Protezionismo e riforme

« Older   Newer »
  Share  
L'Avvocato del Diavolo
view post Posted on 12/3/2008, 16:04




Protezionismo e riforme

• da Corriere della Sera del 12 marzo 2008, pag. 1

di Mario Monti

La globalizzazione in corso sta apportando grandi benefici e grandi problemi, a livello mondiale e all'interno di ogni Paese. Essa non è un fenomeno irreversibile. Nel 1914 la globalizzazione era, in molti aspetti, ancora più avanzata di oggi. Ma la guerra la infranse. È chiaro da anni che la globalizzazione attuale richiede, per non cozzare contro ritorni protezionistici, di essere molto più governata dai pubblici poteri, attraverso un ben più efficace coordinamento internazionale. Progressi sono in corso, ma lenti e insufficienti.



In tutti i Paesi coesistono gli sforzi rivolti a rendere le rispettive economie più competitive, per vivere con successo la globalizzazione, e gli appelli rivolti a proteggerle, per frenare l'impatto della globalizzazione. Questa tensione ideale e politica tende a ravvivarsi nelle fasi elettorali. Ciò è naturale e opportuno, trattandosi di definire l'agenda politica per i prossimi anni. Per i Paesi membri dell'Unione europea, va tenuta ben presente un'importante asimmetria. Ciò che un Paese può fare per diventare più competitivo, è in larga misura nelle proprie mani. Per tradurre in atto intenti protezionistici, invece, un Paese che non voglia uscire dall'Unione europea può solo battersi per far prevalere la linea protezionistica in sede comunitaria. Lì è possibile impegnarsi per una politica di totale apertura, per una politica di chiusura protezionistica o — linea difficile ma a lungo andare promettente — per una politica che usi il peso europeo per affermare maggiormente sul piano globale regole di funzionamento corretto dei mercati.



Il futuro economico e civile di un Paese dipende molto da due aspetti della strategia che il Paese sceglie in materia. In primo luogo, l'impegno per profonde e rapide riforme strutturali, rivolte a una maggiore competitività, dovrebbe essere considerato essenziale anche da chi propenda per un indirizzo protezionistico. In un'Europa che, come mostrano recenti ricerche, nel complesso ha saputo trarre dalla globalizzazione benefici importanti, la battaglia per il protezionismo non sarebbe né facile né rapida. Intanto, sarebbe davvero imprudente non attrezzare il Paese per una sfida competitiva che sta perdendo. E che, anche nello scenario protezionistico, si protrarrebbe almeno per qualche tempo ancora. Inoltre, con quale credibilità invocherebbe il protezionismo in sede europea il governo di uno dei pochi Paesi che non si sono ancora messi in grado di affermarsi con le proprie forze nel mercato globale ?



In secondo luogo, nel formarsi un'opinione sull'opportunità di un orientamento protezionistico, occorre anche considerare la mappa degli interessi interni che se ne avvantaggerebbero. Sarà questo uno dei temi discussi oggi a Parigi nella riflessione su «Aprire la società alle riforme », promossa dal Corriere della Sera e dall'Università Bocconi. È probabile che da un'opzione di protezione possano trarre beneficio tutti coloro che, all'interno del sistema economico-sociale di un Paese, godono di rendite di posizione. Sarebbe infatti attenuato l'impulso ad abbattere tali rendite con riforme per creare più libertà di entrata. Certamente, tra i principali beneficiari sarebbero i soggetti della politica. Nel corso dei decenni, la possibilità per la politica di occupare spazi impropri nella vita economica e finanziaria, e di accrescere senza fine la propria discrezionalità e i propri privilegi, ha trovato un serio limite solo nell'apertura internazionale, in particolare nell'integrazione europea.
 
Top
0 replies since 12/3/2008, 16:04   131 views
  Share