Considerazioni sul Nucleare e altre Fonti Energetiche Alternative

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grandaniele
icon11  view post Posted on 18/10/2007, 20:23




ciao a tutti

sul fatto che attualmente il costo di produzione di una centrale fotovoltaica o eolica sia anti-economico non credo che si possa trovare obiezioni. Solo grazie alle sovvenzioni europee e al "conto energia" infatti il solare fotovoltaico e l'eolico sono "stimolanti" per le ditte produttrici realizzarle. Anche i pannelli fotovoltaici istallati sui tetti delle singole abitazioni sono antieconomici se non ci fossero incentivi vari. Ma sono daccordo che la larga diffusione permetterà di abbattere i costi del fotovoltaico . Permetterà anche di trovare le risorse per migliorare le tecnologie di produzione dei pannelli, come le "celle organiche" sperimentate nei laboratori chimici dell'Università di Roma. Oggi infatti un pannello fotovoltaico da una resa bassa ( il 10-15% dell'irraggiamento solare ricevuto), usa il silicio, materia prima molto costosa e il "tellurio di cadmio" materia prima difficile da smaltire !!.
Quindi sono favorevole a "finanziarlo" per migliorarne le prestazioni e la diffusione. Anche l'eolico è oggi antieconomico per i costi di istallazione e per i venti non idonei (poco costanti e poco intensi). Ma ci sono alcune "novità" come la realizzazione di impianti mini-eolici più efficienti.
Sul nucleare non ho dati economici che possano dire che calcolando tutte le voci esistenti (quindi costi di realizzazione centrale, costo sicurezza e manutenzione, eliminazione scorie con procedimento di vetrificazione ad esempio, smaltimento centrali) si possa dire che sia economico rispetto alle fonti energetiche disponibili oggi cioè i combustibili fossili.
E' vero che molte nazioni, tra cui molte europee, hanno sempre sfruttato l'energia nucleare, con il caso eclatante della Francia. Ma sui costi veri non si sa molto anche perchè sono "inglobati" nella spesa pubblica di uno stato, quindi dalle tasse che ogni cittadino paga al suo stato. So che in Francia il trattamento delle scorie per ricavare il "plutonio" per armamenti nucleari, è molto costoso, e viene fatta ricadere appunto nella spesa publica, quindi meno risorse per altre voci cme sanità, scuola, ricerca, ecc. Quindi sul nucleare pensò che pochi conoscono in realtà i costi o i vantaggi economici.
La Germania ad esempio non scommette più sul nucleare ma vuole puntare di nuovo sul "carbone" che nonostante le nuove tecnologie ( carbone pulito) rimane comunque inquinante. Ma la Germania sopperisce ai costi dei certificati verdi, con il fatto che ha grandi bacini di carbone !!
Ricordo che non è vero che sul nucleare non abbiamo più le competenze perchè l'Enel costruisce centrali nei Paesi dell'Est Europa visto che non può farlo in Italia. Inoltre noi abbiamo due importanti centri di Ricerca: RFX Padova e Frascati Enea Roma, che partecipano alla costruzione del Reattore nucleare ITER in Francia (progetto europeo) a "fusione calda". La fusione nucleare se resa fattibile potrà risolvere i problemi delle scorie radioattive di lunga durata (rimangono solo quelle meno durature) e permetterà anche la produzione di "idrogeno" a uso industriale.
Sicuro che una cosa fattibile fin da subito, è quella di realizzare nuovi rigassificatori, in modo da dimunuire la nostra dipendenza dal gas algerino e russo.
Anche le centrali a biomassa legnosa e relativo teleriscaldamento , e in parte i biocarburanti ( ma ci sono i limiti di non esagerare perchè necessitano di grandi estensioni di terreno, impoveriscono il suolo, utilizzano grandi quantità d'acqua, al contrario dei CEREALI OGM) possono "integrare" l'offerta di "carburante" per riscaldamento, trazione autoveicoli e produzione di energia elettrica.
Come meglio sfruttabile sarebbe l'energia geotermica, anche in considerazione della presenza in Italia di vulcani, ma anche quella dei singoli impianti che sono poco utilizzati e sponsorizzati in Italia .
Ma il nostro Ministro dell'Ambiente Pecoraro Scanio sembra "indifferente" a queste problematiche, tutte le autorizzazioni sono bloccate, ormai ci sono società, anche straniere, che aspettano di poter realizzare opere da dieci anni !!
Non vedo ad oggi la possibilità di renderci meno dipendi energeticamente dall'estero, quindi sempre soggetti alla volontà e ai prezzi imposti da altri. In Italia paghiamo l'energia elettrica il doppio di quella francese (praticamente prodotta dalle centrali nucleari e esportata!).
In caso di inverno rigido rischiamo di rimanere senza provvigionamenti di gas e questa estate abbiamo avuto l'ennesimo "record" della richiesta di energia elettrica.
I BLACK-OUT sono sempre alla porta !! Dov'è la politica energetica italiana ?
 
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L'Avvocato del Diavolo
view post Posted on 18/10/2007, 20:50




Già, dov'è la politica energetica italiana?

Qualche tempo fa avevo però sentito di cellule fotovoltaiche prodotte con materiale plastico decine di volte più conveniente del silicio. Era un fuoco di paglia o c'era qualcosa di concreto sotto?
E qualcuno sa qualcosa sui progressi della ricerca sull'idrogeno? Se si riuscisse a produrlo in maniera economica e ad impatto ambientale zero, ci sarebbe la possibilità di creare la vera rivoluzione economica.
E intanto c'è sempre quel progetto ITER sull'energia a fusione nucleare...
 
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grandaniele
view post Posted on 18/10/2007, 23:29




so di celle organiche sperimentate da laureati dell'Università di Roma Tor vergata qui nostro articolo che ne parla:
http://www.alagoas.it/economia53.asp
 
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L'Avvocato del Diavolo
view post Posted on 22/10/2007, 21:50




PETROLIO: STUDIO,PICCO PRODUZIONE MONDIALE RAGGIUNTO IN 2006 (ANSA)

LONDRA, 22 OTT - Il picco della produzione mondiale di petrolio è stato raggiunto nel 2006: è quanto afferma il gruppo di ricerca tedesco Energy Watch Group, in un rapporto presentato oggi a Londra. Inutile quindi aspettarsi un rapido ritorno a livelli "normali" dei prezzi del barile, che ha sfondato quota 90 dollari la scorsa settimana: secondo la ricerca, la produzione mondiale - ferma l'anno scorso a 81 milioni di barili al giorno - è destinata a scendere a 58 milioni nel 2020, e a 39 milioni nel 2030. Sarebbe quindi inevitabile, se si realizzassero queste previsioni, un aumento del prezzo del petrolio, a fronte di una crescita costante della domanda - con conseguente rischio di guerre e rivolte in tutto il mondo. I dati diffusi dall'Energy Watch Group sono in netto contrasto con quelli dell'Agenzia Internazionale dell'Energia, che prevede una
produzione in crescita nei prossimi decenni, fino a 116 milioni di barili al giorno nel 2030. (ANSA). Z08-LQ 22-OTT-07 13:50

Commento alla precedente notizia:

lunedì, ottobre 22, 2007
ESPLODE IL PICCO! L'ABBIAMO PASSATO NEL 2006
posted by Ugo Bardi, tratto da http://aspoitalia.blogspot.com/2007/10/esp...assato-nel.html

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Arriva la notizia-bomba dal gruppo "Energywatch", ripresa stamattina da ANSA e diffusa nella blogosfera per prima dalla mitica Debora Billi. Abbiamo passato il picco l'anno scorso; inizia la discesa verso non sappiamo dove.

Già parecchia gente si era accorta che la produzione del petrolio detto "convenzionale" era in discesa già dal 2006. Ma ASPO e altri osservatori ritenevano che l'aggiunta dei petroli cosiddetti "non-convenzionali" avrebbe potuto prolungare la crescita della produzione fino al 2010 circa, che era la data prevista per il picco di "tutti i liquidi". Invece, l'analisi di EnergyWatch indica che i liquidi non convenzionali non sono stati sufficienti.

L'analisi di EnergyWatch si basa non solo sulle stime geologiche, ma più che altro sull'analisi della produzione passata, un parametro molto più sicuro di quanto non siano le stime delle riserve, notoriamente gonfiate per ragioni politiche. In questo, la metodologia di EnergyWatch è molto più robusta di quella di alcune recenti analisi, per esempio di CERA, che si basano quasi esclusivamente sulle stime delle riserve e che, storicamente, si sono dimostrate del tutto inaffidabili. Tutte le analisi vanno prese come possibilità e non come certezze, ma va anche detto che il lavoro di EnergyWatch da pienamente ragione all'analisi che Ali Morteza Samsam Bakthiari aveva illustrato al primo convegno di ASPO-Italia a Firenze a Marzo di quest'anno.

Sta entrando in funzione, apparentemente, uno dei meccanismi di fondo del modello di Hubbert, ovvero che il prezzo non è l'unico fattore che guida l'estrazione, ma c'è da considerare il costo energetico che aumenta esponenzialmente via via che si esauriscono le risorse facili. Questo fattore è correlato all "ritorno energetico" (EROEI) che è basso per i petroli non convenzionali e sta ora rallentando la produzione di tutti i tipi di risorse minerali; non solo quelle energetiche, come recentemente mostrato da Bardi e Pagani su TOD.

Per inquadrare meglio la notizia, l'Energy Watch Group è un gruppo di scienziati indipendenti di cui fanno parte gli autori di questo rapporto, Werner Zittel e Jorg Schindler. Entrambi sono anche membri di ASPO internazionale e rinomati studiosi di risorse energetiche. Fra le altre cose, sono autori di un recente articolo sulle riserve di carbone, nel quale illustrano come la conclamata abbondanza è soltanto apparente.


Ha commentato Franco Galvagno di ASPO-Italia "Siamo in un mare di guai, però AVEVAMO RAGIONE. Mi sento come un PEDONE INVESTITO SULLE STRISCE"
 
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grandaniele
view post Posted on 24/10/2007, 22:58




infatti mentre gli altri Paesi stanno sviluppando le energie rinnovabili e alternative già da decenni noi stiamo ancora a guardare !! quindi il pericolo di rimanere senza carburante è più nostro che degli altri !!
 
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L'Avvocato del Diavolo
view post Posted on 25/10/2007, 15:35




esatto! e pensa che noi italiani siamo quelli con meno risorse energetiche minerali.
e pensa che siamo stati noi italiani i primi a sfruttare per la prima volta, più di un secolo fa, l'energia geotermica. Da allora i passi in avanti sono stati praticamente ZERO.
 
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grandaniele
view post Posted on 26/10/2007, 17:11




se per questo anche la prima ferrovia in Italia è stata realizzata nel lontano 1839 la Napoli-Portici !! Ma oggi abbiamo un sistema ferroviario che fa paura !!
 
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L'Avvocato del Diavolo
view post Posted on 3/12/2007, 16:45




DISSOCIATORI MOLECOLARI PER I RIFIUTI IN CAMPANIA ED OLTRE


Mentre le strade (della Campania. ndr) sono invase da tonnellate d’immondizia e mentre siamo nell’attesa che le discariche, stracolme di scarti d’ogni genere, come in una sorta di nuovo Vajont, trabocchino seppellendoci tutti di melma putrescente, i pragmatici americani, da anni, hanno egregiamente risolto il problema dello smaltimento dei rifiuti.

Attraverso un processo di “dissociazione molecolare”, realizzato mediante l’utilizzo di una tecnologia sviluppata negli Stati Uniti negli anni ’90, il materiale organico può essere trasformato in energia, per la precisione in un gas sintetico ad alto valore energetico chiamato Syngas. Mentre ad Acerra si sta costruendo l’ennesima cattedrale nel deserto, nata già obsoleta, e mentre in tutta la Campania ci si affanna a trovare nuovi siti per scaricare le famose ecoballe, in tutto il mondo tonnellate e tonnellate di rifiuti (anche pericolosi) sono trasformati in gas e cenere inerte. Il tutto senza che una sola molecola esca da una ciminiera per seminare diossina e morte. La sicurezza, in questo caso, è data dalla totale assenza di canne fumarie e dai sistemi a circuito chiuso con i quali sono fatti funzionare i dissociatori molecolari.

Per i soliti scettici - quelli non mancano mai! - precisiamo che il dissociatore molecolare risolve totalmente i problemi che presentano gli inceneritori “normali”. Con i dissociatori si abbattono nettamente tutte le problematiche legate sia all’aspetto sanitario sia all’aspetto ambientale derivanti dall’incenerimento. Il processo di dissociazione molecolare non emette in atmosfera nulla. Si tratta, infatti, di un processo di trasformazione che avviene in un ambiente completamente sigillato.

L’impianto non emette neanche una molecola all’esterno. Tutto il processo avviene all’interno di camere sigillate in cui è pompata forzatamente una certa quantità d’aria. Dalla camera sigillata può uscire solo un gas sintetico. Null’altro. La dissociazione molecolare, inoltre, consente di recuperare tutti i materiali non carboniosi. I materiali non dissociabili rimangono, in pratica, inalterati. Con un semplice procedimento meccanico è possibile estrarre tutto il vetro e il metallo presente nei rifiuti “dissociati”. La percentuale di prodotto lavorato arriva fino al 97%. In questo modo il residuo finale si aggira intorno al 3% e non al 25% come in un normale inceneritore. Uno dei maggiori vantaggi è che il rifiuto può essere “conferito” così com’è. Non c’è bisogno di pre-trattare la massa da “dissociare”.

Il sistema è in grado, in pratica, di trattare contemporaneamente qualsiasi tipologia di rifiuto a base carbonica con un’umidità inferiore al 35/40%: i rifiuti solidi urbani indifferenziati, la frazione organica dei rifiuti urbani, la biomassa, i rifiuti industriali, i rifiuti agricoli, i pneumatici, i vari tipi di plastica, i rifiuti ospedalieri, i rifiuti della macellazione ecc. Non è necessaria alcuna selezione del rifiuto. Sono ben accetti: il materiale sfuso, macinato, raccolto in balle, caricato su pallets ecc. I cosiddetti Cdr a questo punto potrebbero tranquillamente chiudere, con buona pace di chi abita nei loro paraggi.

La tecnologia, apparentemente fantascientifica, è assolutamente reale e concreta. Ad esempio, non utilizza combustibile per funzionare. L’unico combustibile è quello necessario per portare, in una ventina di minuti, l’impianto alla temperatura d’esercizio. Una volta avviato si “sostiene” da se. Tra gli altri pregi, uno dei posti d’onore spetta a quello della mancanza d’emissione di diossine. Il dissociatore molecolare raggiunge una temperatura d’esercizio inferiore ai quattrocento gradi. Per questo la diossina che è emessa dai 400 agli 800 gradi e praticamente assente. Uno dei principali problemi legati all’incenerimento dei rifiuti è completamente annullato, ridotto praticamente a zero. Per quanto concerne le nanopolveri c’è da dire che nel dissociatore molecolare la combustione è “controllata”, pertanto le nanopolveri hanno valori più bassi di quelli prodotti dalla combustione, ad esempio, del metano, considerato il combustibile più pulito.

A questo punto non riusciamo a capire perché, la Campania deve morire sotto l’immondizia, mentre in centinaia d’altri luoghi nel mondo, le doti d’economicità e la semplicità di gestione degli impianti di dissociazione molecolare, oltre a produrre gas ad alto valore energetico, hanno risolto definitivamente il problema dei rifiuti. Forse il problema sta proprio nell’economicità e nella semplicità del sistema? Forse la capacità di trasformare l’immondizia in un gas utilizzabile nei sistemi alternativi di produzione d’energia elettrica fa paura a qualcuno? Un processo di dissociazione molecolare che ha la capacità di trasformare in un gas sintetico ed in cenere inerte milioni di tonnellate d’immondizia, attualmente stivata in discariche “momentanee” e realizzate su terreni pagati a peso d’oro, forse spaventa qualcun altro?

La capacità degli impianti d’essere modulari (si possono combinare quante celle si vogliono, partendo da un minimo di un metro cubo ad un massimo di novanta metri cubi per ciascuna di loro) per adattarsi a tutte le realtà locali, da quelle più grandi a quelle più piccole, forse impensierisce chi gestisce il trasporto su gomma?
Il fatto che una volta iniziato, il processo si sostenga senza utilizzare energia esterna, forse non fa dormire sonni tranquilli ai fornitori “istituzionali”?
Sapere che il gas di sintesi prodotto, può essere utilizzato in quasi tutti gli impianti che utilizzano gas naturale e, con piccole modifiche alle caldaie installate nelle nostre case, può essere bruciato per ottenere calore, forse impensierisce i grandi distributori di combustibile per riscaldamento?
Sapere, inoltre, che lo stesso può essere impiegato nei motori a scoppio, nelle turbine a gas, trasformato in idrogeno per essere utilizzato nelle celle a combustibile, forse non fa piacere alle multinazionali del petrolio?

Sapete quali sono le dimensioni di un impianto in grado di smaltire 60.000 tonnellate al giorno di rifiuto solido urbano (i rifiuti prodotti da una città di 60.000 abitanti)? Incredibile ma vero, l’impianto può essere costruito su di un’area di circa 2500 mq. Può produrre, inoltre, circa 45 GWh d’elettricità e 55 GWh termici ogni anno (utilizzabili per fornire energia e calore a strutture come: scuole, ospedali, aziende pubbliche o private ecc.).

Il ritorno in termini economici dell’investimento si ha entro il quinto anno. Impianti del genere sono presenti e perfettamente funzionanti in: Cina, Taiwan, Cile, Sud Africa, Filippine, Isole Cayman, Islanda, Australia, Indonesia, Croazia. Nei seguenti Stati americani: Alaska, Indiana, Columbia, Washington, Louisiana, Wyoming, Delaware ecc.

Ugo Persice Pisanti
 
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grandaniele
view post Posted on 3/12/2007, 20:41




ho letto con attenzione e mi sono documentato: mi sembra di poter affermare che sia una OTTIMA SOLUZIONE !!

pubblicheremo un articolo su questo argomento
 
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Chaos Phoenix
view post Posted on 3/12/2007, 21:09




La questione energetica ha raggiunto livelli clamorosi.
Chissà per quanto tempo ancora dovremo inquinare l'ambiente e spendere risorse economiche ingentissime per fare piacere ai padroni delle fonti energetiche.
 
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L'Avvocato del Diavolo
view post Posted on 8/2/2008, 11:11




Energia e fusione: le sfide del futuro

La società moderna dipende dalla disponibilità di energia in quantità abbondanti e affidabili, per i trasporti, il riscaldamento, l'illuminazione, l'industria e l'agricoltura. Il fabbisogno di energia è attualmente soddisfatto con i combustibili d'origine fossile, con la fissione nucleare, con l'energia idroelettrica e con piccole quantità di altre risorse rinnovabili, in particolare la biomassa e l'energia eolica.

È molto probabile che il fabbisogno mondiale di energia raddoppi nei prossimi 50 anni, per via dell'aumento della popolazione e per l'aumento dei consumi pro capite. Il massimo aumento della domanda verrà dai paesi in via di sviluppo, in cui, per via della rapida urbanizzazione, sarà necessario produrre grandi quantità di energia elettrica. Le considerazioni ambientali consigliano di utilizzare fonti di energia che provocano emissioni di CO2 minime o nulle. L'Europa, come le altre zone del mondo industrializzato, ha poche risorse proprie prive di emissioni di gas a effetto serra. Per arrestare il continuo aumento della dipendenza dall'energia importata, occorre mettere a punto nuove fonti di energia pulita.

La scelta della fusione come fonte di energia sarà una realtà entro la metà del secolo e dovrebbe assumere un ruolo significativo nell'offrire una soluzione sostenibile e sicura in risposta al fabbisogno di energia dell'Europa e del mondo.

Perché la fusione?
La fusione presenta alcuni vantaggi significativi per le considerazioni ambientali, operative e di sicurezza:

* Le risorse di combustibile di base (deuterio e litio) sono abbondanti e si trovano praticamente ovunque sulla Terra;
* Il residuo della fusione è l'elio. Come i combustibili di base, non è radioattivo;
* Il combustibile intermedio (trizio) viene prodotto dal litio nel mantello del reattore. Per il funzionamento giornaliero di una centrale elettrica a fusione non è necessario organizzare il trasporto di materiale radioattivo;
* Le centrali elettriche a fusione avranno intrinseche caratteristiche di sicurezza: gli incidenti di runaway o di meltdown sono impossibili;
* Se si scelgono materiali idonei per la stessa apparecchiatura di fusione, tutti i residui della produzione di energia di fusione non costituiranno un onere a lungo termine per le generazioni future;
* La produzione di energia di fusione non provocherà emissioni di gas a effetto serra; e
* L'energia di fusione costituisce una fonte di energia sostenibile, su grande scala, indipendente dalle condizioni climatiche e disponibile per un'erogazione continua su tutto l'arco giornaliero.


Come funziona la fusione?

Gli atomi degli elementi leggeri, come l'idrogeno, che si trovano al centro del Sole, in presenza di temperature di circa 15 milioni di gradi Celsius e a pressioni anch'esse elevatissime si scontrano e si fondono. Per via delle grandissime dimensioni del Sole, questo processo produce grandi quantità di energia.

Sulla Terra, gli scienziati hanno costruito apparati capaci di produrre temperature dieci volte più elevate di quelle presenti all'interno del Sole. In tal modo il ritmo con cui è prodotta l'energia di fusione giunge a livelli che ne rendono possibile l'uso come fonte energetica utilizzabile sulla Terra. Alle alte temperature gli atomi diventano completamente ionizzati - ossia gli elettroni e i nuclei atomici si separano, formando uno stato della materia noto come plasma. Per produrre energia il plasma deve essere contenuto e regolato mediante potenti campi magnetici, mentre viene riscaldato a temperature superiori ai 150 milioni di gradi Celsius. La sfida consiste nell'utilizzare queste conoscenze scientifiche e tecnologiche per fornire una fonte di energia affidabile, sicura e rispettosa dell'ambiente. E producibile in grandissima quantità.
 
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L'Avvocato del Diavolo
view post Posted on 12/4/2008, 12:10




Biocarburanti della discordia
Aumentano le critiche alla politica europea di definire obiettivi ambiziosi per i biocarburanti. Il presidente dell'IPCC Pachauri invita alla prudenza. Gordon Brown segue gli scienziati inglesi, scettici sui benefici ambientali ed energetici dei biocombustibili.

Dal primo di aprile in tutti i paesi della Comunità europea benzina e diesel dovranno contenere almeno il 2,5% di biocarburante. Secondo gli obiettivi europei la quota dovrà essere del 5,75% nel 2010 per arrivare al 10% al 2020. Ma l’utilità effettiva dei carburanti derivati dalle piante nella lotta al riscaldamento globale è argomento controverso e diverse voci si sono levate a contestare la politica comunitaria in materia.

L'obiettivo obbligatorio Ue sui biocarburanti è già stato criticato duramente non solo dalle Ong ambientaliste e da quelle, come Oxfam, che lavorano per i paesi in via di sviluppo, ma anche dalla Fao e dall'Ocse (che a settembre ha pubblicato un rapporto dal titolo Biofuels Cure Worse Than Disease? - Biocombustibili: un rimedio peggiore del male?). E nell’ultima settimana al coro delle critiche si sono aggiunte altre voci piuttosto importanti.

Rajendra Pachauri, presidente dell' Ipcc (l'organismo scientifi- co internazionale che studia i cambiamenti climatici) e premio Nobel, mercoledì scorso, in una conferenza stampa al Parlamento europeo, ha invitato alla cautela “soprattutto per quanto riguarda le colture energetiche che hanno un impatto importante sulla produzione alimentare". “Secondo me dobbiamo cercare altre soluzioni", ha dichiarato Pachauri, che ha invitato ad avvalersi piuttosto dei biocombustibili di seconda generazione derivati dai residui agricoli e dalla gestione delle foreste su base sostenibile. Anche una tra le più grandi multinazionali alimentari, la Nestlè, ha preso negli scorsi giorni posizioni polemiche nei confronti della politica europea: l’amministratore delegato Peter Brabeck ha dichiarato al giornale svizzero NZZ am Sontag: “Se vogliamo sostituire il 20% dei bisogni crescenti in prodotti petroliferi con i biocarburanti non ci sarà più niente da mangiare”.

Ma il dissenso più importante emerso nell’ultima settimana è quello del primo ministro inglese Gordon Brown. Il capo del governo britannico già nei mesi precedenti aveva manifestato dubbi, dichiarandosi preoccupato per gli effetti collaterali dei biocarburanti, quali deforestazione e perdita della sicurezza alimentare. A novembre aveva chiesto che venissero adottati al più presto degli standard di sostenibilità in materia e aveva dichiarato che la Gran Bretagna non avrebbe sostenuto un innalzamento degli obiettivi comunitari fino a che non questi standard non fossero adottati.
Il governo inglese, che non può fare nulla contro la direttiva europea che scatterà ad aprile, secondo quanto riporta il Guardian, ora potrà decidere di opporsi all'obiettivo fissato per il 2020 ma non ancora divenuto legge . “Avvertiamo la necessità di raccogliere tutti i risultati delle ricerche. Alcuni biocarburanti vanno bene ma ci sono problemi seri con altri. C’è altro lavoro da fare”, ha dichiarato al giornale inglese una fonte governativa.

Lo studio di cui si attende la pubblicazione è il rapporto sui biocorburanti del professor Ed Gallagher della Renewable Fuels Agency. Ma i maggiori consulenti scientifici del governo britannico hanno già espresso pubblicamente negli scorsi giorni il loro scetticismo verso i biocombustibili: John Beddington, consulente capo per il governo, ha dichiarato in un discorso pubblico che “esistono seri problemi di insostenibilità riguardo ai biocarburanti”. Bob Watson, consulente capo del Dipartimento per l’ambiente e l’agricoltura, e Dave King, che precedentemente ricopriva la stessa posizione, hanno sottolineato i rischi ambientali e sociali dei biocarburanti e hanno ribadito la necessità di introdurre una clausola che valuti la sostenibilità dei carburanti che verranno obbligatoriamente miscelati a diesel e benzina, facendo notare come diversi carburanti di origine vegetale abbiano impronte ecologiche assai differenti.

La Commissione europea replica agli scienziati inglesi, tramite il portavoce per le questioni energetiche Ferran Tarradellas, in un intervento sul Guardian, che “la nuova direttiva mirerà a promuovere solo biocarburanti sostenibili, cioè quelli che fanno risparmiare almeno il 35% in più di CO2 rispetto al petrolio che sarebbe consumato al loro posto” e che il provvedimento includerà misure per “prevenire usi deleteri dei suoli e la distruzione delle foreste pluviali". Il presidente della commissione José Manuel Barroso, strenuo difensore dell’obiettivo del 10% di biocarburanti nella benzina entro il 2020, a metà del mese scorso aveva rigettato fermamente le accuse mosse ai biocombustibili di esacerbare il problema della fame nel mondo. Ma altri membri della Commissione, come il Commissario all’ambiente Stavros Dimas, si sono dimostrati più preoccupati degli effetti negativi, sia sociali che ambientali, dei biocombustibili e altri paesi membri, come la Germania, hanno assunto posizioni critiche analoghe a quella del premier britannico Gordon Brown.
GM

31 marzo 2008
 
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11 replies since 18/10/2007, 20:23   254 views
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