Veronesi, la laicità dello scienziato

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view post Posted on 6/2/2008, 15:10




"Ateo è un termine che non amo, perché vuol dire senza Dio e io non posso negare l’esistenza di Dio: non ho prove per farlo"

ALBERTO SINIGAGLIA

Dio uscì dall’orizzonte di Umberto Veronesi con la guerra. Gli era stato vicino nell’infanzia: la madre intensamente religiosa, l’ambiente contadino della cascina in mezzo ai campi dove è nato, la parrocchia dove, «paggetto», serviva messa. Prese ad allontanarsi da lui quando approdò ad una periferia di Milano, ragazzo di strada tra i «terrun», tra vite maladattate e risentite. Lo perse mentre si compiva la violenza estrema degli armati. Dov’era Dio a Auschwitz? Dov’era in mezzo a tanto dolore?

Il dolore ha dato il colpo di timone risolutivo alla vita di Umberto Veronesi. Attivo nel movimento clandestino, ferito, in ospedale molte volte, ha assistito a sofferenze inaudite. Cominciò a studiare psichiatria, ad «approfondire la nostra psiche per capire le origini della crudeltà che avevo conosciuto». Poi scelse di dedicare la vita «a combattere la malattia, a combattere le superstizioni, a far morire gli uomini il più tardi possibile e con dignità». La sua sfida al cancro, che lo vede tra i più avanzati sul campo, è insieme scienza in senso etico e amore per l’umanità. Ne fa un laico molto speciale. Alain Elkann l’ha scelto per intessere dialogando con lui, Essere Laico, il nuovo libro che corona la serie degli ormai celebri libri-intervista con tre importanti esponenti del mondo cristiano, ebraico e islamico: Carlo Maria Martini nel 1993 quando era Cardinale Arcivescovo di Milano, l’anno seguente Elio Toaff quando era il Rabbino Capo della Comunità Ebraica di Roma, nel 2001 El Hassan Bin Talal, principe di Giordania. Ne nacquero Cambiare il cuore, Essere ebreo, Essere musulmano, 3 volumi in un cofanetto Bompiani che un giorno raccoglierà anche questo.

Forse con l’animo ai precedenti dialoghi lo scrittore-giornalista incalza lo scienziato sulla religione. Induce così Veronesi a confidare quando cominciò a sentire forme di culto un po’ strane «il battesimo, l’acqua santa, le benedizioni con grandi gesti e parole incomprensibili, l’adorazione delle immagini e delle reliquie», il trasformarsi del monoteismo cattolico in una forma di accettazione di divinità minori, i santi, che hanno poteri soprannaturali. Quando cominciò a interessarsi alle religioni, diventandone rapidamente cultore, studiando scritti buddisti e induisti, la Tipitaka, l’insegnamento di Siddartha, Lao Tzu, Confucio, poi la Bibbia, i Vangeli, il Corano.

Esorta a distinguere il bisogno di sacralità dal bisogno di Dio: «il Buddismo è sostanzialmente ateo, l’Induismo è poco religioso, nel Confucianesimo non c’è un Dio specifico che si adora, ma un’entità panteistica, la natura».

«Ho l’impressione che lentamente l’umanità si stia secolarizzando. Molti pensano che in futuro Dio rimarrà solo nel ricordo», afferma Veronesi, eppure non si sente ateo: «Ateo è un termine che non amo, perché vuol dire senza Dio e io non posso negare l’esistenza di Dio, non avendo le prove per negarlo».

Risposta dopo risposta il profeta laico si rivela: «Vicino alla conclusione della mia vita, molti mi dicono: “Tu, in fondo sei stato un uomo di successo”. Io penso il contrario, sono stato un uomo di insuccesso: contavo, avendo avanti una vita intera, di vincere il cancro, invece il cancro non è sconfitto». Aggiunge: «lascio una generazione di giovani preparati ad affrontare quello che spero sia l’ultimo valzer della malattia».

Va ancora in sala operatoria con l’animo di sempre: «Mi predispongo all’amore. Amo l’umanità, l’ho sempre amata. Quindi operare vuol dire materializzare, con atto concreto, questo senso di amore, questa spinta filantropica».

Ha paura della morte? «Non è la morte che mi fa paura. Ma sono la sofferenza e il dolore. Il profeta laico della lotta contro il dolore crede nella luce della ragione, nella conoscenza, nella potenza della mente umana, nell’etica che guida, nel cuore che la sorregge. Condividerà la sorte di Socrate obbligato a bere la cicuta per aver dichiarato di non credere agli Dei? «Non credo. Molte persone apprezzano la mia sincerità. D’altronde morire bevendo la cicuta non sembra sia così doloroso».

Oggi al Circolo dei lettori di Torino
Oggi pomeriggio alle 18 al Circolo dei Lettori di Torino, in via Bogino 9, Umberto Veronesi e Alain Elkann presentanoil libro Essere laico (Bompiani) dialogo-intervistatra il prof. Umberto Veronesi e Alain Elkann (prefazione di Ferruccio de Bortoli). Sulla scia di Essere ebreo, Cambiare il cuore e Essere musulmano Elkann affronta con Veronesi il tema della laicità dell’«uomo di scienza», fortemente sentita e trasmessa dal gran deoncologo anche ai propri figli nonostantela religiosità materna della sua infanzia.


 
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