"Sì a sms da telefono aziendale"

"Sì a sms da telefono aziendale"
Cassazione respinge un licenziamento

Niente licenziamento per il dipendente che manda qualche sms dal cellulare aziendale, soprattutto se i colleghi che hanno commesso la stessa "scorrettezza" hanno ricevuto sanzioni più miti. Così la Suprema Corte ha respinto il ricorso con il quale Telecom chiedeva che fosse licenziato un dipendente, perché aveva "contravvenuto al divieto di inviare messaggi scritti per ragioni personali con l'apparecchio telefonico portatile di servizio".

Confermando la sentenza della Corte d'appello di Napoli, che aveva annullato il licenziamento "per giusta causa disciplinare", la Cassazione ha dunque sancito il reintegro del dipendente Telecom, considerando sproporzionata la sanzione inflitta dall'azienda. In altri casi simili, infatti, il datore di lavoro si era comportanto diversamente, infliggendo soltanto sospensioni di qualche giorno o lasciando impunita l'infrazione.

Nello specifico, per la Suprema Corte la Corte d'appello ha ritenuto esattamente "che la discrezionalità del datore di lavoro nel graduare la sanzione disciplinare non equivalga ad arbitrio e che perciò egli debba illustrare in forma persuasiva le ragioni che lo inducono a ritenere grave il comportamento illecito del dipendente, tanto da giustificare la più grave delle sanzioni".

"Altrettanto esattamente - si legge nella sentenza dei giudici di Piazza Cavour - la Corte prescindendo da un'asserita assenza del dovere di trattare i lavoratori nello stesso modo, ha ritenuto che l'inflizione di sanzioni conservative ad altri lavoratori per fatti illeciti analoghi inducano a ritenere sproporzionato il licenziamento".