Rappresentante di Putin:"Afghanistan un narcostato"

« Older   Newer »
  Share  
L'Avvocato del Diavolo
view post Posted on 28/12/2007, 18:52




www.aduc.it


28-12-2007, ore 14:50:27

Russia. Rappresentante anticrimine di Putin: l'Afghanistan e' ormai un narcostato


L'Afghanistan si sta trasformando in un vero e proprio narcostato, che mette a rischio la stabilità dell'Asia centrale e crea un enorme problema sociale nella Russia. Per questo motivo, Mosca vorrebbe assumere un ruolo nel controllo delle frontiere di quel tormentato Paese: un'ipotesi che riporterebbe il Cremlino in un teatro che l'ha visto protagonista in passato e attualmente semplice spettatore della politica statunitense.

La preoccupazione russa è stata ribadita oggi da Anatoly Safonov, rappresentante speciale del presidente Vladimir Putin per la cooperazione internazionale nella lotta al crimine e al terrorismo transfrontaliero. "Quest'anno è atteso un nuovo raccolto record in Afghanistan: 8mila tonnellate di oppiacei", ha detto Safonov in una conferenza stampa a Mosca, ripresa dall'agenzia Interfax. "Stiamo rilevando una fusione tra la minaccia della droga e quella del terrorismo" in Afghanistan, che a parere di Mosca è ormai "un narcoStato all'ultimo stadio".

Secondo il rapporto 2007 dell'agenzia Onu che si occupa del controllo del narcotraffico, la UNODC diretta da Antonio Maria Costa, l'Afghanistan produce qualcosa come il 90 per cento dell'eroina mondiale, con picchi di produzione soprattutto nel sud-est del paese. Questo vuol dire che la gran parte dell'eroina afgana segue il percorso Iran-Pakistan verso l'Europa e attraversa i Balcani. Tuttavia, almeno un quinto della produzione prende la strada del Nord, diretta in Russia attraverso l'Asia centrale. Di questa solo il 10 per cento viene intercettata dalle forze di polizia. "In particolare questo basso livello d'interdizione apre la possibilità che grandi forniture avvengano sotto la protezione della corruzione e che i sequestri semplicemente interessino i piccoli trafficanti che tentano di operare senza questa protezione".

La Russia ha uno dei più alti tassi di consumo di oppiacei al mondo. "Un 2% stimato della popolazione adulta annualmente fa uso di eroina o di uno dei tanti derivati artigianali dell'oppio", si legge sul rapporto dell'agenzia Onu. Questo significa che ci sono circa 1,6 milioni di consumatori russi, per un valore di 1,5 miliardi di dollari.

L'Afghanistan, Paese altamente instabile e interessato al centro d'un conflitto tra la NATO e le forze a essa alleate e il movimento islamico fondamentalista dei talebani, è da oltre 30 anni teatro di guerra. Una popolazione duramente provata economicamente, un controllo centrale assai lasco, fanno sì che la diffusione della coltivazione del papavero si sia estesa negli ultimi anni in maniera incontrollabile. L'ultimo dato nelle mani dell'UNODC, relativo al 2006, riferisce di oltre 165mila ettari dedicati al papavero, pari al 3,65 per cento delle terre coltivabili, con una variazione del +59 per cento rispetto al 2005. Per quanto si sia prodotto uno sforzo per sradicare queste coltivazioni, nel 2006 si è riusciti a raggiungere solo 15.300 ettari. Delle 28 province afgane, in 26 si produce il papavero.
Su una popolazione di 23 milioni circa, sono 2,9 milioni (448mila famiglie) quelle che vivono di oppio. Con un incremento sul 2005 vicino al 50 per cento.

Al boom della produzione, negli ultimi anni, non ha tuttavia trovato corrispondenza un incremento dei profitti per le famiglie dei produttori. Nel 2006 le entrate pro-capite da oppio sono state 260 dollari annui con un calo, rispetto all'anno precedente, del 7 per cento. Questo a causa del crollo dei prezzi. Per l'oppio secco, i produttori afgani hanno ricevuto -in base alla rilevazione UNODC di marzo 2007- 138 dollari al chilo. Nel 2002 il prezzo era di oltre 550 dollari.
Questo vuol dire che negli ultimi anni c'è stata una vera e propria invasione di eroina afgana a buon mercato che s'è riversata sui mercati e, tra questi, in quello dell'Asia centrale e della Russia.

La droga afgana, una volta arrivata ai confini settentrionali, viene presa in consegna dai gruppi del Paese di transito. A ogni confine avviene una compravendita. L'UNODC ha rilevato che, pur esistendo gruppi di trafficanti internazionali, di fatto sono network nazionali che, indipendentemente, gestiscono il loro traffico nei paesi intermedi: i tagiki in Tagikistan, i kazaki in Kazakistan, i turkmeni in Turkmenistan.

Al confine nord dell'Afghanistan, i traffici possono scegliere tre "vie": quella del Tagikistan, quella dell'Uzbekistan e quella del Turkmenistan. Difficile dire quale sia la preferita.
Basandosi solo sui sequestri, il Tagikistan parrebbe il percorso più battuto, visto che il 78 per cento delle intercettazioni avviene nel territorio di questo paese. Tuttavia, questo potrebbe essere dovuto a un migliore lavoro effettuato dalle forze di polizia tagike. E, comunque, ben poco si sa sui traffici che avvengono in un Paese come il Turkmenistan, che soffre di alti livelli di corruzione. Meno battuta, invece, dovrebbe essere la via uzbeka: Tashkent ha una frontiera di soli 135 km con l'Afghanistan e ha istituzioni più attente.

L'eroina poi passerebbe in Kirghizistan, altro paese povero e instabile, per dirigersi verso il Kazakistan, che ha un accordo d'unità doganale con Russia, Bielorussia e Ucraina. Questo vuol dire che le merci, una volta arrivate in territorio kazako, possono circolare liberamente paesi come se fossero trasporti nazionali negli altri tre paesi.

E' inoltre un fatto noto che gruppi islamici fondamentalisti sono implicati nel traffico di stupefacenti. Il rapporto UNODC, in particolare, ne individua uno: il Movimento islamico dell'Uzbekistan. Il gruppo, pur avendo subito duri colpi dopo l'11 settembre 2001, è ancora forte nella Valle di Ferghana, un'area condivisa da Tagikistan, Uzbekistan e Kirghizistan, che è da sempre un punto nevralgico dei traffici di droga.

Una volta arrivato in Russia, il traffico è difficilmente intercettabile. I sequestri, per il 95 per cento al di sotto dei 6 chilogrammi, dimostrano che il traffico è estremamente parcellizzato, nelle mani di microgruppi criminali. Insomma, praticamente impossibile per Mosca riuscire a contenere il fenomeno, se non chiudendo la via del narcotraffico.

Questa possibile strategia, tuttavia, si scontra con la specificità geopolitica dell'Asia centrale. L'Afghanistan dal 2001 è nella sfera d'influenza degli Stati uniti e della NATO, presente nel Paese con le proprie forze militari. Sergei Ivanov, il primo vicepremier, quando era ancora ministro della Difesa, ha chiesto all'Alleanza atlantica di poter cooperare nel controllo della frontiera tra l'Afghanistan verso i paesi dell'ex Unione sovietica attraverso l'Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva (CSTO). "Due membri della CSTO -dichiarava a marzo all'agenzia di stampa RIA-Novosti l'allora ministro- Tagikistan e Uzbekistan, condividono i confini con l'Afghanistan e sono importanti percorsi per i trafficanti di droga. Eroina e altre droghe dall'Afghanistan invadono la Russia e gli altri paesi ex sovietici dagli anni '90". Sostanzialmente, dalla fine dell'occupazione sovietica dell'Afghanistan. "Combinando i potenziali della CSTO e della NATO - proseguiva - sui due lati del confine afgano, io credo che potremo ottenere buoni risultati"

Più recentemente, parlando a metà settembre a Soci a un gruppo di accademici e giornalisti, Putin è tornato sull'argomento in maniera ancora più esplicita. "L'Afghanistan ci preoccupa: la stabilizzazione procede molto lentamente, troppo. La minaccia della droga è in continua crescita e non procede neppure la stabilizzazione sul confine con il Pakistan", lamentava il presidente. "Noi speriamo nel successo dei partner occidentali, ma i confini con l'ex Urss sono piuttosto trasparenti e non vorremmo una nuova situazione che ci veda costretti a tornare a influire sugli affari afgani".
 
Top
0 replies since 28/12/2007, 18:52   138 views
  Share