Gli ospedali, la Curia e un diritto negato

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L'Avvocato del Diavolo
view post Posted on 12/3/2008, 16:02




Gli ospedali, la Curia e un diritto negato

• da La Stampa del 12 marzo 2008, pag. 7

di Alessandra Pieracci
La verifica legale è affidata all’avvocato Giuseppe Pericu, ex sindaco di Genova, l’iniziativa è di Mercedes Bo, presidente dell’Aied: una denuncia contro l’ospedale Galliera, l’istituto presieduto dal cardinale Angelo Bagnasco che, finanziato come struttura pubblica con 100 milioni l’anno, si defila dall’applicazione della legge 194 e tenta da tempo di bloccare anche l’attività di fecondazione assistita. «La situazione è da studiare, ma ho dato la mia disponibilità», ha detto l’ex sindaco.

E’ l’ultima battaglia di un’ estenuante guerra per l’affermazione dei diritti in una città in cui la tradizione laica si impiglia nella presenza di una Curia sempre più rappresentativa che finisce per influenzare profondamente le scelte politiche delle amministrazioni di sinistra. Fa capo alla Curia appunto l’ospedale Galliera, dove i medici sono tutti obiettori e per effettuare le interruzioni volontarie di gravidanza si è dovuto ricorrere prima alla presenza periodica dei ginecologi dell’Ospedale Evangelico, poi, con un vero colpo di mano realizzato in sordina, al trasferimento in blocco di tutta l’attività all’Evangelico Internazionale, con la giustificazione, da parte dell’assessorato alla Sanità della Regione, di una funzionale razionalizzazione: interventi chirurgici al Galliera, interventi ambulatoriali nell’altra struttura sulle alture di Castelletto. Fa capo alla Curia anche l’istituto pediatrico Giannina Gaslini, specializzato nelle patologie infantili, ma dove da qualche anno si è particolarmente sviluppato proprio il reparto di ostetricia, però senza l’obbligo dell’applicazione della legge 194: si effettuano solo aborti terapeutici, 60 in tutto il 2007.

«E poi ci sono tutti quei ginecologi, tanti, che ricevono privatamente la paziente intenzionata a interrompere la gravidanza - denuncia Mercedes Bo - e senza dirle di essere obiettori si fanno pagare la visita, non compilano la richiesta di Ivg e dicono alla donna che questo tipo di procedura spetta al Cosultorio». Così, se da una parte a Genova le interruzioni di gravidanza sono diminuite in un anno da 1959 a 1700, confermando la discesa progressiva dal 1979 (-58%), cresce il triste fenomeno del turismo abortivo: meta la vicina Francia dove si può ottenere la pillola RU 486.

Il caso Galliera esplode nel maggio 2007. Fino a qualche mese prima, nell’ospedale di tutti obiettori ogni giovedì arrivavano i medici dell’Evangelico, ma a un certo punto si è cominciato a dirottare le donne alle altre strutture. La situazione viene denunciata da una petizione firmata anche dal sindaco Marta Vincenzi: le liste di attesa si allungano, le pazienti difficilmente riescono a interrompere la gravidanza prima della nona-decima settimana. La successiva opera di «razionalizzazione» non cambia nulla. In teoria il Galliera «prende in carico» le donne che intendono interrompere la gravidanza, e con questo ottempera alla legge e giustifica il finanziamento pubblico, ma «prendere in carico non abbiamo ancora capito che cosa voglia dire, se non compilare un foglio con cui recarsi poi all’Evangelico» dice Mercedes Bo.

La situazione si aggrava nel dicembre scorso: al San Carlo i medici obiettori sono tutti in ferie, a quello di Sampierdarena si effettuano solo interruzioni di gravidanza senza anestesia totale, il Galliera continua a non consentire le interruzioni di gravidanza, il reparto all’Evangelico è chiuso per lavori di ristrutturazione e al San Martino cè un solo medico disponibile.

«Ora la situazione si normalizzata e la donna che intende interrompere la gravidanza al San Martino ha un’attesa media di una settimana - spiega la presidente dell’Aied - ma resta inaccettabile la situazione al Galliera». Che stava per ottenere in sordina, se non fosse esplosa una bagarre all’interno del centrosinistra in Regione, anche la chiusura del reparto dove viene praticata la fecondazione assistita.

Il primo tentativo risale al 2005, quando l’allora arcivescovo di Genova cardinale Tarcisio Bertone invitò i ricercatori a praticare altre strade, piuttosto che quella della fecondazione assistita. «Come cattolico e come cristiano solleva un grande problema di coscienza - spiegò Bertone - . La legge non ci obbliga ad avere questo servizio». Ma la Regione non si piegò e l’ospedale dovette continuare a garantire i servizi da struttura pubblica. Con il cardinale Bagnasco il reparto è stato declassato, diventando una struttura semplice, mentre dalla Regione arriva un finanziamento da 400 mila euro destinato a potenziare l’analogo reparto al San Martino, per concentrarvi l’intera attività.
 
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