Aborto, documento dei ginecologi, "Il feto deve essere rianimato"

« Older   Newer »
  Share  
SocialEma
view post Posted on 3/2/2008, 13:32




Aborto, documento dei ginecologi
"Il feto deve essere rianimato"

ROMA - "Un neonato vitale, in estrema prematurità, va trattato come qualsiasi persona in condizioni di rischio, e assistito adeguatamente". Così si legge in un documento congiunto, firmato dai direttori delle cliniche di Ostetricia e Ginecologia di tutte e quattro le facoltà di Medicina delle università romane: La Sapienza, Tor Vergata, la Cattolica e il Campus Biomedico. Secondo i cattedratici, infatti, "con il momento della nascita la legge attribuisce la pienezza del diritto alla vita e, quindi, all'assistenza sanitaria". Di fatto, nel caso in cui un feto nasca vivo dopo un'interruzione di gravidanza, il neonatologo deve intervenire per rianimarlo, "anche se la madre è contraria, perché prevale l'interesse del neonato".

Il documento è stato presentato al termine di un convegno, promosso dalle stesse cattedre, all'ospedale Fatebenefratelli di Roma, in occasione della Giornata della Vita. "Nell'immediatezza della nascita - afferma Cinzia Caporale, biologa e membro del Comitato nazionale di Bioetica - il medico deve agire in scienza e coscienza sull'opzione di rianimare, indipendentemente dai genitori, a meno che non si palesi un caso di accanimento terapeutico".

Nel documento, il caso degli aborti dopo la 22esima settimana non viene esplicitamente citato, ma la presa di posizione ricalca le preoccupazioni già espresse dai vescovi italiani, riguardo ai casi di interruzione volontaria di gravidanza dopo il quarto mese, quando cioè le moderne tecniche di rianimazione consentirebbero di mantenere in vita il feto.

"L'attività rianimatoria esercitata alla nascita - si legge nel testo - dà il tempo necessario per una migliore valutazione delle condizioni cliniche, della risposta alla terapia intensiva e delle possibilità di sopravvivenza, e permette di discutere il caso con il personale dell'Unità ed i genitori". Tuttavia, concludono i firmatari, "se ci si rendesse conto dell'inutilità degli sforzi terapeutici, bisogna evitare a ogni costo che le cure intensive possano trasformarsi in accanimento terapeutico".

Il medico, quindi, come precisa Caporale, deve rianimare sempre. Nell'ipotesi in cui il feto sopravviva all'aborto "non ritengo necessario chiedere il consenso della madre - sottolinea la biologa membro del Comitato nazionale di bioetica - in questo caso infatti si esercita un'opzione di garanzia con cui si tutela un individuo vulnerabile e fragile, qual è il neonato, in una fase in cui non si hanno certezze cliniche". "Secondo me - aggiunge - si può presumere lo stato di abbandono giuridico del neonato da parte della madre, che ovviamente può tornare indietro sulla sua decisione".

"Non si può decidere di assistere un neonato solo in base alla settimana di gravidanza - spiega Domenico Arduini, direttore della Clinica ostetrica e ginecologica di Tor Vergata - ma in base alla patologia della madre e del figlio. Un bambino nato alla 21esima settimana non sopravvive, ma già a partire dalla 22esima ha tra il 14 e il 26% di possibilità". Salgono le aspettative di vita dalla 23esima settimana: "Al primo giorno le probabilità oscillano tra il 30 e il 47% - dice Giuseppe Noia, docente di Medicina prenatale alla Cattolica - oggi rispetto a dieci anni di fa migliorano le aspettative di sopravvivenza, ma il problema della scelta dell'assistenza è sul futuro del neonato e un'eventuale disabilità. Alcuni genitori preferiscono addirittura che i loro bimbi non vengano assistiti".

(2 febbraio 2008)

per ora non mi espongo riguardo l'argomento perche è molto delicato...e da quello che dice qui non si capisce bene cosa dica questo documento...ora non ho tempo...ma domani farò una bella analisi...in cui spiegherò le controversie e le motivazioni di chi si trova d'accordo e di chi si oppone al documento...
 
Top
SocialEma
view post Posted on 3/2/2008, 22:53




1. cosa dice la 194? dice che per l'aborto terapeutico non ci sono limiti...cioè una donna puo abortire sempre nel caso in cui ci siano gravi rischi per la sua vita e la sua salute, il feto abbia gravissime malformazioni (un solo polmone, non abbia il cuore, il cervello..ecc). la legge dice anche che nel caso in cui sia possibile la sopravvivenza del feto allora egli deve essere curato...per cui generalmente i feti nati sotto le 22/24 settimane non vengono rianimati...ora cosa succede se il feto nasce di 22 settimane e mezzo? o di 23 settimane? alcuni dicono che con la nascita e l'indipendenza dalla madre il feto deve essere considerato un cittadino e quindi si deve fare il possibile per curarlo e salvargli la vita...e fino a qui sembra non esserci nessun problema...ma poi nascono le controversie...poiche ogni cittadino ha il diritto di rifiutare le cure...e visto che il feto non puo farlo dovrebbero poter decidere i genitori...e che succede poi se il feto dopo terribili agonie muoia lo stesso? e se invece sopravvive ma con terribili handicap? seconso me è da valutare caso per caso...comunque mi fido molto delle universitò di roma (tutte e 4 poi) e quindi sono tendenzialmente favorevole a questo provvedimento...
 
Top
L'Avvocato del Diavolo
view post Posted on 4/2/2008, 09:49




"Così la Chiesa perde credibilità"
«La legge 194 è stata
una conquista importante
per la salute delle donne»

CHIARA BERIA DI ARGENTINE
MILANO
«Mi sembra si voglia fare un gran polverone. Che cosa c’entrano le nascite premature con l’aborto?». Nella domenica in cui Papa Benedetto XVI celebra «La giornata per la Vita» invitando a tutelare anche quella più fragile, il professor Umberto Veronesi, convinto difensore della legge 194 sull’interruzione di gravidanza («è stata una delle conquiste più importanti per la salute e la libertà della donna negli ultimi 30 anni», ha sempre sostenuto) si dichiara alquanto sconcertato dal clamore suscitato dal documento dei direttori delle cliniche di ostetricia e ginecologia delle facoltà di Medicina delle università romane. «Per quello che ho letto sui giornali è una sciocchezza», è la prima reazione di Veronesi, l’ex ministro della Sanità che come medico tra le tante battaglie vinte può vantare anche quella di aver fatto nascere centinaia di figli e reso felici le sue pazienti malate di tumore.

In che senso, professor Veronesi, sarebbe una sciocchezza?
«Non c’è il tema. Con mia moglie Susy che è pediatra ne abbiamo appena parlato: non c’è niente di nuovo, non capisco di cosa si voglia discutere. Si sostiene che quando un bambino nasce prematuro bisogna rianimarlo: ma lo sappiamo benissimo! E’ ovvio che un medico debba soccorrere un neonato prematuro. Se sta morendo lo aiuterà a morire, se ce la fa a sopravvivere lo deve aiutare a vivere. Mi sembra implicito. Piuttosto quello che mi sconcerta è l’accostamento che si fa con l’aborto. L’aborto è altra cosa. Aborto significa un’interruzione di gravidanza in cui la madre decide che non vuole far crescere il feto. Nell’aborto il bambino nasce morto. Vogliono rianimare un aborto?»

La sua posizione sulla 194 è comunque diversa da chi pensa che la vita inizi dal concepimento. Per fare ancora più chiarezza, tra tante strumentalizzazioni, le leggo una frase del documento: «Un neonato vitale, in estrema prematurità, va trattato come qualsiasi persona in condizioni di rischio e assistito adeguatamente». Condivide?
«Ma, certo: un neonato va trattato per farlo vivere; perché dovrebbe essere candidato a essere ucciso? E’ come scoprire l’acqua calda, nella legge è già così; quindi, come ha dichiarato la senatrice Paola Binetti basta applicare la legge. Io sono a favore del neonato e, del resto, chi si sognerebbe di non esserlo? Ripeto: se da una nascita normale, pur se prematura, il neonato nasce vivo vuol dire che merita di essere rianimato. Se poi il neonato è a rischio è chiaro che bisogna stare attenti. E’ il medico che deve decidere cosa fare se il neonato è malformato, se gli manca mezzo cervello...E’ una decisione da prendere secondo coscienza».

Questa decisione spetta ai medici a prescindere dai genitori?

«Sì. I genitori non contano o almeno non devono contare. Li si deve ascoltare ma non hanno rilevanza. Quando un bambino è nato, non è più tuo. E’ il discorso che vediamo con i Testimoni di Geova: hanno le loro convinzioni rispettabilissime. Ma un neonato è un altro essere vivente, un altro cittadino che ha diritto di essere tutelato e difeso».

Cosa pensa di questa nuova stagione di polemiche degli anti abortisti?
«E’ un’offensiva senza speranza».

E della campagna per una moratoria dell’aborto?

«Non so proprio cosa voglia dire», risponde Veronesi. Pausa. Poi: «Sono tutti tentativi in extremis di una Chiesa che sta valutando e verificando la sua perdita di credibilità. E si attacca, purtroppo, sempre di più a posizioni indifendibili».
 
Top
SocialEma
view post Posted on 4/2/2008, 14:36




sono d'accordo con veronesi...proprio su ogni parola...
 
Top
SocialEma
view post Posted on 4/2/2008, 15:04




ROMA - È polemica sulle cure da prestare a un neonato estremamente prematuro ma vitale. Il documento dei neonatologi delle cliniche universitarie romane - che suggerisce "di trattarlo come qualsiasi persona in condizione di rischio e assisterlo adeguatamente" indipendentemente dall'età gestazionale - divide i medici. Applicare la rianimazione a un neonato al di sotto della 24esima settimana, accusa il front dei contrari, potrebbe configurare un accanimento terapeutico.

"Il limite per la vita umana e la qualità della vita umana da assumere attualmente come riferimento è la 24esima settimana di gestazione. Prima, la potenzialità di risposta positiva del paziente risulta nella quasi totalità delle volte inefficace", chiarisce Gianpaolo Donzelli, il direttore della Clinica di medicina neonatale dell'ospedale Meyer che è tra i firmatari della Carta di Firenze. Donzelli precisa anche che il medico "non può procedere senza l'alleanza e il rapporto dei genitori su cui ricadono sofferenza e dolore", come due giorni fa ha anche ipotizzato Domenico Arduini, uno dei firmatari del documento.

Un altro firmatario, Mario De Curtis, ordinario di neonatologia alla Sapienza di Roma, intervenendo al Tg1 precisa che il documento non prende in considerazione la rianimazione dei feti abortiti ma dà conto del miglioramento della prognosi dei neonati estremamente pretermine e rivendica "un approccio non basato su un criterio statistico, come la percentuale di sopravvivenza o disabilità, ma individualizzato". Per il chirurgo e senatore Ignazio Marino "partendo dalle conoscenze scientifiche è necessario aprire una riflessione sull'età gestazionale e l'assistenza ai neonati estremamente prematuri che oggi hanno possibilità di vita impensabili fino a pochi decenni fa".

Mette in guardia contro l'adozione di un "vitalismo estremo" suggerita dalla "Carta di Roma" il ginecologo ed esponente radicale Silvio Viale, che ha condotto a Torino la sperimentazione sulla Ru486: "Sarebbe dannoso per le conseguenze sul neonato, la famiglia e la società". Il rischio, avverte il ginecologo, è che "di fronte a patologie materne e fetali si affretti la decisione di abortire per evitare di giungere ad un'epoca in cui un medico potrebbe decidere di rianimare ad ogni costo".

Oggi dopo la 22esima settimana esiste l'ipotesi che il feto sia vitale, ovvero abbia una capacità autonoma di respirare, tuttavia se sopravvive potrebbe riportare gravi deficit. Così per Claudio Giorlandino, presidente della Sidip (Società italiana di diagnosi prenatale e medicina fetale) la rianimazione sarebbe "un esercizio di forza contro il disegno naturale che si conclude con l'inganno dei genitori". "Rianimare un prematuro estremo significa voler vincere a tutti i costi sulla natura", chiarisce. "A quell'età il sistema nervoso centrale del feto non è formato, così come i polmoni, e chi riesce a sopravvivere riporta danni neurologici serissimi".

Per quanto riguarda la decisione di rianimare contro il parere della madre, per il ginecologo "significa ingannare i genitori i quali avranno tutti i diritti di rivalersi civilmente per i danni conseguenti a una vita miserevole alla quale le manipolazioni e gli esercizi di accanimento terapeutico li avranno condannati a vivere".

"Il documento esprime la posizione di pochi" afferma Giovanni Monni, primario di ginecologia dell'ospedale di Cagliari e presidente dell'Aogoi, l'associazione che raccoglie oltre 5000 ostetrici e ginecologi ospedalieri italiani. E ribadisce: "La maggioranza approva quanto previsto dal decalogo stilato dal pool di esperti istituito dal ministro Turco che rispetta la legge 194".


(4 febbraio 2008)
 
Top
4 replies since 3/2/2008, 13:29   169 views
  Share