| Cosa Rossa, standing ovation per Ingrao Vendola il più applaudito dei leader Giordano: "Ricostruire un rapporto con il governo, ma nuovo accordo di programma" Mussi: "150 parlamentari contano più di Dini". I Verdi non cantano "Bella ciao"
Cosa Rossa, standing ovation per Ingrao Vendola il più applaudito dei leader
Pietro Ingrao ROMA - Il grande vecchio che alla fine decide di non lasciare soli i giovani e gli fa la predica: "Fate presto perché la vostra unità urge e il Paese ne ha bisogno". Il giovane leader, l'unico che ha saputo vincere e che sembra tenere insieme governo di una regione come la Puglia e urla dal palco: "Serve il coraggio di una nuova nascita". Una benedizione, un passaggio di testimone quello tra Pietro Ingrao e Nichi Vendola nella seconda giornata degli Stati generali della sinistra radicale, la Sinistra Arcobaleno. Due punti fermi nella nascita di questa federazione che dovrebbe dare più peso alla parte sinistra della coalizione. Due punti fermi in un oceano di difficoltà.
Difficoltà politiche e di rappresentanza: il malpancismo per continuare a far parte di un governo che non sembra, a detta loro, incidere abbastanza sui temi come precariato e stato sociale. Un mal di pancia che ormai, dopo le dichiarazioni di Bertinotti a Repubblica della settimana scorsa, sembra diventato un'ulcera. Anche se la due giorni della Fiera di Roma sono almeno serviti a mitigare lo strappo. Dal palco il segretario di Rifondazione Giordano ha ribadito che è "utile ricostruire un rapporto politico con il governo a partire però dalla definizione di un nuovo accordo di programma", ma che la verifica a gennaio è necessaria.
Difficoltà legate al senso di impotenza di fronte a episodi come gli incidenti sul lavoro di Torino, Lazio e Campania che fanno urlare di rabbia la platea romana che dedica un minuto di silenzio e senza luci ai compagni morti.
Difficoltà di coalizione, accentuate dall'ultimo scontro con la cattolica Binetti. Dice il leader della Sd Fabio Mussi: "150 parlamentari contano di più di Dini, Binetti e Manzione". Gli fa eco Diliberto dei Comunisti italiani riferendosi alla norma contro l'omofobia inserita dal Prc al Senato nel pacchetto sicurezza: "Su questa norma di civiltà non si torna indietro. Alla Camera non verrà modificata".
Difficoltà sulla politica estera. Annuncia linea dura sulla base di Vicenza il presidente dei Verdi Alfonso Pecoraro Scanio che, rivolgendosi ai manifestanti di "No Dal Molin" presenti, assicura che "verrà fatto del tutto perchè i lavori della base non vengano fatti".
E poi, l'ultima, grande immensa difficoltà: non dividersi. Questo chiede Ingrao: "Mi auguro che venga una spinta grande all'unità della sinistra. Faccio una raccomandazione perché i vecchi fanno sempre prediche e la mia raccomandazione è una: fate presto perché la vostra unità urge e il Paese ne ha bisogno. Abbiamo davanti agli occhi qual è la condizione tragica del lavoro ancora oggi in Italia. In nome delle vittime di Torino, in nome di ciò che rappresentano lancio qui una parola, un grido: unitevi, unitevi e fate presto perchè i problemi che avete dinanzi sono brucianti e non possiamo attendere ancora.
Unità che forse soltanto Vendola può garantire a giudicare da come parla dal palco e dalle interruzioni degli applausi. Secondo Vendola la prima cosa da fare è iniziare una vera e propria battaglia contro la precarietà: il confine "in cui è bloccata la gioventù". Quindi un duro attacco contro il protocollo del welfare "che non si può accettare" perché non combatte, appunto, la precarietà che "uccide il senso delle cose e determina la morte del proletariato".
Finisce con "Bella ciao". Tutti cantano dal palco, tranne i Verdi. Spiegano il loro silenzio osservando che non è una canzone che appartiene direttamente alla loro cultura."Io stavo aspettando un'altra canzone: 'Il vento soffia ancora' di Pierangelo Bertoli, che però non è arrivata. Pazienza, sarà per la prossima volta...". Unità, appunto.
(9 dicembre 2007)
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