Il papa fa il martire, di fronte ai “laici malati”

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view post Posted on 6/2/2008, 15:16




Il sito francese Riposte Laïque ha pubblicato un articolo di Vera Pegna, che riproduciamo integralmente nella traduzione curata da Valentino Salvatore.

Il rettore dell’Università “Sapienza” di Roma ha creduto opportuno invitare papa Benedetto XV per tenere una lectio magistralis in occasione dell’inaugurazione dell’anno accademico. Marcello Cini - professore emerito di Fisica - ha scritto al rettore per esprimere il suo disaccordo. Era almeno il novembre scorso. Qualche giorno prima del 17 gennaio, data prevista per la cerimonia di inaugurazione, la lettera è stata pubblicata su “La Repubblica”. Gli spiriti si infiammano, 67 professori sottoscrivono la lettera di Marcello Cini e il movimento degli studenti annuncia delle manifestazioni di sostegno. Il Vaticano comunica allora che il papa rinuncia alla visita, adducendo come motivo che le autorità italiane non sono in grado di garantire la sua sicurezza. Il ministro dell’Interno smentisce e assicura che le misure di sicurezza nei riguardi del pontefice sono state concordate con gli agenti di sicurezza del Vaticano.
Ma la storia non si ferma lì, si amplia. Di cosa si tratta, esattamente? Di un rettore inetto (e che ha dei problemi con la giustizia) che spera di servirsi del papa per riprendere fiato, sapendo quanto quest’ultimo ami intervenire alle cerimonie ufficiali? Di un Benedetto XVI che è ben lieto di poter annunciare ad un pubblico di giovani che “un uomo senza fede è un uomo senza speranza” (Enciclica “Spe Salvi”), di esaltare il “buon” illumismo rispetto a quello cattivo, di poter colpire il relativismo?
Per il professor Cini “il fiocco di neve si è trasformato in valanga a causa dell’instabilità estrema del contesto politico italiano […] dove dei piccoli gesti isolati producono delle conseguenze imprevedibili e sproporzionate […]”; valanga che è stata causata anche dalle forti critiche da parte del presidente della repubblica, del ministro dell’Università e del primo ministro verso i 67 firmatari della lettera al rettore, per la mala fede della gran parte dei politici che si sono indignati del fatto che al papa sia stato “impedito di parlare”. I media hanno amplificato questi discorsi menzogneri e hanno esagerato nel definire i firmatari della lettera degli “intolleranti”, dei “cretini”, dei “laici malati”, fino ad arrivare ai deliri di Radio Maria - la radio cattolica che trasmette in 40 paesi di cinque continenti -, la quale assicura che gli studenti protestatari sono degli atei, posseduti dal Maligno e che basta schizzare su di loro un po’ di acqua benedetta affinchè si sprigionino del fumo e delle fiamme.
Benedetto XVI comprende che la scelta di rinunciare gli conviene, dato che gli assicura un’eccellente pubblicità. Ma chi ne coglie tutto il potenziale politico è il vicario del papa, il cardinal Ruini. Invita tutti ad andare in piazza San Pietro per l’Angelus, per mostrare che la Chiesa è a favore della tolleranza e che “noi siamo tutti col papa”. Tra le 200.000 persone che rispondono all’appello, numerosi sono gli esponenti dell’ex PCI nel cosiddetto Partito Democratico, che sperano così di catturare la simpatia degli elettori cattolici, mentre i cattolici seri, membri di quello stesso partito, sono come a casa propria.
Come d’abitudine, quando si tratta degli interventi delle gerarchie cattoliche negli affari politici italiani, anche questa volta il papa è passato dall’arroganza al vittimismo; ha rivendicato da una parte “il diritto” di parlare all’università - glissando sul fatto che non si trattasse di una lezione normale seguita da un dibattito, ma del discorso di orientamento dell’anno accademico - e ha deplorato dall’altra di essere stato “costretto” a rinunciare. Per il professor Ratzinger inaugurare l’anno accademico significava poter scagliare la sua Verità agli studenti sulla “morale naturale” così come sui valori “non negoziabili” della dottrina morale cattolica. Ora, quello che è “non negoziabile” esclude del tutto il dialogo e conduce ad esasperare le tensioni, ma che importa, se si è convinti della propria superiorità?
Quello che resta di tutto ciò è l’amarezza di fronte alla doppiezza volgare della classe politica così come una nube sulla libertà di espressione, perchè non serve necessariamente una legge restrittiva perchè sia violata o diminuita questa libertà. E resta soprattutto una laicità sofferente che gli eletti alle più alte cariche delle nostre istituzioni non hanno difeso e che tanti politici e amici del Vaticano hanno schernito.
Il 24 gennaio il governo Prodi cade. Le ragioni sono molteplici ma il Vaticano non ne è estraneo: si è opposto all’adozione della legge sui Pacs e anche ad un semplice registro delle coppie non sposate che il sindaco di Roma ha avuto l’audacia di proporre.
Cari amici e compagni francesi, il protagonismo delle gerarchie religiose nella vita politica è ormai legittimato dal Trattato di Lisbona. In Italia, l’anello fragile della catena laica, si svolge un’anteprima. Ma il fatto che il presidente della repubblica francese si è si è fatto il segno della croce davanti al papa è un cattivo presagio. Buon lavoro!

 
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