News dal Nuovo Partito d'Azione

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L'Avvocato del Diavolo
view post Posted on 5/2/2008, 16:23




Nessuna legge elettorale e nessun “maggioritario”, risolverà le contraddizioni e forzerà i limiti che indeboliscono e infermano la nostra democrazia. E nemmeno il mito della “governabilità” sarà capace di rappresentare un collante autentico per una nazione socialmente e culturalmente disarticolata, nonché vittima, sotto il profilo economico, di modelli produttivi, di consumo e di riproduzione sociale che portano quella disarticolazione al limite del tracollo di civiltà (tutta la barbarie consumistico-televisiva-massmediatica e tutti i tracolli antropologici derivanti dal linguaggio-pensiero unico, derivano da lì). La “governabilità” sta alla democrazia oligarchica, come la “sicurezza” alla guerra : due miti mistificatori per giustificare due processi di normalizzazione e neutralizzazione violenta delle spinte che derivano dal bisogno di cittadinanza, di giustizia, di libertà e di pace (art.3 della Costituzione). Senza una riforma radicale delle regole della democrazia e un ripensamento politico del modello produttivo, non sarà possibile alcun riscatto, alcun progresso e alcuna autentica crescita (altro mito, quando vada disgiunto dalla qualificazione umana, civile, dei diritti e della cittadinanza; nel teatro globale del Pensiero Unico, crescita è sinonimo di maggior produzione-consumo…). Ma, è ovvio, riforma della democrazia (della quale si chiarirà innanzi) e ripensamento a guida politica del “corporatismo” di mercato, si incapsulano nel cuore dell’utopia concreta : cioè nella speranza di un cambiamento morale e intellettuale della classe politica e di un suo allargamento in senso generazionale, il che richiede la critica consapevolezza di tutti e il recupero della cittadinanza perduta. La democrazia nell’età della globalizzazione o è integrale o non è. Mi spiego : le regole della futura ripresa democratica si possono riassumere nella necessità impellente di un nuovo processo di “divisione dei poteri” (sì, alla Montesquieu, ma nell’epoca postindustriale…). La politica dei partiti dovrebbe, entro un decennio, autoriformarsi in modo da diventare politica dei cittadini, dei territori, dei movimenti, delle autonomie. La deriva oligarchica cui stiamo assistendo, non concerne soltanto i due rami del Parlamento; questa bazzecola non fa che nutrire le Parche dell’antipolitica che tessono la loro trama di protagonismo personale e non riflettono seriamente sulle soluzioni. No, la contrazione oligarchica e manageriale investe tutto il sistema! L’aziendalizzazione della sanità, dell’istruzione, delle amministrazioni locali e di tutti i presidi distrettuali della macchina statale, ha creato una fortissima classe (anzi un corpo, un ceto) manageriale che si autoriproduce, si riferisce solo ed esclusivamente a se stessa e ai manager politici e ha perduto ogni contatto con la società. E in questo processo di aziendalizzazione, i partiti giocano il ruolo di feudatari, di collocatori di fedeltà e di privilegi, di crediti a lunga scadenza. Provate a controllare quanto guadagna un quadro dirigenziale di un Comune sopra i 50.000 abitanti? E il direttore di una ASL? E il presidente di una municipalizzata? E un assessore provinciale? Provate a controllare chi si trova sugli scranni dei Consigli di amministrazione strategici per un determinato territorio…Ci vuol molto a verificare che questa dinamica economico-politica, che esclude la cittadinanza ridotta a clientela-utenza, non concerne la “casta” parlamentare ma ben più gravemente si estende come una metastasi a tutto l’organismo della democrazia??? Ci vuol molto a capire che quel sistema è facile preda della criminalità organizzata al Sud e più che altrove stritola con gli interessi dei cittadini , la loro libertà? Divisione del potere; rioccupazione degli spazi della cittadinanza; gestione autonoma (dei territori) e amministrazione democratica estesa degli accessi sociali fondamentali (salute, istruzione, lavoro – non un manager che parla con un politico o viceversa, ma 200 cittadini che rappresentano un territorio!!!). Una legge elettorale è autoreferenziale : serve a quel tipo oligarchico di potere per riprodursi al meglio e sempre più sganciarsi da qualsiasi controllo e possibilità di cogestione. Discuterne ossessivamente attraverso i ripetitori del Pensiero Unico, non fa che il gioco dell’oligarchia, deprivando i cittadini e riducendoli sempre più a bravi consumatori. Una presa di coscienza collettiva sta alla base, è chiaro, di una simile richiesta di rioccupazione degli spazi della cittadinanza (che significa individualità libera e associata; che significa differenza che dialoga; che significa autonomia rispetto a qualsiasi “linea” di partito; che significa impegno etico per le generazioni future…). Risulta allora evidente che, in una catena logica necessitante, oltre alla trasmutazione morale della classe politica che consenta la transizione (cambiamento radicale delle regole della gestione del potere), occorre procedere al ripensamento del sistema produttivo. E’ infatti l’attuale sistema delle grandi corporazioni finanziario-industriali e degli enormi interessi cui sono globalmente legate, che tiene legati gli individui al palo dell’ossessione superproduttiva e iperconsumistica (basandosi e riproducendosi esso sul solo vettore della concorrenza selvaggia e dello sfruttamento deregolato). Se una percentuale elevatissima di cittadini anziché esercitare la cittadinanza è costretta ad appiattire la propria personalità sugli schemi di quel sistema produttivo, allora non se ne esce. Perché ? Non c’è tempo, ma soprattutto non c’è consapevolezza : le energie sono assorbite dal desiderare gli stessi desideri, dal parlare gli stessi linguaggi valoriali, dal consumare di più per produrre di più…E dov’è la qualità umana per pensare/immaginare e poi abitare il cambiamento??? La politica mondiale, attualmente e con alcune significative differenze, è assolutamente assorbita dall’esigenza di riprodurre e stabilizzare quel sistema che la nutre e le garantisce continuità nel potere e quando vi sono fratture, la ricatta. Le differenze tra i fronti politici in Italia sono le seguenti : una parte che corrisponde esattamente alle esigenze di quel sistema produttivo e riproduttivo della società e talvolta vi si identifica nel senso che svolge le stesse funzioni (destra); un’altra che vi corrisponde e che lo ritiene l’unico possibile ma che si sente in dovere di apporre toppe (definite ipocritamente “riforme”) alle sue più evidenti contraddizioni sociali (centrosinistra). Ve n’è poi una terza, ma succube di ideologie nelle quali il centralismo, il partito-principe e gli ideologismi anticapitalistici bloccano e interdicono una visione davvero innovativa della democrazia. Ad altiora


Walter Loddi – Segretario regionale N.P.A. per l’Emilia-Romagna
 
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Chaos Phoenix
view post Posted on 6/2/2008, 12:33




Sono d'accordo con tutto tranne la penultima riga,in cui afferma che gli ideologismi anticapitalistici bloccano e interdicono una visione davvero innovativa della democrazia.
Secondo me l'anticapitalismo è l'unica via per uscire gradualmente da questo sistema,figlio naturale del capitalismo.
(non ho capito bene però se con questa frase intendeva dire che essendo troppo concentrata sull'anticapitalismo la sinistra "radicale" perde di vista questa visione o se era una critica all'anticapitalismo stesso)

Comunque se penso che nel dopoguerra il partito d'azione era uno dei partiti che si opponevano alla sinistra e ora dice cose che nemmeno certa "sinistra" si sogna di dire,mi rendo conto della deriva politica a cui è andato incontro il paese.
 
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L'Avvocato del Diavolo
view post Posted on 6/2/2008, 17:06




Beh, il Partito d'Azione era nell'alveo del progressismo di sinistra, però era fortemente anti-comunista, almeno alcuni suoi esponenti.
Altri invece, come Altiero Spinelli, entrarono nel Partito d'Azione e dopo la sua dissoluzione entrò nel PCI all'interno della corrente Sinistra Indipendente.
Credo che la condanna dell'anticapitalismo sia una critica alla Sinistra Arcobaleno, che fa chiusure ideologiche senza valutare la situazione concreta attuale.
 
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Chaos Phoenix
view post Posted on 6/2/2008, 20:20




CITAZIONE (L'Avvocato del Diavolo @ 6/2/2008, 17:06)
Beh, il Partito d'Azione era nell'alveo del progressismo di sinistra, però era fortemente anti-comunista, almeno alcuni suoi esponenti.
Altri invece, come Altiero Spinelli, entrarono nel Partito d'Azione e dopo la sua dissoluzione entrò nel PCI all'interno della corrente Sinistra Indipendente.

Sì,diciamo che il partito d'azione in generale abbracciava un ampio spettro di idee,però credo che fosse tendenzialmente un partito moderato.
 
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L'Avvocato del Diavolo
view post Posted on 7/2/2008, 12:43




Moderato non direi, ho capito in che accezione intendi, ma non era così. Il Pd'A era per la "rivoluzione democratica" dell'Italia, contro lo strapotere delle due chiese(marxista e cattolica) e per un cambiamento radicale del sistema (come teorizzava Ernesto Rossi) contro l'oligopolio economico e politico. Inoltre il Pd'A fu il primo movimento ad essere europeista in Italia, dove regnavano il campanilismo e il sovietismo.
 
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L'Avvocato del Diavolo
view post Posted on 13/3/2008, 20:25




Il solito vizietto

Come volevasi dimostrare, quelli che dovrebbero essere i timonieri della disastrata nave Italia, si stanno rivelando degni seguaci del comandante del Titanic che, incurante del'iceberg e dell'imminente affondamento, chiedeva all'orchestra di continuare tranquillamente a fare musica. Quello che sto osservando, suscita la mia più profonda irritazione e disgusto. Non mi capacito di come questi personaggi riescano ad essere così insensibili ai problemi che attraversano, come dolorose scosse elettriche, il corpo martoriato di questo paese e perseverino, incuranti, ad occuparsi di questioni di livello infimo e lontanissime dalla realtà. Costoro stanno occupando tutto il loro tempo disquisendo sui personaggi più o meno presentabili inseriti nelle loro liste, dei sondaggi, dei simboli. Hanno l'ardire di vantarsi, gloriandosi del risultato di essere riusciti a portare avanti una campagna elettorale utilizzando solo "toni pacati". Sguinzagliano sulle nostre strade, pulman e camper di tutte le risme e colori pur di colpire l'attenzione degli elettori che chissà perchè dovrebbero essere colpiti più dai lustrini e pajettes che dai progammi seri. Non avvertono nessun senso del pudore, quado si propongono come cura ai mali da loro stessi causati in decenni di inefficiente e deleteria politica. Non posseggono neppure l'originalità di proporre programmi dissimili fra loro e anche gli slogans, sono la versione maccheronica di quelli utilizzati oltreoceano. Questi vecchi carrozzoni, oggi trasformati - a causa dei tempi che cambiano - in lucenti pullmans o camper versione Stranamore, si ostinano a recitare la parte dei salvatori della Patria evitando però accuratamente, di toccare con mano la situazione reale del paese. Si recano dovunque, nelle strade e nei mecati a stringere mani e dare baci, avvolti in un nugolo di guardie del corpo preposte alla loro incolumità personale che - e non se ne capisce il motivo - dovrebbe essere minacciata dai pensionati e dalle donne intente più a contare gli spiccioli rimasti in fondo al portafogli che a dare ascolto alle loro chiacchiere. Esattamente come avviene dopo il passaggio dei festanti carri carnevaleschi, quello che rimane alle loro spalle sono tonnellate di sporcizie, di problemi irrisolti da decenni, dalla sofferenza anche fisica delle persone, delle difficoltà di sopravvivenza reali e palpabili. Nel giorno in cui un operaio si toglie la vita perchè licenziato dalla fabbrica in cui lavorava come interinale; dopo i dati che rilevano la drammatica recessione con cui l'Italia deve fare i conti; costoro si ostinano a parlare sempre e comunque di se stessi e dei loro personali bisogni, di visibilità, di spazi, dei nani e delle ballerine al loro seguito... persino la lotta alla criminalità organizzata è scomparsa dai loro programmi come se fosse una questione di secondaria importanza. Eccoli i candidati ad essere i traghettatori dell'Italia, i capitani coraggiosi che ci porteranno oltre il guado ma che, man mano che si avvicinano, assumono sempre di più le sembianze di quel Caronte di dantesca memoria, che per una sola moneta è disposto a traghettarci nella "Città dolente".

Gabriele Oliviero

Membro della Segreteria Nazionale N.P.A.
 
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L'Avvocato del Diavolo
view post Posted on 17/3/2008, 10:15




DIARIO ELETTORALE 2008 - Elezioni falsate, democrazia violentata / 1

Le liste sono state depositate ormai da qualche giorno ed io ho voluto prendermi questi ultimi giorni per una riflessione a mente fredda sulla situazione politica attuale e sul senso dei tentativi messi in atto dal ‘Nuovo Partito d’Azione’ in questi ultimi quaranta giorni cioè da quando si sono sciolte le Camere fino appunto al giorno 10 marzo, termine ultimo per la presentazione delle liste dei vari partiti e gruppi. Tutti coloro che seguono da vicino o da lontano le vicende del ‘Nuovo Partito d’Azione’ (e ci siamo accorti in questo periodo che il loro numero è aumentato sensibilmente) si saranno certamente accorti che il 16 febbraio abbiamo preso una decisione che solo fino a qualche giorno prima non ci aveva mai neppure sfiorato la mente; mettere in piedi ed in pochissimi giorni una piccola macchina elettorale tutta azionista e prepararsi a correre assolutamente da soli in questa campagna elettorale. Una decisione di assoluta temerarietà, ne convengo, a cui non avevamo mai osato pensare neppure per scherzo. Di assoluta temerarietà se non altro per le nostre condizioni organizzative; veniamo da un lavoro di soli due anni in cui abbiamo creato da sottozero non solo un Partito, magari ancora molto piccolo, ma una nuova piattaforma ideologico-programmatica consona all’azionismo degli anni 2000. Sui nostri mezzi di partenza mi sono già intrattenuto dettagliatamente in altre occasioni e quindi preferirei non ripetermi. Dico solo una cosa; nessun partito che io ricordi, quanto meno nessun partito nazionale e con un grande passato storico alle sue spalle, è mai nato nelle condizioni in cui è nato il ‘Nuovo Partito d’Azione’. Non la Lega Nord che aveva ed ha solo un radicamento localistico, né FI che aveva ed ha mezzi mediatici ed economici immensi, né gli ultimi partiti che si sono recentemente formati a sinistra (SD, PCL) che comunque sono nati per scissioni da partiti già vivi e forti. In due anni abbiamo fatto già moltissimo rispetto al punto di partenza, anzi credevamo di aver fatto già anche troppo per cui né la follia né l’ottimismo più roseo ci avrebbero indotti a partorire un’idea così temeraria come quella di affrontare da soli una competizione elettorale terribile come le elezioni politiche di quest’anno. Avevamo fatto e provato di tutto nei giorni dal 29 gennaio fino al 16 febbraio per cercare una sponda molto più solida e forte organizzativamente, come pure hanno fatto partiti che già erano organizzativamente molto più forti e radicati di noi, ma non c’è stato niente da fare. L’alternativa era o quella di rinunciare in partenza a qualsiasi tentativo di presenza oppure quella di lanciarsi improvvisamente senza salvagente in un mare infestato da pescecani e nel quale magari potevamo pensare di immergerci solo fra tre o quattro anni, ma non così presto, ancora nelle primissime fasi di una solida strutturazione organizzativa ben distribuita su tutto il territorio nazionale. Avevamo tutte le giustificazioni per assistere sin dalle prime battute da spettatori a queste elezioni, ma siamo pur sempre i discendenti di Parri, di Galante Garrone, di Calamandrei e di tutto il grandissimo pantheon azionista per cui abbiamo sentito il dovere almeno di provare a fare qualcosa in proprio, da soli, avendo dovuto scartare ogni altra ipotesi. E così, alla fin fine ci siamo buttati nel gran mare tempestoso popolato da tante razze (spesso brutte) di pesci marini con la nostra minuscola barchetta.

(annotazioni del 17 marzo 2008)
 
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L'Avvocato del Diavolo
view post Posted on 20/3/2008, 10:59




DIARIO ELETTORALE 2008 - Elezioni falsate, democrazia violentata / 2

Per non scassare immediatamente la barchetta abbiamo deciso di provare a raccogliere le firme e a depositare le liste solo in cinque o sei circoscrizioni. Dal 16 febbraio al 10 marzo c’erano solo venti giorni scarsi per inventarsi un’organizzazione elettorale (nessuno di noi aveva mai avuto prima d’oggi esperienza di elezioni, tanto meno di come si organizza una campagna elettorale in tutta Italia, roba, l’assicuro a chi non l’ha mai provato, da togliere il sonno). Cinque giorni sono volati via per studiare e stampare la modulistica e per farla arrivare nelle varie circoscrizioni. E così siamo arrivati al 22 febbraio. Ci restavano, non dimenticando gli altri infiniti fattori penalizzanti, sì e no quindici giorni pieni le sottoscrizioni. Dopo quattro o cinque giorni, e così arriviamo al 1° marzo, decidiamo di lasciar perdere con la raccolta firme in alcune regioni perché dal flusso quotidiano dei sottoscrittori ci accorgiamo che non ce la faremo mai ad arrivare all’obiettivo e decidiamo così di concentrarci solo sulla circoscrizione Campania 1 per la Camera (Napoli e provincia) e per la circoscrizione Estero ripartizione Europa per il Senato. Ritenevamo che anche se in così poco tempo ce la potevamo fare a raccogliere 2.000 firme per Campania 1 e 250 firme per l’Estero Europa. Il risultato è stato molto lusinghiero considerando i tanti fattori proibitivi già evocati; in Campania 1 ci sono mancate solo 400 firme. Con qualche altro giorno di tempo (sarebbe bastato non perdere giorni preziosi a verificare tutte le possibilità di presentarsi insieme ad altri) sicuramente ce l’avremmo fatta a raggiungere un altro risultato storico; l’azionismo che ritornava su una scheda elettorale già a partire dalle elezioni più impegnative. In Europa invece è andata diversamente; le firme sono state sempre alla nostra portata e le avremmo senz’altro raccolte per il termine prefissato. Senonché ad un certo punto, prima di proseguire e completare la raccolta, abbiamo pensato bene di andare a vedere come funzionava il meccanismo delle autentiche nei consolati e qui sono arrivate le brutte sorprese. Nessun consolato né in Germania, né in Belgio, né altrove ha voluto autenticarci le firme già raccolte. Naturalmente abbiamo protestato e insistito ma è stato del tutto inutile. Non so ancora al momento attuale quante altre liste abbiano dovuto raccogliere le firme in Europa (ma credo quasi nessuna) e quante siano riuscite a raccoglierle ed a farsele autenticare dai consolati. Abbiamo capito però che la raccolta firme in Europa, al di là del numero apparentemente molto esiguo, nasconde ancor più trappole della raccolta sul territorio nazionale. Apriremo fra poco una sezione regionale dell’N.P.A. dedicata all’Europa e cercheremo di capire la verità di quello che realmente accade tra i nostri emigranti e nei nostri consolati con il voto all’estero. (annotazioni del 18 marzo 2008)
 
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