"Noi cattolici cubani traditi dal Vaticano"

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L'Avvocato del Diavolo
view post Posted on 5/3/2008, 11:14




Noi cattolici cubani traditi dal Vaticano
di Armando Valladares

L’aspetto peggiore del viaggio del segretario di Stato del Vaticano è l’incomprensibile vicinanza di un’ampia parte delle gerarchie cattoliche verso la tirannia cubana. Questa politica prosegue da quattro decenni con enigmatica continuità, fino al pontificato di Benedetto XVI. La visita del cardinale Tarcisio Bertone nell’isola-carcere, avvenuta tra il 21 e il 26 di febbraio, ha prodotto forte disagio e indignazione tra i fedeli cubani e della diaspora. Si è trattato di un soccorso diplomatico utile per il regime, proprio nel momento di una grave crisi politica. Poco prima di sbarcare a Cuba, in una dichiarazione rilasciata al quotidiano dei vescovi italiani Avvenire, il cardinale Bertone ha detto di voler accogliere un invito della chiesa cubana, per celebrare il decimo anniversario del viaggio di Giovanni Paolo II nell’isola. Tuttavia, insieme a ciò, il viaggio era motivato da “un invito, particolarmente pressante, da parte delle autorità”. Si riferiva ai carcerieri comunisti del regime. Il capo della diplomazia vaticana aggiunse, con parole scioccanti, che “Cuba è la prova che il dialogo sincero dà sempre frutto”, mostrando di non tener conto del monito evangelico secondo cui “Un albero cattivo non può dare frutti buoni” (Matteo 7:18).

Il cardinal Bertone non ha omesso gli elogi per monsignor Cesare Zacchi – nunzio apostolico durante i primi anni della rivoluzione comunista, tristemente celebre per la sua collaborazione col regime - il quale giunse a definire Castro come “un uomo dotato di profondi valori cristiani”. Monsignor Zacchi, secondo il segretario di Stato, “fece tanto” e con “successo”, per incentivare le relazioni tra L’Avana e Roma (cfr. Zenit, 19 febbraio 2008). Il ministro degli Esteri Pérez Roque, ricevendo Bertone assieme ad altre autorità ecclesiastiche e comuniste, ha detto non senza cinismo che Cuba salutava l’alto prelato con “rispetto e senso di ospitalità”, e che la visita era il segno delle “eccellenti relazioni tra il governo e il Vaticano”. Si comprende perché la stampa comunista abbia dato rilievo al soggiorno cubano di Bertone e, in particolare, all’incontro col nuovo dittatore Raúl Castro, decisamente denso di sorrisi e cordialità, come mostrano le foto pubblicate dalla stampa. Raùl, che con suo fratello Fidel è da mezzo secolo uno dei maggiori repressori e torturatori cubani, ha ricevuto dall’inviato vaticano gli auguri di successo in una “missione” che secondo il cardinale sarà esercitata in spirito di “servizio al proprio paese”. Non sono mancate enfatiche dichiarazioni del prelato contro l’embargo nordamericano, dimenticando che la causa di questo è dovuta al feroce embargo praticato dal regime comunista contro il popolo cubano.

Il viaggio e l’incontro con Raùl sono avvenuti dieci anni dopo il viaggio di Giovanni Paolo II, che aveva suscitato tante speranze di libertà in tutto il mondo. Invece ancora oggi, a giudicare dalle dichiarazioni rilasciate, l’inviato del Vaticano è tornato a Roma con la bocca piena di concessioni, le orecchie piene di promesse, ma con le mani vuote: “Ogni cosa comincia con semplici promesse, ma adesso ci aspettiamo delle aperture, confidando che nulla è impossibile” (cfr. AFP e El Nuevo Herald, Miami, 27 febbraio 2008).
Non sono stati sufficienti alcuni timidi riferimenti ai carcerati, effettuati sul volo di ritorno, ad attenuare l’amarezza dei prigionieri politici e dei loro familiari. Il filo-castrismo del cardinal Bertone si era già delineato nel suo precedente viaggio a Cuba, nell’ottobre 2005. L’allora arcivescovo di Genova ebbe un lungo incontro con Fidel Castro. Ne uscì tessendo lodi sulla grande “lucidità” del tiranno, ed espresse la convinzione che in Fidel andava crescendo “il rispetto per la religione” e “l’apprezzamento per il ruolo della Chiesa”, concludendo che nel gulag grande come l’intera isola “l’apertura è già totale” (cfr. il mio articolo “Il prelato Bertone a Cuba: il Pastore ‘benedice’ il lupo”, ottobre 2005).

Come si diceva, tutto deriva da una politica continua ed enigmatica, seguita dai prelati romani e di diversi paesi del mondo per quarant’anni. Oltre al ruolo di monsignor Zacchi, si deve ricordare anche la visita del 1974 di monsignor Agostino Casaroli, allora segretario del Consiglio per gli Affari pubblici del Vaticano. Lo stesso è avvenuto con molti altri rappresentanti della Chiesa, e persino Giovanni Paolo II offrì un enigmatico riconoscimento al regime, quando accolse le credenziali del nuovo ambasciatore di Cuba presso la Santa Sede, nel gennaio del 2005. Allora il papa offrì un incredibile apprezzamento dei “risultati” conseguiti dalla rivoluzione comunista in materia di “cure sanitarie”, “istruzione” e “cultura”, per mezzo delle quali si poteva realizzare la “promozione integrale della persona”, con “la crescita armonica del corpo e dello spirito”. Queste parole piazzarono i cattolici cubani in un “cul de sac” spirituale senza precedenti (cfr. il mio articolo “Giovanni Paolo II, Cuba e un dilemma di coscienza”, gennaio 2005).

Anche il messaggio di Benedetto XVI, recato dal cardinal Bertone, con le sue allusioni al dramma dei cattolici cubani, non potrebbe essere più deludente: “In alcuni casi le comunità cristiane si vedono colpite da crisi, dalla mancanza dei beni necessari, indifferenza e sconforto, e possono smarrirsi in queste difficoltà”. Questo è quanto si dice ai cubani cattolici, dopo uno sterminio sistematico e l’assassinio o la fucilazione di giovani martiri che hanno pronunciato come ultime parole “Viva Cristo Re! Abbasso il comunismo!”. Tutto qui, dopo l’assassinio di intere generazioni di cubani? Sospetto che il futuro di Cuba ci riserverà un castrismo senza Castro, con l’appoggio di alte gerarchie della Chiesa. Tutto ciò per salvare gli immaginari successi e le “mete raggiunte” dal comunismo rispetto alla ricchezza, all’educazione e alla salute, senza dire che tutto ciò serve solo come uno strumento implacabile per il controllo delle coscienze e per l’estinzione della fede di bambini, giovani e vecchi.

Non è la prima volta che mi vedo costretto a pubblicare commenti critici sui rapporti tra la Chiesa e lo stato comunista. Lo faccio a costo di una grave crisi di coscienza, nonostante si tratti di osservazioni di un figlio, rispettose e documentate. Sono critiche motivate da un atto di responsabilità imperativo da parte di un credente cattolico, rimasto in carcere 22 anni per motivi politici, che ha trovato più forza e più fede nel sentire le grida dei giovani che morivano fucilati, vicini alla fede e nemici di un sistema che - per usare le stesse parole dell’allora cardinale Ratzinger, prefetto della dottrina della Fede - è una “vergogna del nostro tempo”.
Traduzione in italiano a cura di Paolo Della Sala

http://www.opinione.it/pages.php?dir=naz&a...rt=1823&aa=2008
 
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Chaos Phoenix
view post Posted on 5/3/2008, 22:30




Nemmeno i comunisti si salvano dall'influenza del Vaticano.

P.S.:l'articolo è leggermente di parte,ma questo è normale.
 
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1 replies since 5/3/2008, 11:14   177 views
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