprimere tutto il mio schifo per chi, di fronte alla tragedia delle foibe, le sottovaluta a "poche migliaia", e tenta, con motivazioni degne della più incivile plebaglia slava, di tentare di relegarla ancora nell'oblio, come è stato in 60 anni di "democrazia"
ADDIO :yo:
 
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h1de
view post Posted on 11/8/2007, 13:02




CITAZIONE (Balilla @ 11/8/2007, 13:42)
CITAZIONE (h1de @ 11/8/2007, 11:32)
Pertini bacia il feretro di berlinguer, ed a ragione, in quanto leader di indiscusso valore di una forza poltiica che gravitava al 35% in quei tempi.
Leader che per la sua capacità e la sua onestà intellettuale è stato un maestro dell'italia degli anni che furono.

Anche per i funerali di almirante erano presenti leader comunsiti e socialisti, se proprio dobbiamo dirla tutta....

Pertini bacia il feretro di Tito, laddove le foibe hanno visto, violenze plurime commesse a danno di italiana ma anche perpetrate da italiani.
Commuove il fatto che si addica chissà che valore stratosferico alle foibe, per carità le vittime non vanno assolutamente dimenticate e pesano a prescindere dal numero, ma si parla sempre di qualche migliaia di persone uccisse in un clima di guerriglia, mentre si dimentica che il tuo ex leader (marcisse all'inferno) ha difeso, sostenuto ed è entrato in combutta, con un certo tizio responsabile dell'uccisione sistematica di milioni di ebrei, e tramite l'operazione eugenetica di centinaia di migliaia di altre vite umane giudicate biologicamente inferiori

Il tuo ex leader è stato amico del tizio che ha trascinato l'europa nelal guerra più devastante della storia umana, che ha portato alla morte una cifra variabile tra i 50 e i 60 milioni di uomini (l'intera popolazione italiana), nonchè ha invaso di sua spontanea iniziativa Grecia, Albania, Libia, Etiopia... Gettando armi chimiche su addis adeba e finanziando con denaro e mezzi militari, l'eccidio di repubblicani da parte dell'ex comandante delle milizie stanziate in Marocco, Francisco Franco

Il tuo ex amico ha trucidato gli ex membri del suo stesso gran consiglio superiore del fascismo, ha mandato a morire politici italiani liberamente eletti dal popolo (matteotti e amendola su tutti) ed ha chiuso la sua mirabolante carriera con una entità statuale filo collaborazionista con i nazisti

Un bel curriculum non c'è che dire, e poi del secolo scorso l'unica cosa che si ripete a pappagallo sono le foibe.... Mah

Tipico esempio di imbecillità "sinistra", infarcita di odio e becera propaganda antifascista.
E nonostante io non faccia parte di questo forum, nel quale sono capitato per sbaglio,non posso esimermi dall'esprimere tutto il mio schifo per chi, di fronte alla tragedia delle foibe, le sottovaluta a "poche migliaia", e tenta, con motivazioni degne della più incivile plebaglia slava, di tentare di relegarla ancora nell'oblio, come è stato in 60 anni di "democrazia"
ADDIO :yo:

Certo come no, propaganda antifascista, populista, becera, imperialista e comunista, e io sono il clarinetto di orwell che ripete a memoria la pravda.

Lo schiavo sono io, non chi si rifiuta di riconoscere la verità storica accertata e ritiene improbo soppesare gli eventi storici in base alla loro entità, bypassando la possibilità di confronto con l'idea altrui e relegandola nello scatolone delle opinioni dei "sinistronzi" o delle "zecche"

Io ti ho risposto (certo da "schiavo colmo d'odio" si intende) e non ti ho impedito di esprimere la tua opinione, se tu ritieni di non avere niente da aggiungere, la tua è una libera scelta. Ciao uomo libero.
 
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DR_PanG
view post Posted on 11/8/2007, 13:12




Balilla è inevitabile che i punti di vista su questo forum siano discordi al tuo modo di intendere quegli avvenimenti...
 
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h1de
view post Posted on 11/8/2007, 14:07




CITAZIONE (DR_PanG @ 11/8/2007, 14:12)
Balilla è inevitabile che i punti di vista su questo forum siano discordi al tuo modo di intendere quegli avvenimenti...

Ma guarda, non è un problema di dare una diversa valutazione o di esprimere concetti diversi, è proprio un problema che va a monte (e difatti io sono in cuor mio perplesso e non disgustato)...

Se io dico che mussolini ha invaso 4 paesi, ha collaborato ai disegni imperiali di hitler (autore di barbarie inenarrabili) appoggiandoli a livello prima ideologico e poi pratico, ha legittimatato le pretese della razza inferiore di hitler tramite le leggi razziali del 38' e il manifesto della razza, ha permesso l'uccisione di leader parlamentari, ha creato un entità statale collaborazionista con i tedeschi (Rsi), ha cercato e ucciso 8 membri del consiglio superiore del fascismo

Io non sto parlando di idee o opinioni, io sto parlando di fatti accertati dalla storiografia ufficiale, non può rispondermi "ah ecco la propaganda anti-fascista", è un offesa alla sua stessa intelligenza, non so se mi sono spiegato.... Qua si stanno dando per opinabili dei fatti storici, spero che si tratti di un ragazzino che ancora vede la politica come una sorta di gioco, perchè sarebbe veramente (ma veramente) grave che possa vedere gli avvenimenti storici come un bluff

------------------
Altra cosa che io non capisco, è il dibattito sulle foibe. Ora io non capisco proprio quando si dice
CITAZIONE
e tenta, con motivazioni degne della più incivile plebaglia slava, di tentare di relegarla ancora nell'oblio, come è stato in 60 anni di "democrazia"

Ma dove sta l'oblio? Una persona di cultura media conosce le foibe, cioè le conosco io che sono ignorante, non capisco dove stia l'oblio...
In qualsiasi testo scolastico di scuola superiore è presente l'avvenimento, certo, è dedicata magari una sola pagina, ma è normale visto che si parla del 900' dove gli avvenimenti non sono mancati, e le foibe sono un evento di poca portata (Col massimo rispetto per le vittime) di fronte al marasma degli eventi del "secolo lungo"

Chi non conosce le foibe è: o un ignorante o il classico menefreghista, e come non conosce le foibe ignora pure la figura di ghandi o la spartizione della striscia palestinese

Ma per il resto chi vuole informarsi e vuole sapere, ha a disposizione tutto l'occorrente, cazzo ci sono un sacco di libri in libreria sulle foibe, un sacco di informazioni in rete, ci sono anche opere d'arte (c'è un film che mi ricordo io che si chiama "il cuore nel pozzo"), l'anno scorso è scoppiato anche un incidente internazionale, non so se vi ricordate, con napolitano che richiese le scuse dal governo slavo....

Ripeto, chi non conosce le foibe è semplicemente per la sua spontanea volontà di essre ignorante, non c'entra nulla l'oblio e altre cazzate del genere (che forse c'è stato 60 anni fa, oggi fa ridere), questa gente non sa manco perchè si festeggia il 2 giugno (giuro, fecero un'intervista su una televisione privata, nessuno lo sapeva) o il funzionamento del parlamento, cosa cazzo ci racconti delle foibe?

Altro che oblio...

Oh vi racconto un aneddoto.

La volta scorsa ero davanti al pc e stavo cercando su google earth come arrivare ad un posto.
Passa mia sorella, sposto la visuale nel modo più ampio possibile (si vedeva l'intero globo) e gli dico "silvia mi sapresti dire, noi dove abitiamo"?

Oh si è messa li, e tra "mah" e "mi pare" mi ha indicato panama.

Mia sorella ha fatto la seconda superiore e ora deve fare il terzo

Allora ho pensato di fare un secondo esperimento, con un amica di mia sorella (stessa classe), al che sta ragazza mi fa "ah così mi confondo, sono abituata alla mappa di carta, non lo so"

Ora, una rondine non fa primavera, ma se questo è l'inizio, io non so veramente come si possa chiedere ai ragazzi di raccontare cosa sono le foibe, quando sono incapaci pure di stabilire su un mappamondo dove abitano
 
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DR_PanG
view post Posted on 11/8/2007, 14:14




oh mio dio....porta tua sorella da cepu e uccidi i suoi insegnanti con qualcosa di particolarmente doloroso....non si può non sapere dov'è l'italia...
 
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h1de
view post Posted on 11/8/2007, 14:18




Si, ma non credo che gli altri si discostino di molto.... Cioè io penso a quegli 8 che hanno bocciato...
 
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DR_PanG
view post Posted on 11/8/2007, 14:19




per la peppa....hai legato tua sorella a una sedia e gli hai indicato dov'è l'italia almeno?
 
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°-Car
view post Posted on 14/8/2007, 15:46




Ho visto il documentario che hanno girato ultimamente su Rai Tre su Pertini. Gran bel curriculum!^^

Ahm Ahm Ahm. Io l'iTalia la sapevo indicare quando avevo 4 anni. Oddio, tlu.
 
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DR_PanG
view post Posted on 14/8/2007, 18:21




perchè iTalia in minuscolo e con la T grande? XD
 
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Littorio87
view post Posted on 22/9/2007, 12:40




CITAZIONE
Nell'aprile 1945 fu con Leo Valiani e Luigi Longo tra gli organizzatori dell'insurrezione di Milano e il mercoledì 25 aprile 1945 fu lo stesso Pertini a proclamare alla radio[4] lo sciopero generale insurrezionale della città milanese:

cosìè un insurrezione?

CITAZIONE
Ma dove sta l'oblio? Una persona di cultura media conosce le foibe, cioè le conosco io che sono ignorante, non capisco dove stia l'oblio...

fino a dieci anni fa si diceva che gli italiani erano stati infoibiati dai tedeschi, facendoli passare x resistenti(quasto nn lo dico io ma è scritto su alcune enciclopedie)
 
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h1de
view post Posted on 22/9/2007, 15:45




[QUOTE=Littorio87,22/9/2007, 13:40]
CITAZIONE
fino a dieci anni fa si diceva che gli italiani erano stati infoibiati dai tedeschi, facendoli passare x resistenti(quasto nn lo dico io ma è scritto su alcune enciclopedie)

Tipo?
 
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Littorio87
view post Posted on 22/9/2007, 15:57




mi è stato riferito da un giornalista e scrittore, mi disse anche quali enciclopedie, appena ho l'occasione di parlargli (visto che è dalla parte opposta d'italia), ti faccio sapere.

ho provato a contattarlo 3 giorni fa senza riuscirci.
è uno che gira per istituti storici, è scrive libri sulla RSI

di dove sei ? se abiti piu vicino a lui ti consiglio di andare a chiedere a lui sa di sicuro + di me(anche su pertini)

si deve a gente come lui se la storia istriana sta venendo fuori

gente che sacrifica la propria vita alla causa
 
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36 replies since 14/6/2007, 18:30   2659 views
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