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Antonio Grego
icon11  view post Posted on 23/9/2007, 22:35




Coordinamento Progetto Eurasia
Comunicato Stampa del 19/09/2007

Sulla moschea di Bologna


Come immaginavamo il sindaco Cofferati, dietro
le pressioni atlantiste, ha fatto retromarcia e
bloccato per ora la costruzione della nuova moschea
di Bologna, con la scusa che dovrebbe passare sopra
un oleodotto che rifornisce le basi NATO
emiliano-romagnole.
Deploriamo questo ennesimo schiaffo alla
sovranità nazionale, camuffato stavolta col timore
dei pericoli rappresentati da fantomatici
"terroristi" che potrebbero infiltrarsi nella
moschea.
Invece di ammettere che i fedeli musulmani
potrebbero meglio integrarsi se avessero a
disposizione un adeguato luogo di preghiera
(l'attuale moschea sorge a Bologna in una zona
particolarmente infelice, specie per la preghiera
del venerdì, ma la comunità islamica non ha mai dato
il minimo problema), si preferisce fare della
dietrologia e dar fiato alle sirene dello "scontro
di civiltà".
Se si volesse veramente combattere il
terrorismo nel nostro paese e altrove, non si
dovrebbe fare altro che espellere tutte le basi NATO
dall'Italia, visto che proprio da installazioni
militari situate in Italia (ma sottoposte alla
sovranità statunitense) sono partiti gli aerei che
hanno effettuato i bombardamenti terroristici sulle
popolazioni civili jugoslave, afghane e in parte
irachene.

Coordinamento Progetto Eurasia - www.cpeurasia.org



In piedi tra le rovine.


Dicono di Noi:

"Complimenti per la vostra straordinaria attività politica e produzione culturale. Nel disastro della modernità e davanti all'assedio del male pochi coraggiosi come voi combattono affinchè un giorno o l'altro la storia possa correggere i suoi errori. Auguri di cuore e di fede."
 
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Antonio Grego
view post Posted on 25/9/2007, 13:28




TURCHIA E PROSPETTIVE DI UN MONDO MULTIPOLARE



Nella giornata di sabato 22 settembre si è tenuto a Milano – presso l’auditorium del Centro San Fedele – il previsto incontro organizzato dal Coordinamento Progetto Eurasia.

Alla presenza di circa 90 persone sono intervenuti Aldo Braccio, Ernest Sultanov – redattori di “Eurasia. Rivista di studi geopolitici” – e Maurizio Cabona, giornalista e critico cinematografico.

Il primo ha brevemente rievocato la dimensione unipolare del mondo attuale, provocata dall’egemonia statunitense in campo militare, economico e culturale pur in presenza di diversi elementi che potrebbero preludere a una prospettiva di tipo multipolare. Alla luce di ciò i rapporti tra Europa e Turchia potranno svilupparsi in un contesto euroatlantico oppure, auspicabilmente, eurocontinentale/eurasiatico, in uno scenario di solidarietà e non di divisione del mondo mediterraneo.

Sultanov ha particolarmente sottolineato il ruolo innovativo svolto dalle attuali forze politiche di maggioranza turche, ben rappresentate dal Primo Ministro Erdogan e dal neoeletto Presidente della Repubblica Gül: la Turchia ha riconquistato spazi di sovranità e di indipendenza nei confronti dell’invadente alleato americano, riuscendo laddove altri tentativi avevano fallito – dall’islamico Erbakan, che aveva dovuto piegarsi ai soprusi dei militari ed a partiti nazionalisti che avevano esacerbato le tensioni interne, in particolare per quanto riguarda la questione curda.

Maurizio Cabona ha quindi introdotto la visione dell’atteso film turco Kurtlar Vadisi: Iraq, che ha ottenuto il primato assoluto di incassi in Turchia ed è presto divenuto simbolo dell’avversione popolare di quel paese per l’arroganza e la follia bellicista statunitense. Cabona si è soffermato sulle ingenti risorse messe a disposizione per la produzione del film – pregevole anche dal punto di vista estetico – e sulla sua generale esclusione dai circuiti internazionali di distribuzione, con la parziale eccezione della Germania.

La proiezione del film ha suggellato e chiuso l’incontro.
 
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Antonio Grego
view post Posted on 27/9/2007, 10:06




Una lettera di padre Benjamin a Beppe Grillo sull'Iraq
di Jean-Marie Benjamin - 25/09/2007

Fonte: Beppe Grillo [scheda fonte]




Pubblico una lettera di padre Benjamin.

"Caro Beppe Grillo,
sono padre Benjamin, non so se ti ricordi, nel marzo 2003 prima dell’aggressione americana contro l’Iraq, dicevo a “Porta a Porta” che non c’era in quel Paese nessuna arma di distruzione di massa, che era tutta una montatura di Washington per ingannare l’ONU e l’opinione pubblica.
Dicevo che se avessero invaso l’Iraq non avrebbero trovato nessuna arma di distruzione di massa, ma certamente un'eroica resistenza all’invasione. Mi hanno risposto con offese, ingiurie, calunnie e hanno dato ordine alle reti televisive e alle radio di non parlare dei miei libri e dei miei film sull’Iraq. Quando si dice la verità e i potenti Signori delle bugie non possono risponderti con altre menzogne, impiegano la denigrazione, l’insulto, la diffamazione.
Dio ti benedica, Grillo. Anche me hanno trattato da terrorista, perché dicevo la verità su quanto accadeva realmente in Iraq e denunciavo le menzogne dei “Signori delle Bugie” di Washington e Londra. Il Corriere della Sera, in un editoriale (del 2004) di un giornalista amico di un signore libico Capo del Mossad a Roma, aveva pubblicato che facevo parte di un’associazione islamica terroristica. Niente di più. Ho scritto cortesemente al quotidiano di correggere. Nessuna risposta. Il mio avvocato ha scritto al Direttore del quotidiano e al giornalista. Anche per lui, nessuna risposta. Ho fatto causa e ho vinto, con una sentenza definitiva del Tribunale di Milano.
Tutti questi “cani guardiani del Potere” mi trattavano in diretta televisiva da pro Saddam, perché dicevo che secondo l’UNICEF morivano in Iraq da 5 a 6.000 bambini al mese per le conseguenze dell’embargo, mi trattavano da anti-americano, perché dicevo che avevano contaminato la popolazione e l’ambiente con armi all’uranio impoverito, affermavano che queste armi non esistevano!
Gianfranco Fini mi tirava in faccia che non ero degno di portare l’abito religioso, perché affermavo che il rapporto presentato al Congresso americano, rapporto dell’Istituto strategico del Collegio di Guerra della Pennsylvania, conferma che nella strage di Halabja contro i Kurdi, che fece 5.000 vittime, con armi chimiche, l’Iraq non c’entrava niente. Citavo un rapporto ufficiale presentato al Congresso americano nel 1989, ma Fini, che nel 1983 viaggiava con Donald Rumsfeld in Iraq per andare a stringere la mano a Saddam Hussein, lui, nel 2003, Ministro degli Affari Esteri, non sapeva nulla di questo rapporto al Congresso. Ecco perché il processo a Saddam Hussein sulla tragedia dei Kurdi di Halabja non l’hanno mai voluto fare. Ecco perché l’hanno impiccato prima (per aver ucciso 148 estremisti islamici): per evitare il processo per le vittime di Halabja. Sarebbe saltato fuori il famoso rapporto al Congresso intitolato “Iraqi power and U.S. Security in the Middle East (97 pagine)" e sarebbe stato scoperto che in questa faccenda, loro, gli americani, avevano una pesante responsabilità.
Manipolano le coscienze con montagne di menzogne e offendono coloro che divulgano la verità per denigrarli presso l’opinione pubblica con la loro potente macchina di disinformazione. Come hai detto così bene, per farlo, i loro “cani da guardia”, su tutte le reti aziendali, abbaiano. Contro chi attacca la loro egemonia, contro chi denuncia il loro predominio e la loro arroganza. Il loro odio non ha fine. Per fermare chi dice la verità non si fermano dinanzi a nulla. Ecco un esempio: il 14 febbraio 2003 accompagnavo Tareq Aziz e la delegazione irachena per l’incontro con Papa Giovanni Paolo II. Saputa la cosa, hanno fatto di tutto per impedirlo. Sono (i signori delle Bugie e del Potere) intervenuti presso il Cardinale Camillo Ruini e presso alcuni potenti Prelati della Segreteria di Stato del Vaticano, perché mi fosse impedito di incontrare Giovanni Paolo II. E così fu.
Il giorno dell’udienza, arrivato con la delegazione irachena presso la biblioteca del Papa, mi fu impedito di entrare e mi fu chiesto di aspettare (come un cane), da solo, in una stanza. Dopo l’udienza di Aziz con il Papa, quando il Ministro iracheno è venuto a sapere quanto era accaduto, furioso, ha deciso di cancellare la conferenza stampa del pomeriggio presso la Sala Stampa Esteri. E’ soltanto dopo aver insistito per tre volte di mantenere la conferenza che finì per accettare. Tareq Aziz doveva partecipare a “Porta a porta”. Una telefonata del produttore mi informava, la mattina della trasmissione, che era stato vietato ai giornalisti di ricevere il ministro iracheno negli studi della RAI, e furono cancellate tutte le trasmissioni Rai alle quali avrebbe dovuto partecipare Aziz.
Democrazia in delirio. Caro Beppe, dicono di te cose deliranti! Benedetto sei tu, quando sei oltraggiato e offeso, ne esci ancora più grande. E’ così: i Media aziendali devono obbedire ai loro sponsor, lobby dell’armamento e del petrolio. Chi paga, comanda. Prendono i figli di Dio per dei coglioni, ma il peggio è che i figli di Dio non se ne rendono nemmeno conto! Fabbricano, nei loro studi, un video con un attore nel ruolo di Bin Laden.
Un anno fa con la barba grigia, adesso con la barba nera. Se ne accorgono troppo tardi e dicono che la barba di Osama è nera in questo nuovo video, perché è una tradizione degli islamici di tingersi la barba quando sono in guerra. L’anno scorso la barba di Osama era grigia e bianca, oggi è nera! Probabilmente perché l’anno scorso, anche se Bin Laden era in guerra, aveva dimenticato di andare in tintoria. Pronto il nuovo video di Osama barba nera, tutti i “cani da guardia” a trasmetterlo con appassionati commenti.
L’anno scorso, i Servizi segreti francesi avevano dichiarato che Bin Laden era morto e che ne avevano le prove. Sarà risuscitato. In un video, vedi Bin Laden mangiare con la mano destra quando è mancino e tutti coloro che lo conoscevano possono testimoniare che è mancino, ma fa niente, nessuno lo sa. Il suo anello al dito, non è suo, ma fa niente, non si vede bene. Gran parte dei discorsi del Bin Laden super star sono stati scritto da Adam Gadhan, di Los Angeles, il cui nome originale è Adam Pearlman (anche noto come Azzam l’Americano), ma fa niente. Che ne sa il gregge della RAI.
Ti dicono: oggi 27 attentati terroristici in Iraq. Non sanno nemmeno in Iraq chi siano gli autori di queste azioni, ma i Media in Occidente ti dicono che sono dei terroristi. Nell’ultima guerra mondiale, durante l’occupazione della Francia, la radio tedesca di propaganda diceva della Resistenza francese che si trattava di terroristi che attaccano le forze tedesche. Diceva Goebbels, capo della propaganda del III° Reich: “Quando dite una bugia, dovete ripeterla mille volte, alla fine tutti crederanno che è vera”.
Così fanno i servi dell’Impero della Bugia di Washington, Londra, Roma, Parigi e Sidney. Ti ricordi che i “cani guardiani del potere” avevano pubblicato che padre Benjamin aveva ricevuto dal Governo di Saddam Hussein delle "allocazioni" di petrolio. Avevo risposto che non le avevo mai accettate. Quando gli ispettori dell’ONU hanno pubblicato il loro rapporto e hanno scritto che non soltanto il Ministero del petrolio a Baghdad e la SOMO confermava che padre Benjamin non aveva mai ritirato queste allocazioni, ma che le aveva rifiutate ufficialmente con una lettera a Tareq Aziz (della quale gli ispettori dell’ONU avevano una copia), nessun quotidiano, dico nessuno di quelli che mi avevano offeso e denigrato, ha avuto il coraggio di scrivere “ci siamo sbagliati con Benjamin: il rapporto ONU conferma che non ha mai accettato queste allocazioni di barili di petrolio”. Anzi, padre Benjamin è stato l’unico, tra centinaia di personalità, ad aver rifiutato. L’unico stronzo, perché adesso si è fatto fregare il suo petrolio dagli americani.
Invece, puoi immaginarti il casino se fosse adesso rivelato quale società di Donald Rumsfeld faceva business con Saddam Hussein durante l’embargo e la quantità di barili di petrolio ed altro che si sono presi due Capi di Stato di Paesi Europei. E non sono quei Capi di Stato che si potrebbe immaginare, perché contrari all’aggressione contro l’Iraq. No, sono altri.
Potrei scriverti un libro, potrei anche raccontarti un sacco di cose sull’11 settembre 2001, sulle confidenze di Tareq Aziz durante la sua visita in Italia, su cosa probabilmente accadrà prossimamente in Iraq, ma non voglio abusare della tua pazienza e del tutto tempo. Ti ringrazio già di avermi letto fin qui. Volevo soltanto testimoniarti la mia stima per il tuo coraggio. Saranno capaci di tutto per fermarti, ma non ce la faranno. Sul tuo treno stanno salendo ogni giorno sempre più viaggiatori e il tuo binario è diritto, il loro è vecchio, storto e pericoloso. Ricordati di Colui che diceva “la Verità vi renderà liberi”.

Jean-Marie Benjamin
 
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Antonio Grego
view post Posted on 27/9/2007, 13:38




Comunicato Stampa del Coordinamento Progetto Eurasia
del 26/09/2007

Sulla situazione in Myanmar


Dato il precipitare degli eventi che stanno portando il blocco occidentale
ad isolare ed aggredire, per ora verbalmente ed economicamente, la nazione
del Myanmar, il CPE esprime la propria assoluta contrarietà
alle ingerenze della cosiddetta "comunita' internazionale", che mirano al
sovvertimento del legittimo regime del Myanmar.

Dietro le proteste dei monaci buddisti di questi giorni e le aspre tensioni
tra gruppi etnici, peraltro artificiosamente ingigantite, si nascondono gli
interessi occidentali che mirano a destabilizzare il Paese per
monopolizzarne le risorse e per insediare un regime "democratico" più
favorevole agli interessi finanziari ed economici dell´Occidente
americanocentrico.

La strumentalizzazione delle tensioni interne al Myanmar tende, in
particolare, a bloccare il progetto strategico di un gasdotto che partendo
dall´Iran termina in Cina, attraversando India e Myanmar. Il CPE, oltre a
sottolineare l´importanza della stabilità della regione sino-indiana, si
associa all´appello del governo di Pechino che chiede "al popolo e al
governo birmano di risolvere la crisi in modo corretto".

Il CPE ricorda che Rangoon è sotto "osservazione" statunitense fin dal
1997, cioè da quando l´Amministrazione degli USA, allora retta dal
democratico Clinton, stabilì un embargo sugli investimenti nordamericani in
Myanmar; ricorda inoltre che la resistenza del governo di Rangoon ha
provocato la rappresaglia economico-finanziara voluta dal repubblicano Bush,
in base alla quale dal 2003 le importazioni e le esportazioni di prodotti
finanziari tra gli USA e il Myanmar sono bloccate. Oggi apprendiamo che
anche l´Unione Europea proibisce gli investimenti in Myanmar e limita le
relazioni diplomatiche, rendendo così difficile qualunque soluzione
improntata alla pace.

Il CPE deplora, infine, lo sciacallaggio operato sulle sventure di un
popolo dai cosiddetti "umanitari" radicali, dagli pseudo-pacifisti e dalle
ONG asservite ai voleri di Washington. Costoro, invece di adoperarsi per
trovare soluzioni pacifiche, alimentano, come da copione, l'odio tra il
popolo birmano e la disinformazione all'esterno per impedirci di scoprire
quello che sta realmente accadendo. Tra l'altro utilizzando come "icona"
della democrazia e della liberta' la figura di Aung San Suu Kyi, personaggio
ambiguo pompato ad arte da MTV ed Hollywood.


Appendice:


Chi e' Aung San Suu Kyi?



Finalmente, dopo le rivoluzioni colorate, gli USA hanno trovato una
icona mediatica fragile e toccante come Aung San Suu Kyi, ed hanno
come nemici delle figure tragicamente comiche come Than Shwe, uomo
forte del regime militare.
Agli USA, poco importano gli anni nei quali Aung San Suu Kyi è stata
abbandonata alla sua sorte: ora che la salute di Than Shwe è al
capolinea, per Washington è il momento di investire su di lei.

Poco si sa di questa donna nata a palazzo, cresciuta nelle residenze
diplomatiche che rappresentavano la casta dominante in Birmania, che
pur dopo la sua defenestrazione le ha permesso di laurearsi ben 3
volte a Oxford, e a proseguire i suoi studi a New York, ed
immediatamente entrare nell'ONU.

Ma il suo strenuo richiamo alla figura del padre Aung San parla per lei.
Già, Aung San: l'uomo che nel 1939 (che tempista!) fondò il Partito
Comunista Birmano assumendone il titolo di Segretario Generale, e
subito dopo il parallelo Partito Rivoluzionario del Popolo (non si sa
mai...); che saputo del mandato di arresto inglese mentre era in
India, fuggì precipitosamente in Cina per ottenere la protezione del
PC cinese. Ma subito intercettato dai giapponesi, si rotolò ai lor
piedi e dichiarò obbedienza assoluta, e l'anno seguente rientrò in
Birmania a organizzare... l'occupazione giapponese.
Lo stesso uomo che, alle prime difficoltà belliche del Giappone, offrì
i suoi servigi all'odiata Londra, fondò l'Organizzazione Antifascista
e nel marzo 1945 organizzò l'ammutinamento contro i giapponesi ormai
in ritirata.
Divenuto così, come si usava nel 1945, padre della "resistenza", si
avviò ai massimi fasti del nuovo stato, per essere prevedibilmente
assassinato due anni dopo in circostanza mai chiarite, avendo tradito
così tante persone e fedi...
 
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Antonio Grego
view post Posted on 7/10/2007, 12:58




Mosca, Hotel President. Intervento del Circolo ''Noi Stessi - Num'' di Magenta alla riunione del Club Economico Eurasiatico del 25 Settembre 2007




Il neoeurasiatismo in Italia

Il neoeurasiatismo irrompe in Italia come nuova visione del mondo all'inizio degli anni '90 grazie agli insegnamenti ed agli scritti di Aleksander Dughin e Carlo Terracciano.
Inizia presto a diffondersi come idea-guida tra persone, circoli culturali e organizzazioni sociali, di destra, sinistra e centro che nell'eurasiatismo riconoscono l'unica alternativa possibile alla globalizzazione capitalistica e all'imperialismo nordamericano: in una parola al mondialismo in tutte le sue forme.

A questa prima fase di contestazione al mondialismo, che unisce organizzazioni ed individui di estrazione politica differente di fronte ad un nemico comune, fa seguito il riconoscimento consapevole dell'unita' spirituale del continente eurasiatico che si cela dietro differenze geografiche, etniche, culturali e confessionali.

La nuova consapevolezza si esplicita presto nei punti fermi dell' eurasiatismo italiano: ---la lotta per un mondo multipolare basato sulla cooperazione tra civilta', comunita', culture ed economie dei grandi poli ed in particolare sull'unita' e l'integrazione politica, strategica, militare ed economica tra paesi europei ed eurasiatici, con il ruolo speciale di mediatore e facilitatore di questo processo affidato alla Russia. ---la fine della dipendenza economico-finanziaria e politico-militare dell'Europa e dell'Italia dal cartello imperialista delle multinazionali e delle istituzioni finanziare sovranazionali centrato negli Stati Uniti nordamericani e la creazione di un grande blocco continentale autarchico, autonomo e armato dall'Atlentico al Pacifico all'interno del quale tutte le differenze spirituali, culturali, religiose, etniche e linguistiche vengano rispettate ed esaltate.

E' il suo essere filosofia "aperta", e' il suo non-dogmatismo, il suo proporsi come visione del mondo in costante divenire che fornisce la volonta', l'energia e la passione a noi eurasiatisti italiani. E' la sua apertura alle proposte di soluzioni creative delle singole comunita' che ci indica la via.

La versione italiana del neoeurasiatismo condivide la struttura filosofica e gli obiettivi principali del neoeurasiatismo internazionale e riconosce alla Russia il fondamentale ruolo di culla dell'eurasiatismo e di guida per le differenti versioni "nazionali". Non prevede tuttavia un' Eurasia russocentrica ma bensi' basata su un sistema di autonomie multidimensionali e di divisione dei poteri che deve scaturire dalla diretta e libera espressione della volonta' dei cittadini dell'Eurasia e delle sue collettivita' organiche.

Per noi italiani, schiacciati da decenni tra il dominio unipolare imperialista nord-americano e l'Europa vassalla e asservita allo stesso sistema, l'eurasiatismo e' l'unica via che ci consentirebbe al tempo stesso di autodeterminarci e di evitare il rischio di sostituzione dell'attuale padrone, gli Stati Uniti, con un altro, la Russia.


La situazione attuale

Tra l'Italia e l'Eurasia si pone l'Europa, che e' al tempo stesso un ostacolo enorme e un importante punto di partenza.

Un ostacolo perchè è un' Europa dis-unita, con un sistema sociale precario, una economia instabile e dominata culturalmente, nelle sue elites e nelle nuove generazioni, dagli stereotipi d' Oltreatlantico.

Con il nuovo corso Sarkozy - Merkel, esempio delle vittoriosa "strategia della cooptazione transatlantica", un' Europa ancor più subordinata agli interessi d'Oltreoceano, una nullita' geopolitica, una semplice espressione geografica tra la Russia e il Mediterraneo.

E il nostro riferimento politico e geopolitico diretto, l'Italia, non rappresenta certo un esempio migliore: l'assenza totale di una visione del mondo condivisa tra cittadini, l'inesistenza di una volonta' geopolitica nonche' l'incapacita' di incidere sugli eventi europei e mediterranei ci hanno relegato al ruolo di consoli di interessi altrui e di mediatori e organizzatori di strategie e piani altrui (Libano, Palestina ecc).

Al tempo stesso però, un'Europa che, almeno "tecnicamente", e' già unita, con la sua organizzazione giuridica ed il suo sistema di difesa deboli ma unici in ventisette paesi ed una moneta di riferimento unica e forte, e' anche un passo fondamentale, un potenziale punto di partenza verso l' Eurasia sul quale noi eurasiatisti italiani intendiamo incidere.


Chi siamo

Nel complesso quadro storico-politico dell'Europa occidentale odierna, noi eurasiatisti italiani ci siamo coordinati nel CPE "Coordinamento Progetto Eurasia", che e' appunto un coordinamento di circoli culturali, singoli individui e organizzazioni sociali che conta ad oggi cinquanta attivisti con un bacino di utenza ben più ampio.


L'attivita': strategia di lungo periodo e tattica di breve-medio periodo

Siamo in quella che definiamo prima fase, che e' partita con la costituzione del Coordinamento nel Maggio 2004 e che terminerà, nelle nostre intenzioni, con il riconoscimento di "succursale" da parte del Movimento Internazionale Eurasiatista.

In questa prima fase la strategia e' semplice: diffondere tutti gli aspetti dell'eurasiatismo, far conoscere la potenza devastante della riscoperta dell'unita' spirituale dell'Eurasia e discuterne al fine di offrire il nostro contributo e le nostre proposte per lo sviluppo del neoeurasiatismo internazionale.

Partire dal basso, dal "locale", con un' organizzazione semplice e snella al fine di coinvolgere ed aggregare attorno all'idea eurasiatista gruppi europeisti fornendo loro una nuova "dimensione politica".

In senso tattico ed operativo ci proponiamo di ottenere accesso, al fine di sensibilizzarle, ad istituzioni politiche, culturali, economiche, scientifiche, religiose (governative e non-governative), al fine di poter esercitare una sempre maggiore influenza. A tal fine il CPE si riserva di utilizzare tutti gli strumenti permessi dalla legislazione italiana.

Influenzare parlamentari europei ed italiani, di ogni schieramento politico, con il fine di renderli consapevoli dell'ineluttabilità del destino eurasiatico e di quante siano le scelte che l' Europa inconsapevolmente sta gia' effettuando in direzione eurasiatica (l'Europa allargata a 27 paesi, la potenziale apertura alla Turchia...)

L'attività si basa su iniziative personali e di singoli gruppi, sui nostri siti internet e sulla rivista di studi geopolitici "Eurasia". Seguiamo con molta attenzione le iniziative del MED e ci proponiamo di replicare in Italia le brillanti iniziative che definiamo "post moderne" dei giovani eurasiatisti.

Punta di diamante delle nostre iniziative e' Eurasia, rivista di studi geopolitici, che ha l'obiettivo di promuovere, stimolare e diffondere la ricerca e la scienza geopolitica nell'ambito della comunità scientifica nazionale e di sensibilizzare il mondo politico, intellettuale, militare, economico e dell'informazione su temi che spaziano dalle analisi geopolitiche all'illustrazione di possibili scenari futuri, da ricerche in campo etnografico, di storia delle religioni alla psicologia dei popoli e delle identita' collettive. E ancora storia, sociologia, economia, scienza politica e scienze esatte. Declinati però nell'oggettivo e vincolante quadro della geopolitica.

Le iniziative prevedono da ormai tre anni un ricco calendario di conferenze di presentazione dell'eurasiatismo in tutte le città italiane e conferenze di studio e approfondimento su temi di rilievo eurasiatico (e' di questi giorni l'organizzazione a Milano del convegno "La Turchia e le prospettive di un mondo multipolare"), gazebo informativi di piazza per un approccio diretto alle persone, iniziative di protesta contro installazioni Nato e azioni di aiuto verso paesi che subiscono l'arroganza mondialista (Libano).


La visione economica

La nostra visione economica, in continuo divenire, si basa su alcuni concetti cardine: il primato della politica sull'economia, l'autarchia continentale eurasiatica, la socialità totale (comunitarismo contro individualismo) e l'organizzazione del sistema economico secondo i principi della Terza Via.

I paesi dell' Eurasia, nel solco tracciato dall'eurasiatismo, sono spazi vitali autonomi che devono collaborare economicamente con una nuova consapevolezza: la consapevolezza che l'autarchia del nostro continente e' possibile perchè il fitto sistema di relazioni e collaborazioni economiche e' oggi importante e può essere considerato un primo grande passo già compiuto verso l'autarchia!!

In questo senso il nostro intervento al forum di oggi vuole sottolineare come sia fondamentale una sempre più diretta e consapevole collaborazione tra Paesi dell'Eurasia, e tra Russia e Italia in particolare, in ambito industriale, energetico, commerciale e finanziario.

L'emergere nello spazio economico eurasiatico di attori fondamentali come la "nuova" Europa orientale e la Turchia e la concorrenza che questo "polo" interno all'Europa e Eurasia fornira' al nuovo asse transatlantico USA-Parigi-Berlino porterà in primo piano due problemi strutturali dell'Europa: la questione energetica e il rapporto con la Russia.

E' forse attraverso le relazioni economiche consapevoli e non mediate dal grande capitale globale tra i paesi dell' Eurasia che l' Eurasiatismo rivelerà ancor di più il suo potenziale nascosto?

Dobbiamo fare lobby contro la stampa addomesticata e cieca per mostrare agli europei che la loro economia ed i loro interessi sono già oggi vincolati con la Russia e all'Eurasia.

Riteniamo fondamentale una integrazione dei sistemi bancari europeo, est europeo, turco e russo e sono necessari passi che facilitino il dialogo dei nostri locali sistemi finanziari al fine di evitare l'intermediazione del sistema finanziario globale, malato di finanziarismo e, spesso, intriso solo della volontà di effettuare spregiudicate operazioni finanziarie che nulla hanno a che vedere con il mondo economico reale. In Italia, sui temi economici e finanziari, ci poniamo numerose domande. E' giusto che una crisi finanziaria che parte da una categoria molto particolare di mutui "a rischio" concessi da banche statunitensi a cittadini statunitensi considerati poco affidabili, attraverso complicate operazioni finanziarie (cartolarizzazione e cessione del rischio) si "scarichi" anche su tutti noi cittadini dell'Eurasia? (in termini di tassi più elevati e difficoltà di credito per le nostre imprese) E' forse normale che le principali agenzie di rating, che dettano le regole per la stima del rischio e dell'affidabilità delle imprese grandi e piccole di tutto il mondo siano americane? Si parla di borse iraniana e norvegese del petrolio con pagamento in euro: speriamo che ciò avvenga diciamo noi, e favoriamo con tutte le nostre forze la sua realizzazione. Perchè no una borsa del petrolio e del gas in Russia con pagamento in Euro? E' normale che per finanziare le grandi imprese russe dell'energia un investitore europeo debba pagare dazio in termini di non liquidità degli strumenti finanziari stessi e, spesso, debba farsi intermediare da banche di investimento d'Oltreoceano? Con il nostro intervento all'odierno incontro del Club Economico Eurasiatico intendiamo offrire il supporto degli eurasiatisti italiani alla creazione ed allo sviluppo di rapporti di collaborazione economica. Possiamo offrire, grazie a nostre relazioni consolidate, accesso al settore immobiliare, al settore delle grandi opere di ingegneria industriale, al settore bancario e assicurativo, consulenziale, universitario e, in generale, in tutti i settori dell'imponente tessuto imprenditoriale italiano della piccola e media impresa. E ci impegniamo a cercare relazioni dirette in tutti i settori in cui al momento non abbiamo relazioni consolidate al fine di facilitare i vostri investimenti in Italia e gli investimenti italiani nel vostro paese, se effettuati nell'ottica e con la consapevolezza che l'Eurasia è un sogno difficile da realizzare ma possibile. Come di solito diciamo noi.. con la sola e unica intermediazione dell'Eurasiatismo!

Grazie.

Circolo "Noi Stessi - Num", Magenta

Si vedano le foto della conferenza, l'elenco dei partecipanti ed i testi degli interventi (in russo) all'indirizzo:

http://www.evrazia.org/article.php?id=94


http://www.evrazia.info/index.php?newlang=italian
 
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Antonio Grego
view post Posted on 16/10/2007, 11:59




Ma chi c'è dietro la rivolta in Birmania?
Radio Base intervista Tiberio Graziani
direttore di Eurasia

13-10-07

Stranamente dietro la rivolta dei monaci di agosto in Birmania si intravedono l'opera e le organizzazioni dirette dal finanziere George Soros già protagonista, con le sue
associazioni, del controllo delle rivolte in Serbia, Georgia e Ucraina.
Radio base in Linea diretta del 13 ottobre ha intervista Tiberio Graziani.

Ascolta l'intervista:
http://www.radiobase.net/picture/upload/Fi...IA/graziani.mp3

a cura di: Liliana Boranga

**********************************************

Aldo Braccio presenta il numero attualmente in commercio della rivista di
studi geopolitici Eurasia.


http://www.arcoiris.tv/modules.php?name=Sa...p=vota&lid=8441

Il numero 2 del 2007 (in uscita il 3/2007) è interamente dedicato all'Europa, dalla Russia al Mediterraneo.



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Intervista a Stefano Vernole, coautore di ''La lotta per il Kosovo'.

http://www.arcoiris.tv/modules.php?name=Unique&id=8408

Questo quaderno di geopolitica n. 6 è dedicato ad un tema estremamente attuale: la provincia sotto amministrazione internazionale del Kosovo, contesa da Serbi ed Albanesi, il cui status futuro risulta forte fattore di divisione tra Russia e Stati Uniti.
La prima parte, ad opera del geopolitico franco-serbo (da diversi anni risiede quasi stabilmente a Belgrado) Yves Bataille, affronta le vicende passate e future della Serbia, con una particolare attenzione al ruolo svolto da Washington e dalle ONG atlantiste nella disgregazione della ex Jugoslavia.
Del medesimo autore è anche uno scritto a difesa del presidente del Partito Radicale Serbo, Vojislav Seselj, dalle improbabili accuse di Yves Tomic, collaboratore del Tribunale dell'Aja. In quanto testimone diretto dei bombardamenti che nel 1999 tormentarono per 78 giorni la Serbia, i testi di Bataille ci aiutano a comprendere la genesi del nazionalismo serbo, passato e presente, ma anche la strategia nordamericana volta alla conquista dell'Eurasia.

Stefano Vernole, giornalista pubblicista protagonista dal 1995 ad oggi di una quindicina di viaggi nella ex Jugoslavia, si sofferma sull'importanza del Kosovo e Metohija per l'identità spirituale e culturale del popolo serbo, tracciandone una breve storia a partire dalla battaglia del Campo dei Merli del 1389 fino ad oggi. Suo è anche l'apparato di note a corredo del primo scritto di Bataille, utile per approfondire questioni controverse, quali la presunta "pulizia etnica" del 1999 e i risvolti geopolitici dell'aggressione alla Federazione Jugoslava.

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visita il sito: www.eurasia-rivista.org
 
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