Sì, è vero che il pensiero libertario mette molta carne sul fuoco, ma è anche vero che un eccesso di pietanze può portare all'indigestione. Sarebbe interessante rendere tale cibo il più appetibile possibile, presentandolo in dosi digeribili e più facilmente assimilabili, a mio modesto parere.
Inoltre non è solo un problema terminologico, è soprattutto un problema storico.
Ci fu un periodo, in Francia, in cui le pubblicazioni anarchiche furono proibite (era il periodo in cui "anarchico" cominciò a diventare sinonimo di "bombarolo anarchico"). Fu così che la pubblicistica anarchica adottò il termine, più vago e meno compromettente, "libertaire", in sostituzione di "anarchiste".
Libertario diventa così, per l'opinione pubblica, più accettabile e meno "pericoloso" che anarchico.
Di conseguenza, da allora:
- molti anarchici si definiscono anche comunisti libertari o socialisti libertari
- alcuni comunisti e socialisti non anarchici si definiscono libertari in contrapposizione alle teorie e pratiche marxiste accentratrici e autoritarie (in senso quindi vagamente anarchico, ma non necessariamente antistatalista)
e infine, molto più in là
- alcuni liberali si definiscono libertari, perché contrari all'intervento statale in economia (in senso più o meno anarchico, ma più che altro orientato ad una concezione estrema del "libero mercato").
E' interessante notare che la tradizione americana del libertarismo non legato alla sinistra ed al movimento operaio (quello, per intenderci "anarco-capitalista"), ha come progenitore quel Benjamin Tucker che da iniziali idee proudhoniane approdò, attraverso Nietzsche e Stirner, Warren e Spooner, ad un anarchismo individualista conseguenzialmente anti-statalista soprattutto perché fautore di un vero "libero mercato" che non esclude il socialismo autogestito e cooperativista, o di un socialismo che non esclude la proprietà privata (l'anticapitalismo è soprattutto antimonopolio).
Ma Benjamin Tucker nasce socialista libertario (in senso proudhoniano), legato al movimento operaio e sindacalista americano del fine '800. Non è da escludere (anzi, è più che probabile) che la diffusione del termine "libertario" nell'accezione liberale di mercato sia proprio dovuta a giornali anarchici da lui fondati e diretti.