Aldo Moro

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colonnello o'Malley
view post Posted on 28/10/2007, 23:56




Laureato in Giurisprudenza presso l’Università di Bari, nel 1938, con tesi sulla “Capacità giuridica penale”, Moro intraprende la carriera universitaria a partire già dal 1941 quando gli viene assegnata la cattedra di Filosofia del diritto e di Politica coloniale nello stesso Ateneo.

Dopo aver ottenuto, l’anno successivo, la libera docenza in Diritto Penale (nel 1947 professore straordinario e poi nel 1951 professore ordinario della stessa disciplina), fonda nel 1943 a Bari “La Rassegna”, rivista pubblicata solamente fino al 1945. Questo è un anno decisivo per Aldo Moro, tanto per la sua vita privata quanto per la sua carriera politica. Nel 1945 sposa, infatti, Eleonora Chiavarelli, dalla quale avrà quattro figli e sempre nello stesso anno diventa Presidente del Movimento Laureati dell’Azione Cattolica nonché direttore della rivista “Studium”.

Nel 1946, eletto all’Assemblea Costituente da vicepresidente del gruppo Dc entra a far parte della “Commissione dei 75” preposta alla redazione del testo costituzionale in qualità di relatore per la parte relativa ai “Diritti dell’uomo e del cittadino”. Il 18 aprile 1948 viene eletto nella circoscrizione Bari-Foggia entrando come deputato nel neo Parlamento della Repubblica e nominato sottosegretario agli Esteri nel quinto Gabinetto di Alcide De Gasperi. Rieletto al Parlamento nel 1953 diventa Presidente del gruppo Dc alla Camera. L’anno seguente è ministro di Grazia e Giustizia nel primo governo Segni, nel 1957 (governo Zoli) e nel 1958 (II governo Fanfani) ottiene il ministero della Pubblica Istruzione introducendo nelle scuole l’insegnamento dell’Educazione Civica.

Durante il Consiglio Nazionale della Dc, riunitosi a Roma il 14 marzo 1958 presso la Domus Mariae, una componente della corrente di Iniziativa Democratica si distacca da Fanfani dando vita alla nuova corrente Dorotea (dal nome del convento Doroteo in cui i dissenti del partito avevano tenuto la propria riunione). Da questa scissione interna viene eletto alla segreteria del partito Aldo Moro. La sua successione tuttavia non otterrà mai il sostegno di una forte maggioranza poiché se da una parte Moro si distingue per molti versi dalla corrente Dorotea, dall'altra il suo gruppo non aveva la forza numerica per imporre i suoi orientamenti politici. Nel 1962 il Congresso riconferma comunque Moro alla Segreteria del Partito, incarico che manterrà fino al gennaio del 1964.

Con l’VIII Congresso di Napoli (27-31 gennaio 1962) si delinea la proposta politica del centro-sinistra attuata come formula di governo dal primo Gabinetto Moro nel 1963. La guida del partito ritorna sotto il controllo dei dorotei di Mariano Rumor che attraverso una un’interpretazione minimalista del progetto riformatore di Moro ne ostacola le iniziative accentuando la debolezza del governo. Aldo Moro occuperà comunque la carica di Presidente del Consiglio, con tre ministeri, fino al 1968 quando la stagione del centro-sinistra si è ormai conclusa. Aldo Moro è sostituito alla presidenza del Consiglio da Rumor ed il partito sotto la guida dorotea di Flaminio Piccoli emargina dalla scena politica un Aldo Moro che impotente vede svanire la centralità del partito quale espressione di un progetto politico a favore di un continuo compromesso tra correnti interne. Tuttavia nel corso dell’ XII Congresso (1973) anche Moro con l’”Accordo di Palazzo Giustiniani”, un’intesa verticistica tra capicorrente che sostituisce Forlani per Fanfani alla guida del partito, sacrifica l’”immagine alta” del partito nel tentativo di evitare il referendum abrogativo della legge sul divorzio, introdotto nella legislazione italiana nel dicembre 1970. Aldo Moro già nel 1969 aveva invitato i suoi colleghi di partito a «comprendere la natura dei grandi fenomeni sociali» in corso e a non opporsi alle «forze attive del paese».

Nel 1963 è titolare della cattedra di Istituzioni di Diritto e Procedura penale.

Dal 1970 al giugno 1972 e dal luglio 1973 al maggio del 1974 è ministro degli Esteri nel II, III, IV e V governo Rumor. Nel 1974 Moro forma il suo IV ministero (un governo bicolore con il Partito repubblicano Italiano) che durerà fino al gennaio 1976. Un mese dopo (febbraio 1976) vara il suo V governo (monocolore democristiano). Eletto nel luglio 1976 Presidente del Consiglio Nazionale, Moro tenta di sviluppare la “strategia dell’attenzione” preparando la “terza fase” della solidarietà nazionale che prevede il coinvolgimento del Pci e il loro successivo ingresso nella maggioranza.
Il 16 marzo del 1978 Aldo Moro viene rapito in un agguato delle Brigate Rosse mentre si reca in Parlamento dove Giulio Andreotti , quella stessa mattina, deve presentare il suo nuovo governo con i comunisti nella maggioranza. Dopo 55 giorni di sequestro, il 9 maggio Aldo Moro viene ucciso dalle BR.

Hanno detto di lui:

“Probabilmente il grande prestigio che aveva Aldo Moro, la sua stessa autorità avrebbero consentito un dialogo meno avvelenato fra le diverse forze politiche… moro era più saggiamente orientale di chi e' venuto dopo. allo stesso tempo, quando occorreva essere duri, aveva grande capacità di esserlo.” (Giulio Andreotti)

“Lui, lo conoscevo piuttosto poco in realtà. lo avevo incontrato poche volte e soltanto nel corso di riunioni ufficiali. lo vidi una sola volta in privato durante un colloquio a due che si svolse nella casa di un senatore suo amico. lo ricordo come una persona molto gentile. i suoi familiari, che conobbi allora, mi sembrarono sereni, forti e ancora pieni di speranza.” (Bettino Craxi)

“Moro è stato un personaggio straordinario e atipico. mentre la lettura di altri grandi, pensiamo a Togliatti ma anche a De Gasperi, e'interpretabile tutta all' interno della politica, Moro si capisce meglio fuori dalla politica, prima della politica.”
“Moro, per un risultato di lungo periodo, per un progetto più ampio, era capace di tralasciare le convenienze del momento. e' proprio questa capacità che oggi si è persa.”(Mino Martinazzoli)

“Aldo Moro è e resta un maestro di idee, di vita, di intelligenza degli eventi. Dieci anni sono trascorsi dal rapimento di Moro e dalla strage della sua scorta. Ci sentiamo tutti ancora un poco storditi da quella tremenda storia. Ma lo stordimento dell'emozione non è più forte della osservazione fredda di ciò che è mutato nella politica italiana senza Moro. Abbiamo il dovere civile di non dimenticare quei giorni e neppure la lezione da trarne”. (Ciriaco De Mita)

“Nel corso di tutta la sua lunga e complessa vicenda politica cercò innanzitutto di dare una risposta al bisogno della società di essere guidata nel suo svilupparsi e nel suo progredire.”
“Io credo che il contributo maggiore di onore e di rispetto che in questo anniversario decennale del suo rapimento, noi dobbiamo ad Aldo Moro sia quello di far nostra fino in fondo la sua più grande e più duratura lezione: che il dovere primo di chi si impegna nella politica è quello di cercare di dare sempre, con i limiti delle condizioni in cui opera ma anche con l'impegno della sua intelligenza e della sua fede, una soluzione ai problemi della propria gente e una prospettiva di crescita e di sviluppo al proprio paese.” (Giovanni Goria)

“Il suo pensiero e le sue intenzioni hanno lasciato tracce profonde nella Dc. Quella terza fase che Moro intravedeva è, in qualche modo, realmente iniziata.” (Flaminio Piccoli)

“Il professore in lui vinceva sul politico, uno straordinario orgoglio pari a una volontà di comprendere tutto, di non sollevare pregiudiziali di intolleranza verso nessuna diversa esperienza. di qui la sua straordinaria capacità di mediazione che non era mai rassegnazione al fatto compiuto ma invenzione, anticipazione, spesso fantasia. Moro sapeva che la storia italiana era, come diceva Croce, ‘complessa e complicata’. Il suo stile nasceva dalla coscienza di un 'qualcosa' che era al di là delle facili schematizzazioni e contrapposizioni”. (Giovanni Spadolini)

“L'On. Moro ha lasciato nella politica italiana un vuoto che a distanza di dieci anni è ancora incolmato.” (Ugo La Malfa)

“Nulla è stato più come prima. Il tentativo di creare un nuovo equilibrio politico attraverso l'emergenza si è spezzato.”
“Moro partiva dal fatto che due eserciti non possono vincere contemporaneamente la guerra. Egli vedeva Dc e Pci come vincitori congiunti della prova elettorale del 1976 e quindi era portato ad estendere le regole della guerra fredda tra i due grandi blocchi alle regole della coesistenza tra i due maggiori partiti italiani”.
“È vivo il senso della mediazione come fantasia, come intelligenza, come inventiva; e' morto quel tanto di senso della manovra che fu attribuito al moroteismo, anche se egli non ne fu personalmente responsabile”. (Giovanni Spadolini)

“Il dovere di non dimenticare”: Aldo Moro non è personaggio da celebrare o da ricordare solo in momenti speciali, quali le ricorrenze del suo rapimento o del suo assassinio per mano dei terroristi rossi. Delle sue idee, come della sua politica e della sua straordinaria capacità di confrontarsi con gli altri, conviene discutere sempre; tanto ricco è stato il campo delle riflessioni da lui svolte e tuttora largamente da indagare.” (Ciriaco De Mita “il Popolo”)

“A dieci anni di distanza resta come un punto di riferimento lo statista italiano che con la sua vita e con la sua morte, con la sua capacità di confrontarsi con gli altri, ha segnato profondamente la storia del paese”. (Radio Vaticana)

“Il martire che rifiutò di divenire un simbolo”: a dieci anni di distanza, gli anni di piombo sembrano appartenere a un altro paese, a un'altra epoca. Il terrorismo è stato sconfitto, ciò che più conta, il tessuto di connivenza sociali e culturali su cui era cresciuto si è sostanzialmente dissolto. Come avveniva nell'antica Grecia il sacrificio del leader è riuscito ad allontanare la violenza dalla collettività nazionale, a ricompattare i seguaci, a ristabilire i presupposti dell'ordine civile.” (Enzo Forcella “La Repubblica”)

“Ma la democrazia sopravvive”: il giudizio sull'uomo è necessariamente complesso. Si deve dire soltanto, e non è poco, che le condizioni terribili nelle quali venne a trovarsi, a cominciare dal trauma del rapimento, l'isolamento totale da ogni contatto esterno con la minaccia di morte sospesa ogni giorno sul suo capo spiegano quel che disse e fece. Non fu un eroe ? Ma quanti lo sarebbero stati? (Domenico Bartoli “Il Tempo”)

“Le trame oscure di ieri e di oggi”: Moro venne fermato, ma da allora di quante cose in più il paese ha preso coscienza. L'intuizione della necessità di costruire la democrazia compiuta, che unì Moro a La Malfa e a Berlinguer, è oggi più largamente capita anche se è rimasta sospesa.” (Mario Pendinelli ''Il Messaggero'')

“Obiettivo dei terroristi era il rovesciamento dello stato democratico… fare una strage per poter rapire il rappresentante più prestigioso della classe politica italiana, uno dei costruttori della nostra costituzione e quindi uno dei fondatori della nostra repubblica.”
“Moro era il simbolo vivente di questo nostro ordinamento e doveva essere ucciso in una logica perversa che affonda le sue radici nella esaltazione della tirannia e nella cancellazione delle libertà democratiche.” (Nicola Di Cagno)

“L'esperienza politica di Aldo Moro s'intreccia di continuo con le vicende dell'Italia postbellica. Per lunghi tratti le ha anche segnate, con la sua primazia, l'imprescindibilità del suo riferimento…”
“…sempre le ha proposte in termini di qualità, mostrandoci, della politica, i risvolti più nobili, l'introspezione più raffinata, finalizzata ad una crescita complessiva della società”.
“La sua intelligenza è stata, infatti, prevalentemente rivolta alla comprensione dei processi di trasformazione in atto o possibili anche per effetto dei mutamenti prodotti con determinate scelte generali: politiche, economiche, civili. Da uomo di cultura, da studioso dell'ordinamento dello Stato, da cattolico sensibile al progresso sociale e deciso ad affermare la centralità dell'uomo rispetto alla società modernamente organizzata, Aldo Moro si mosse sempre con prudenza e tolleranza: perché era convinto che anche le innovazioni più ardite, alle quali certo non si sottraeva, richiedono equilibrio, saggezza, rispetto per tutte le posizioni presenti in una comunità. Moro faceva tesoro dell'esperienza vissuta dai popolari di sturzo, ne esaltava le battaglie autonomistiche, lo sforzo di affrancamento e, assieme, di maturazione democratica, che giudicava essenziali al passaggio dalla opposizione al Governo della democrazia”.
“Faceva politica con le idee e con la persuasione costruiva e componeva i contrastanti interessi d'una società in crescita.” (Ciriaco De Mita)

“Autentico precursore dei tempi.”
“Un signore della politica e nella politica.”
“Maestro che faceva della parola lo strumento del confronto discreto e rispettoso.”
“Fu figlio del mezzogiorno, una zona alla quale non volle offrire sviluppo in nome dell'esercizio pragmatico del potere, ma legittimità di partecipazione paritaria alla storia del paese per disporre di un sud protagonista di se stesso.”(Giacinto Urso)

“La lezione di Moro è viva e attuale. Così come concreta e attuale è, purtroppo, la terribile presenza del terrorismo, anche se isolato dalla comune coscienza democratica del paese più Aldo Moro acquistava l'esclusiva dell'uomo di equilibrio, dell'artista capace di riportare ad unità i tasselli scomposti e indecifrabili. Nella storia della vita democratica italiana lo statista pugliese, cattolico convinto e coerente, ha sempre svolto questo tipo di lavoro. Lavoro che richiedeva pazienza, attitudine alla riflessione, capacità interpretativa, rischio calcolato degli stessi errori e prezzi da pagare per il risultato voluto. Un uomo, un politico, in una parola, pronto ad interpretare e rispondere alle esigenze reali del momento storico in cui viveva. Ed oggi che Moro non è più tra noi, vittima del suo credo democratico, della sua volontà di cercare più quello che unisce che quello che divide, nelle contese politiche, il suo sacrificio sia di insegnamento e monito a tutti.” (Radio Vaticana)

“La lezione morotea contiene una permanente attualità e stimola e sfida tutti e ciascuno in una condizione, che certo è già mutata e non è più quella di ieri, ma, come ieri, esige tuttora grande capacità di ascolto e altezza di confronti.”
“Egli non ha perseguito disegni astratti. Come De Gasperi, ha creduto nella Democrazia possibile... ragionando di politica, Moro ha fatto politica. Alieno dalla spettacolarità delle iniziative, lontano da improvvisazioni, conversatore umile anche con l'ultima pedina in gioco, perché anche essa, nel gioco, è importante.”
“Fu dunque tollerante e mite quanto determinato e lungimirante. Ciò rende ancora più lancinante il ricordo della sua morte per mano di traditori della Repubblica contro i quali non vi potrà mai essere, per dovere costituzionale, né tregua né abbandono della lotta. Qualcuno ha cercato di spegnere la luce. Ma era impresa vana. La giornata di Aldo Moro non è finita: né per noi, né per la Democrazia italiana. Egli ci insegna la sua testimonianza, il suo straordinario e continuo tentativo di comprendere, di penetrare l'intreccio così complesso e contraddittorio della nostra storia e insieme il suo costante aggancio e il suo forte richiamo ai valori fondanti.” (Ciriaco De Mita)

“Moro non pensò mai la Politica separata dalla Storia e dalla Società, dai suoi movimenti e dai suoi fermenti. Non pensò mai a un governo dei processi sociali che non fosse capace di ascoltare e mediare quel che si muoveva nel profondo della società, nell'animo della gente, nelle sue aspirazioni e nelle sue attese.”
“Sente chiaramente che per fare politica bisogna saper guardare più che mai oltre il proprio campo.''
“Della Costituzione e del metodo democratico Moro è stato sempre tenace assertore esprimendo anche un concetto forte di rappresentanza, che è certo conquista di consensi elettorali ma è e deve essere al tempo stesso, rappresentanza di idee, di attese, di speranze, di valori e di ricchezza umana. Qui vi è un compito di interpretazione e di sintesi dei partiti politici di cui Moro avvertì i problemi nuovi, di difficoltà di funzionamento nel meccanismo della vita politica italiana ma a cui guardò sempre come entità reali, sedi di possibile confronto e ragionamento collettivo che dovevano ritrovare vigore e forza creativa nel contatto con la società.”
“Il cammino futuro del nostro paese, le prove che attendono la nostra democrazia e il nostro sistema politico necessitano ancora di quella intelligenza degli avvenimenti, di quella fiducia nell'uomo e nella sua umanità che furono proprie di Aldo Moro e ne fecero un protagonista autentico e indimenticabile della storia dell'Italia moderna.” (Nilde Iotti)

“Ricordare un uomo della ragione, un uomo che concepiva la politica come il frutto di un'alta riflessione intellettuale, di una ricerca sottile e appassionata delle radici della nostra storia. Chi lo ha rapito sapeva di non colpire solo un leader di partito o un uomo di governo, ma il rappresentante di una certa idea dell'Italia, fondata sul dialogo e sulla collaborazione tra la tradizione cattolica e quella laica, tra le forze di matrice risorgimentale e quelle che, negli ultimi 80 anni, si sono venute progressivamente integrando nello stato creato dalla rivoluzione nazionale e liberale. Un uomo di pace e di mediazione nel più alto senso che possiamo dare a questa parola: una parola che ogni tanto viene stupidamente offesa, quasi che la più alta politica non fosse mediazione, e mediazione tra le forze, non rassegnata accettazione del fatto compiuto. Sul tema delle riforme istituzionali, riforme che potranno attuarsi solo attraverso il complesso delle componenti politiche ideali della vita nazionale, la lezione di Moro resta un punto fermo di equilibrio e di saggezza. Ci torna in mente il suo giudizio sulla Carta Costituzionale alla cui elaborazione tanto aveva contribuito: respingendo la formula 'compromesso' egli preferiva parlare di 'felice convergenza di posizioni'.” (Giovanni Spadolini)

“Desidero richiamare l'azione politica di Aldo Moro, sfociata alla fine degli anni '50 e all'inizio degli anni '60 nella costituzione di un centro-sinistra riformatore, che consentì di dare al paese un periodo di progresso e di benessere, allargando lo spazio delle libertà individuali e sociali. Voglio ricordare il pensiero dello statista, sviluppatosi nella ricerca continua di un collegamento tra le istituzioni e la realtà sociale in movimento, con l'appello insistente al pluralismo, tipico non solo del nostro sistema, ma anche della nostra società.” (Carlo Tognoli)

“Certo è stato colpito l'uomo che era fra i più illuminati in un momento molto particolare della storia della nostra democrazia.”
“Ha sempre sostenuto che una democrazia senza alternativa, come si diceva allora (oggi diciamo alternanza), è zoppa.” (Nicola Mancino)

“Moro è stato e resta, in questo senso, un pezzo importante della nostra memoria nazionale [...] Rispettare oggi Moro significa saper raccogliere l'insegnamento di quella generazione, rispettarne i sacrifici e fare noi, oggi, la nostra parte come loro la seppero fare ieri.” (Romano Prodi)

“Dopo la tragica scomparsa di quest'uomo (Aldo Moro), la Dc è divenuta oscillante e preoccupata e, via via, si è dimostrata sempre più irresponsabilmente propensa ad allungare i tempi all'infinito e, intanto, a profittarne.” (Enrico Berlinguer)

“Se ho i capelli bianchi e le macchie sulla pelle è per questo. Perché mentre lasciavamo uccidere Moro, me ne rendevo conto. Perché la nostra sofferenza era in sintonia con quella di Moro.” (Francesco Cossiga)

“Mi è insopportabile la sua lentezza, il suo dire polivalente ed ermetico: e mi pare si comunichino a tutta la vita di questo paese. Ma basta, ad accendermi una certa simpatia, il sentire che non è un cattolico-ateo, in questo paese di cattolici-atei (di un ateismo, voglio dire, inconsapevole ma attivo).” (Leonardo Sciascia)

“Il meno implicato di tutti.” (Pier Paolo Pasolini)

da fondazioneitaliani.it
 
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