Darfur, arrivano i caschi blu

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L'Avvocato del Diavolo
view post Posted on 1/2/2008, 10:13




Esteri

DARFUR/ POLIZIA ONU TORNA NEI CAMPI SFOLLATI: "ULTIMA SPERANZA"
Comandante: si rischia fallimento se non arrivano uomini e mezzi
postato 3 giorni fa da APCOM


Abou Shouk (Sudan), 28 gen. (Ap) - Due madri sfollate affidano i loro bambini a un ufficiale della polizia Onu e si stringono per una fotografia; altri poliziotti Onu aiutano altre donne a riempire i loro recipienti di acqua. Immagini dal Darfur, impensabili fino a qualche settimana fa, che dimostrano come la nuova forza di pace congiunta Onu-Unione africana stia avendo successo nei campi sfollati della regione sudanese. Anche se i più alti ufficiali ammoniscono sul rischio di un fallimento dei berretti blu se non verranno inviati presto più uomini e mezzi.

Un giornalista dell'Associated Press è stato il primo cronista internazionale a poter seguire per una settimana il lavoro dei peacekeeper nei campi. La nuova forza di pace, composta da militari e poliziotti, ha iniziato a dispiegarsi nella regione all'inizio di gennaio. Il Consiglio di Sicurezza dell'Onu ha autorizzato 26.000 peacekeeper, ma al momento se ne contano solo 9.000, di cui 7.000 della precendente missione di pace dell'Unione africana (Ua), presente sul terreno dal 2004. "Il colore del berretto e il nuovo mandato ha cambiato tutto", ha detto il sovrintendente di polizia Eze Emmanuel, nigeriano, mentre pattuglia il campo di Abou Shouk, alle porte della città di El Fasher, capitale del Darfur del Nord.

Sono 90.000 i civili che hanno trovato rifugio nel campo di Abou Shouk, considerato fino a qualche settimana fa zona off-limit. Molti peacekeeper, disarmati, erano stati attaccati o cacciati dal campo perchè incapaci di rispondere alle richieste degli sfollati. Una volta lanciata la missione di pace congiunta (Unamid), la sicurezza del campo è stata posta come prioritaria. Pattuglie non armate controllano almeno due volte al giorno i campi, precisa il sovrintendente David Eklu, dal Ghana. "Stiamo operando per arrivare ad avere una presenza di 24 ore al giorno per tutti e sette i giorni della settimana", ha aggiunto. Tuttavia, al momento mancano gli uomini, e i più alti funzionari di Unamid lanciano l'allarme sul rischio di fallimento. Oggi sono presenti solo 1.400 dei previsti 6.000 poliziotti, e il Bangladesh è l'unico paese ad aver inviato le truppe. Ancora più urgente è il dispiegamento degli altri 13.000 militari previsti, a fronte dei 7.000 presenti, e dei mezzi logistici, elicotteri in particolare, che l'Occidente tarda a inviare.

Allo stato attuale, "possiamo solo adempiere a parte del mandato Unamid", ha ammesso il comandante della missione, il generale Martin Agwai. Il conflitto scoppiato nel febbraio 2003 ha lasciato senza casa circa 2,5 milioni di persone, rifugiatesi nei campi sfollati presenti in Darfur e nei paesi vicini, Ciad e Repubblica Centrafricana. Oggi, le pattuglie Unamid sembrano più impegnate a rincuorare i rifugiati che a contrastare la criminalità che si è diffusa nei campi. I militari girano per i campi, stringono mani e discutono con gli anziani, nell'ambito di quella che viene definita "una strategia per alimentare la fiducia". "E' la prima cosa, ma dimostra che noi siamo qui per aiutarli - dice un poliziotto mentre aiuta una donna a trasportare il suo carico di acqua - noi siamo esseri umani come loro, sentiamo le loro sofferenze. Vogliamo che riconoscano le nostre facce e i nostri nomi, che ci conoscano". La missione sta inoltre preparando i piani per rilanciare le cosiddette "pattuglie per la legna", a tutela delle donne che si allontanano dai campi per raccogliere la legna necessaria per cucinare e che spesso rimangono vittime di violenze sessuali durante il tragitto. Il sovrintendente Eklu auspica di poter lanciare presto anche corsi per insegnare alla polizia sudanese e ai ribelli "a rispettare i diritti umani e lo stato di diritto".

Il comandante Agwai ha sottolineato che la sfida principale sarà quella di soddisfare le aspettative degli sfollati con le forze limitate a disposizione. Il tempo c'è, aggiunge, e molto probabilmente gli sfollati tollereranno ancora per un po' il livello di violenza e insicurezza, ma occorre che contemporaneamente vengano dispiegate le forze Onu-Ua. Altrimenti si rischia "un'eruzione vulcanica" contro la missione, qualora dovessero avvenire massacri e Unamid si rivelasse incapace di tutelare i civili. "Se hanno aspettato cinque anni, possono aspettare ancora cinque mesi - ha detto il comandante - e alla fine cominceranno a vedere cambiamenti sul terreno". Ad Abou Shouk, un leader tribale, Omda Hussein Itzakh, volge sguardi inquieti ai peacekeepers che conversano con la polizia sudanese all'entrata del campo, ma si dice contento del ritorno dei caschi blu. "Sappiamo che è la nostra ultima opportunità, per questo speriamo che siano seri nel darci aiuto", sottolinea.
 
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