Delinquenza statale: ora l'UE ci sanzionerà per l'emergenza rifiuti

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L'Avvocato del Diavolo
icon7  view post Posted on 1/2/2008, 10:10




Ho sentito che si parla di una multa da 700.000 € al giorno. :-:

Rifiuti Campania, Ue avanti con procedura di infrazione
giovedì, 31 gennaio 2008 9.21 137



BRUXELLES/NAPOLI (Reuters) - La Commissione Ue ha annunciato oggi che andrà avanti con la procedura di infrazione contro l'Italia per la gestione della crisi dei rifiuti a Napoli mentre proseguono le proteste degli abitanti in Campania.

La mossa di oggi è l'ultimo passo prima che Bruxelles porti l'Italia davanti alla Corte di giustizia europea, il tribunale Ue più alto.

"Vista la situazione di urgenza e gravità, la Commissione dà all'Italia un mese per rispondere invece che i soliti due mesi", aggiunge la nota.

La Commissione aveva aperto una procedura di infrazione contro l'Italia la scorsa primavera per il mancato rispetto della legislazione Ue sui rifiuti, in base a precedenti mancate raccolte della spazzatura in Campania.

Centinaia di tonnellate di rifiuti, ammassate per le strade del capoluogo partenopeo e provincia da oltre un mese, hanno innescato proteste di massa.

Oggi la polizia ha bloccato un uomo che ha tentato di darsi fuoco davanti alla sede del Commissariato per l'emergenza rifiuti mentre a Marigliano, dove nei giorni scorsi si sono registrati scontri con le forze dell'ordine, sono stati messi in atto blocchi stradali e ferroviari.

Intanto una fonte vicina al Commissariato ha detto a Reuters che la discarica di Montesarchio, in provincia di Benevento, sarà l'unico sito a non entrare in funzione tra i sei individuati nel piano del Commissario straordinario ai rifiuti, Gianni De Gennaro.

Secondo quanto riferito, dopo i rilievi tecnici e i sopralluoghi effettuati nei vari siti previsti nel piano De Gennaro, tra le discariche da riavviare, "solo Montesarchio" non è risultata idonea.
 
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L'Avvocato del Diavolo
view post Posted on 1/2/2008, 11:19




"La Repubblica", VENERDÌ, 01 FEBBRAIO 2008

Pagina 1 - Prima Pagina

L´analisi

Perché sono tutti colpevoli

CARLO BONINI

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Melito. Casoria. Pozzuoli. Quarto. La via Campana. Nella catastrofe dei rifiuti il tempo scorre, ma è immobile. Non c´è ieri. Non c´è oggi. Perché questo presupporrebbe che si fosse risposto, ieri, a domande cui nessuno, oggi, ha ancora voglia di rispondere.

Come è potuto accadere? Chi ha consegnato la Campania e con lei il Paese intero alla sua sventura, alla sua umiliazione? E perché?
«Non esistono innocenti», è la risposta che si raccoglie nell´epicentro del dramma, come nella sua periferia, il Parlamento, dove tanto inutilmente quanto ciclicamente ne è stato annunciato l´epilogo (da ultimo il 19 dicembre scorso) da tre diverse commissioni di inchiesta (nella tredicesima, quattordicesima e quindicesima legislatura). È una finzione. La catastrofe non è una notte in cui tutti i gatti sono neri. Dove, con tratto molto italiano, le responsabilità sono "sistemiche" e dunque anonime. La catastrofe ha dei padri. Ha un suo incipit. Di cui, purtroppo, le migliaia di tonnellate di rifiuti che ancora avvelenano le strade che vedete in queste foto sono solo la coda.
L´incipit è un Grande Progetto che si è fatto mostro e che oggi, ha un nome che tutti hanno imparato a conoscere: "ecoballe", il combustibile da rifiuti ("CDR") per la produzione di energia, il "rifiuto dei rifiuti", il suo prodotto "nobile". Doveva essere l´oro di Napoli e ne è oggi la tomba. Ha schiantato il sistema, "il ciclo", come lo chiamano gli addetti. Ne ha semplicemente cancellato l´esistenza. Doveva alleggerire la pressione sulle discariche per finire in due inceneritori che lo avrebbero trasformato in ricchezza. È ridotto a immenso bolo di materia marcescente, irriciclabile, che ostruisce, a valle, ogni possibile sbocco di ciò che continua a essere prodotto a monte (7 mila tonnellate di rifiuti al giorno). Di ecoballe se ne contano almeno 6 milioni e mezzo da oltre una tonnellata ciascuna, 43 volte la volumetria dello stadio san Paolo. Se ne impilano ogni giorno 2.500 di nuove. Per incenerirle non sarebbero sufficienti i prossimi 33 anni. Divoreranno ogni nuovo metro cubo utile di discarica che il prefetto Gianni De Gennaro riuscirà (forse) ad aprire.
Le trincee di Melito, Pozzuoli, Casoria, Quarto, sono le escrescenze del mostro. Ne testimoniano la storia. Che ha le stimmate di un grande gruppo industriale del Paese, Impregilo, e della famiglia, i Romiti, che l´ha guidato nell´avventura campana. Che racconta di una gara d´asta (1999) assai singolare. Di come, chi e perché, a Roma e a Napoli, nel centro-destra e nel centro-sinistra, negli uffici del commissario straordinario all´emergenza, ha ritenuto conveniente, soltanto sette anni fa, una scommessa industriale politicamente subalterna, che nel suo atto costitutivo aveva scritte le ragioni del suo sicuro fallimento, tecnico e finanziario. Per la quale la Procura di Napoli ha incriminato i vertici di Impregilo (interdicendone la partecipazione a gare pubbliche per un anno e sequestrandone i beni per 780 milioni di euro), il governatore della Campania Antonio Bassolino e i tecnici del commissario straordinario per una truffa che si è fatta disastro ambientale (nell´assoluto disinteresse, il processo da 64 faldoni, 200 mila pagine e 28 imputati, è nella fase della sua udienza preliminare).
In queste cinque settimane, nelle cronache del dramma, lo sguardo è rimasto fisso ai cassonetti, la storia del mostro, i nomi dei suoi protagonisti, sono come evaporati. Se evocati, se ne sono piccatamente risentiti. Torniamo a farne qualcuno: Cesare Romiti; Antonio Bassolino (governatore della Campania e commissario straordinario all´emergenza dal 2000 al 2004); due diversi ministri dell´ambiente in governi di centro-sinistra - Edo Ronchi e Willer Bordon - un ministro dell´ambiente di centro-destra (Matteoli), Antonio Rastrelli (ex governatore della Campania nella stagione che precede quella di Bassolino); i tecnici (non sono molti) di un commissario straordinario all´emergenza che, oltre ad essere stato un centro di spesa fuori controllo (oggi si procede alla sua liquidazione), ha operato per almeno cinque anni (2000-2005) in perenne conflitto di interesse.
Eppure, la storia non è poi così complessa. È solo impresentabile. Nel 1999, Impregilo, azienda che ha sin lì costruito solo ponti e strade e non sa neppure cosa sia un cassonetto, vince una gara per il nuovo ciclo virtuoso di smaltimento (ecoballle e inceneritori) che impone di premiare i meno capaci tecnicamente. È preferita all´Enel (che ottiene il doppio del punteggio tecnico), perché offre una tariffa stracciata - 83 lire per chilogrammo di rifiuto smaltito - di cui, curiosamente, quando le buste dell´incanto devono essere ancora aperte l´allora e attuale direttore generale del ministero dell´Ambiente, Gianfranco Mascazzini, vaticina in pubblici convegni a Milano già l´importo (Mascazzini sarà il primo dei dirigenti a essere riconfermato dal ministro Pecoraro Scanio, lo stesso che, nei giorni in cui manifestava contro l´inceneritore di Acerra e nel mettere poi piede al ministero ne chiedeva e prometteva la cacciata). È preferita all´Enel, perché Impregilo, in quegli anni, non è solo mattoni e movimento terra. È, quando mancano soltanto dieci mesi alla resa dei conti elettorale (le elezioni 2001), il gruppo Rizzoli-Corriere della Sera. Perché risponde a un criterio di economicità che non si pone la domanda più semplice (come è possibile assicurare a un prezzo così basso un servizio che funziona?) e che mette d´accordo tutti. Governatori campani di centro-destra (Antonio Rastrelli) e centro-sinistra (Antonio Bassolino). Ministri della Repubblica dell´Unione (Edo Ronchi e Willer Bordon) e del Polo (Matteoli). E naturalmente Impregilo, che è certa (come del resto avverrà), una volta vinta la gara, di poter rinegoziare a mano libera un contratto di cui a tal punto non onorerà l´oggetto, da dover essere rescisso (2005), a catastrofe ormai compiuta. Anche perché, gli uffici del commissario straordinario all´emergenza, che ne dovrebbero sorvegliare gli adempimenti, ne sono una dependance. Dove, per dirne una, chi (Salvatore Acampora) aveva scritto il capitolato di appalto della gara vinta da Impregilo, ne sarebbe diventato, regolarmente retribuito (un miliardo e mezzo di lire), "ingegnere capo" responsabile per l´inceneritore di Acerra. Dove, per dirne un´altra, il responsabile del progetto tecnico che avrebbe dovuto regalare alla Campania un nuovo ciclo dei rifiuti (il professore Raffaele Vanoli) apriva i suoi uffici ai generosi consigli di un figuro come Mario Scaramella, il futuro calunniatore della Commissione Mitrokhin. Dove lo studio legale (avvocato Enrico Soprano) incaricato di curare l´interesse della cosa pubblica, contemporaneamente curava gli interessi della sua controparte, Impregilo.
Melito. Casoria. Pozzuoli. Quarto. La via Campana. Non c´è un oggi, perché gli è stato rubato ieri.
 
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