Il destino è un'invenzione della gente rassegnata, Lorenzo Albertelli

« Older   Newer »
  Share  
DR_PanG
icon13  view post Posted on 3/8/2007, 12:36




... e il tempo che gli occhi s'avvedessero dell'oscurità di quel posto... che spettacolo davano le lucciole, sempre più numerose...

Il destino è un'invenzione della gente rassegnata
image

Sarà capitato ad ognuno di noi, forse più spesso di quanto ricordiamo, di ascoltare uno di quei discorsi, da bar o da ascensore, sulla situazione critica del nostro Paese. Magari spesso abbiamo rinunciato a dire la nostra, oppure, abbiamo pensato a quanta noia provochi ascoltare sempre le solite lamentele, ma in cuor nostro restava un'amara consapevolezza: quelle critiche erano fondate.
Si chiama desensibilizzazione quel fenomeno che, ad un tratto, ci fa sembrare il malessere "normale" solo perché cronico. La desensibilizzazione a volte è più grave del male stesso, fa abbassare la guardia, sopire i campanelli d'allarme, ci fa smettere di reagire e può colpire tutti anche quando il male si chiama "morti del terrorismo" o "malgoverno". Non ascoltare e rassegnarsi però non cambierà certo le cose e un malato resta malato anche se sedato o illuso da ipocriti appelli alla calma e all'ottimismo.
Un malato non si rialza semplicemente portando pazienza e aspettando, soprattutto se di pazienza ne ha già dimostrata tanta e di risultati ne ha visti ben pochi, un malato ha bisogno di cure, di rimedi efficaci e soprattutto di nuove forze. Un medico saggio, prima di far peggiorare le condizioni del paziente, se il sistema adottato non ha portato miglioramenti, rivaluta la sua diagnosi, ascolta nuovamente il tapino e se questi manifesta dolori o insofferenze ne prende atto.
L'Italia è un Paese malato, come ha giustamente detto il nostro premier Romano Prodi, e il suo medico è il governo, nessuno dovrebbe disconoscerlo, ma quale è la cura che dovrebbe rimetterlo in sesto? Certo sarebbe impresa ardua in questa sede elencare tutta una serie di provvedimenti urgenti, sbandierati in campagna elettorale, che dopo un anno di legislatura sembrano il sogno di promesse lontane, ma gli italiani, che uscivano da un lungo periodo fondamentalmente conservatore, hanno riposto le loro speranze in una parola: RIFORMISMO!
C'è ancora chi crede in questa parola, c'è ancora un'Italia riformista che attende la completa riorganizzazione dell'assetto socio - politico - finanziario ma, quest'Italia, non ha voce o, per meglio dire, non ha una voce unitaria abbastanza forte da arrivare alle orecchie di chi non sente e di chi non vuol sentire. Chi c'ha promesso riforme ora, cercando di mantenere un precario equilibrio, alza le tasse per elargire contentini, soffoca le voci riformiste chiedendo pazienza in attesa di tempi migliori (che puntualmente non arrivano mai) e piccona la democrazia con le sue "gare alle poltrone" disinteressandosi dei problemi reali e contingenti della società civile tutta e dei meridionali in primo luogo.
Il governo invece di costruire una nuova Italia ha preferito dedicarsi alla costruzione di un nuovo partito, contenitore vuoto di due realtà, ideologicamente diverse, ma unite, a quanto pare, per l'obiettivo comune di sedere sul maggior numero di poltrone possibili. I riformisti, quelli veri, non possono e non devono contribuire affinché questo progetto cresca e metta radici. Il Partito democratico tirerà a campare come, coloro che lo stanno creando, tirano a campare a Palazzo Chigi: getterà un po' di fumo nero negli occhi, quando chiederemo la soluzione dei nostri problemi ci risponderà che i soldi non bastano e, quando cadranno i consensi, con un'astuta mossa, degna di Harry Potter, tirerà fuori dal cilindro un tesoretto stranamente dimenticato da suddividere in tante piccole caramelle per strappare qualche sorriso e soffocare qualche pianto. So che molti di voi ora storceranno il naso, come già detto all'inizio, sentire alla lunga le stesse lamentele porta alla noia e al disinteresse, ma vi prego di prestarmi orecchio solo per un ultimo concetto perché le mie critiche non sono fini a se stesse.
Il partito democratico è un nuovo partito ma non è un "partito nuovo", ha dentro di se i vecchi meccanismi della prima repubblica, vuole governare senza troppi intoppi e senza proporre nessuna soluzione impopolare anche se necessaria. Se vogliamo cambiare le cose, se veramente vogliamo che la parola riformismo acquisti un senso e una dimensione effettiva, non dobbiamo però "premiare" l'altro schieramento, che in cinque anni ha ribadito la sua natura conservatrice e centrista, ma darci da fare per "costruire una nuova sinistra", una sinistra riformista, laica e liberale. Per fare questo dobbiamo guardare con maggiore interesse e con crescente speranza ai cantieri liberalsocialisti che proprio in questi mesi stanno prendendo corpo ponendo fine alla lunga diaspora che ha consegnato l'Italia a politici dai mille tentacoli e mille interessi. Non voglio far discorsi da campagna elettorale dicendo io i problemi che avete e come intendo risolverli, voglio che siate voi stessi a farmeli sapere, voglio che dopo questo articolo riprendiate coscienza della vostra importanza, che ricordiate di possedere l'esclusiva Sovranità e che la esercitiate per porre fine a quei problemi piccoli e grandi che avvertite sulla vostra pelle. Solo se riconoscerete nella costituente liberalsocialista il progetto innovativo che è mancato in questi anni e se creerete un dialogo diretto con le forze che lo stanno realizzando, il partito democratico dovrà dar conto a una voce riformista che non potrà più ignorare. Noi che siamo lontani dai giochi di palazzo saremo la nuova forza che rimetterà in piedi il malato che ha ancora voglia di guarire.



Lorenzo Albertelli [email protected]
 
Top
>-R3D-<
view post Posted on 17/2/2008, 00:53




Scusate l'ignoranza, albertelli chi è? Interessante l'articolo
 
Top
L'Avvocato del Diavolo
view post Posted on 17/2/2008, 11:39




Era il nostro vecchio admin DR_PanG.
 
Top
2 replies since 3/8/2007, 12:36   290 views
  Share