| Prodi apre la verifica dell'Unione Il tavolo parte dall'economia
Parte la verifica di governo e il premier Prodi sceglie di cominciare dall'economia. Il vertice di oggi sarà affollato: saranno in 38 tra leader di partito, capigruppo e ministri, a sedersi al tavolo ed è difficile che si arrivi a decisioni concrete. Sarà piuttosto un primo giro d'orizzonte. L'obiettivo di Prodi è di evitare aut-aut, ma uscire con una linea condivisa e avendo stabilito criteri di massima per la ripartizione delle risorse.
Il presidente del Consiglio, che aprira' la riunione con una relazione, e' ottimista; e' infatti convinto che l'obiettivo sia comune e che quindi, al di la' delle differenze tra le anime dell'Unione, la mediazione sia possibile e il punto di caduta si trovera'. ''Bisogna voler bene all'Italia e per questo - e' la convinzione di Prodi - serve compattezza per trovare le migliori soluzioni''.
Sara' un discorso di prospettiva, senza dettagli tecnici quello con il quale il presidente del Consiglio accogliera' gli alleati. Rilancera' la convinzione che in Italia sia arrivato il momento di siglare un nuovo patto tra governo e parti sociali. Rivendichera' i piu' che buoni risultati ottenuti sul fronte dei conti pubblici, ma sottolineando la necessita' di proseguire su questa strada. E' chiaro infatti, spieghera', che se il debito scende, scendono gli interessi da pagare e quindi le risorse possono essere spostate su altre poste. Il governo, dira' Prodi, ha ben chiari i problemi che le famiglie italiane devono affrontare, a partire dal crollo del potere d'acquisto dei salari. Un punto considerato una priorita' dalla sinistra dell'Unione.
D'accordo sui principi, mettere nero su bianco l'intesa per la maggioranza sara' pero' piu' difficile. L'eterno confronto fra l'ala riformista e quella radicale della sinistra e' destinata a tornare alla ribalta. La speranza e' che i toni non si facciano esasperati. Il problema si porra' quando si entrera' nei dettagli, come preannuncia il dibattito sugli sgravi sui redditi e sul nodo della produttivita'. La sinistra punta a svincolare completamente questi due elementi, mentre alcuni ministri tra cui quello del Lavoro Cesare Damiano sono convinti che nel terzo millennio non si possa seguire altra strada che quella di tenerli insiemi. Walter Veltroni, pero', ha gia' pronta una possibile mediazione. Riunito in serata una sorta di pre-vertice in salsa Pd, spunta una strategia in due tempi: prima aumentare i salari piu' bassi e poi, in una seconda fase, legare il rinnovo dei contratti alla produttivita'.
Per il presidente del Consiglio, comunque, domani di paletti non ve ne saranno. Il tavolo sara' aperto. Nessuno arrivera' con provvedimenti preconfezionati. La parola d'ordine del governo sara': ascolto. Una disponibilita' che, nelle intenzioni di Prodi, non vuol dire fermarsi alle 'chiacchere'. Il premier punta infatti a individuare le proposte su cui lavorare. Certo le cifre esatte delle risorse non sono a disposizione. Quindi nessuna conferma ufficiale che i numeri circolati in questi giorni, intorno a i 10 miliardi, siano corretti. E' troppo presto, occorrera' attendere ancora.
Una cosa e' certa, Palazzo Chigi vuole evitare che si riapra il balletto sulle cifre, come all'epoca del primo 'tesoretto'. Il rischio e' che le polemiche facciano premio, facendo cadere in un cono d'ombra quello che il Professore gia' considera un successo: il fatto di sedersi a un tavolo per discutere della redistribuzione delle risorse. La prova provata che la politica economica dei suoi 20 mesi di governo e' stata virtuosa.
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