Berlusconi: servono i suoi giornali, An polemizza: "Fini non sapeva"[QUOTE][/QUOTE]

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SocialEma
view post Posted on 15/3/2008, 17:42




"Ognuno ha scelto i propri candidati, scelta non condivisa e saputa solo a cose fatte"
Veltroni: "La motivazione della candidatura peggio della stessa. Idea politica inaccettabile"

di CLAUDIA FUSANI

ROMA - Lo "scandalo" e "l'incoerenza" di una candidatura si risolvono, al modo di Berlusconi, in tre parole: "Ciarrapico ci serve". Servono i suoi "piccoli ma radicati quotidiani" soprattutto nel sud del Lazio. Serve il suo trasversalismo, dall'acqua minerale alle cliniche passando per società di catering e editoria. Serve, soprattutto, "il suo cuore nero" che sa parlare a quella parte del Lazio che potrebbe votare Storace e che invece dovrebbe votare Pdl. E poi, per dirla tutta, il Ciarra "è uno simpatico come Aldo Fabrizi".

Silvio Berlusconi prova a chiudere il caso Ciarrapico e il suo elogio del fascismo a Repubblica e a mettere da parte l'imbarazzo di An e di altri suoi candidati, la giornalista Fiamma Nirenstein in testa ("Non sono compatibile con uno che non rinnega il fascismo"). L'imprenditore è candidato al Senato in Lazio e lì rimane salvo vizi formali nel deposito delle liste che nessuno però finora ha sollevato.

Ma An non ci sta ad essere sbugiardata dal candidato premier che oggi dice "Fini sapeva della candidatura di Ciarrapico" mentre ieri il leader di An aveva detto di non essere stato informato. In via della Scrofa, quartiere generale di Fini, la dichiarazione di Berlusconi sortisce lo stesso effetto di quando la pezza è peggiore del buco: un pasticcio. A cui An è costretta a replicare correggendo ancora una vota, la seconda in poche ore, il tiro del Cavaliere: "Non è corretto dire che sapevamo", queste parole sono come minimo "improprie".

Se può sembrare esagerato definire scontro quello in corso tra Berlusconi e Fini, di certo è un pesante e imbarazzato chiarimento. La smentita del candidato premier è affidata a un comunicato di Ignazio La Russa, capogruppo alla Camera del partito di Fini e responsabile per conto di via della Scrofa al tavolo della candidature. "Ho saputo sabato mattina della candidatura di Ciarrapico. Ne ho parlato subito con Fini e abbiamo espresso a Berlusconi le nostre forti perplessità". Ciarrapico ha attaccato Fini e An spesso e volentieri. Ma la regola al tavolo delle candidature è stata che ogni partito ha presentato i propri candidati e "nessuno ha messo bocca in quella dell'altro". Ciarrapico, quindi, è stata una scelta di Berlusconi, non certo di Fini, a cui An si è adeguata.

Le parole con cui Berlusconi motiva la candidatura del "Ciarra" rimbalzano immediatamente sul Giro per l'Italia di Veltroni che fa tappa nel nord-est. "La motivazione della candidatura è quasi peggiore della candidatura stessa" stigmatizza il segretario del Pd. Candidarlo per "non avere contro i suoi giornali" è "un'idea della politica che non condivido e non accetto. E penso che anche gli italiani si siano stancati di queste furbate".

In via dell'Umiltà, sede operativo-logistica del Partito della Libertà, si tende comunque a considerare chiuso il caso. Identico umore tra la base di An. "Ci serve per contrastare Storace nel Lazio" è la versione più diffusa seguita da "Ciarrapico collettore trasversale di voti", e poi in fondo "il suo nome è collegato più al calcio, alle acque minerali e ad Andreotti che non al fascismo". C'è chi ricorda che "poche settimane fa Ciarrapico era alla convention del Pd qui a Roma invitato da Bettini".

Di sicuro La Destra di Daniela Santanchè e Francesco Storace è quella che "soffre" maggiormente la candidatura del Ciarra. "Sono e resto fascista e amico di Storace" ha detto l'imprenditore nell'intervista a Repubblica motivando la sua scelta di non andare con La Destra perchè sarebbero stati "io, mammetta (Santanchè, ndr) e tu (Storace ndr)". Ma i suoi voti andranno a Berlusconi. Così Storace si diverte e si leva qualche sassolino dalle scarpe. Fu Ciarrapico, ad esempio, "nell'ottobre scorso a tappezzare Roma con i manifesti di Fini mentre fa il saluto romano". Santanchè definisce l'imprenditore "la rappresentazione fisica dell'inciucio". E Buontempo rivela: "Una settimana fa il Pdl ci offrì la desistenza al Senato in alcune regioni". Ma loro non sono "in vendita". E così il Cavaliere s'è preso da solo il pezzo più utile.

(11 marzo 2008)

Sfilano i candidati senza "il Ciarra"
Juncker: "Ppe vietato ai fascisti"
I mille del Pdl tra new entry e veterani. Le istruzioni prima di scendere in campo
E arriva anche il kit: "Andate, parlate, diffidate dei giornalisti e occhio ai brogli"

di CLAUDIA FUSANI

ROMA - Tutti ne parlano, a Roma e a Bruxelles. Ma l'imprenditore Ciarrapico, tra le altre cose e per sua ammissione anche nostalgico del fascismo, è assente. "Influenza" informa premuroso Paolo Bonaiuti. Forse. Di sicuro il Ciarra si deve essere sentito un po' indesiderato in questi giorni, magari anche un po' offeso dopo che Berlusconi che l'ha voluto in lista perchè "ci serve" e l'ha squalificato al ruolo di "uno dei mille" candidati. Così lui oggi, più volte evocato a Bruxelles al vertice del Ppe, ha deciso di non farsi proprio vedere tra i mille candidati riuniti all'Auditorium della Confindustria per la presentazione. Maurizio Scelli, ex Croce Rossa oggi capolista in Abruzzo, alla fine, raggiante, racconta così l'incontro: "E' stato come il mister quando riunisce la squadra nello spogliatoio prima di scendere in campo. Ci ha dato la carica e ci ha detto come fare per vincere".

Il Ciarra convitato di pietra del Ppe. La riunione era prevista da tempo e il caso-Ciarrapico con il suo elogio del fascismo ha aleggiato sopra rischiando spesso di entrarci dentro. Antonio Tajani, numero 2 del Ppe, è stato un buon guardiano ("questo caso non è un problema del Ppe) aiutato anche da una telefonata chiarificatrice ieri sera tra il Cavaliere e il presidente del Ppe Wilfred Martens. Comunque, sul momento, la linea da seguire è indicata da Tajani. Il Pdl e il suo candidato Ciarrapico non sono un problema perchè "il Pdl non è iscritto al Ppe ma lo è solo Forza Italia". Almeno per ora. Un ottimo motivo per tenere il problema fuori dalla porta. Più in generale, avverte comunque Jean Claude Juncker premier lussemburghese e presidente dell'eurogruppo, "non c'è posto per i fascisti nel Ppe". Il presidente del parlamento europeo Hans Gert Poettering sceglie di restare sul generale: "Sono contro ogni forma di estremismo, sono centrista". Il messaggio che arriva da Bruxelles è chiaro: non c'è posto nel Ppe per un partito estremista. O in cui militano estremisti.

In serata Berlusconi replica secco e scocciato. A Juncker ricorda che "Ciarrapico fino all'altro giorno andava a braccetto con Casini (Udc è membro del Ppe ndr) a cui offriva cene a Fiuggi". Il Cavaliere chiude la questione dicendo che "nel Ppe non ci sono ripercussioni perchè sono persone serie" e che Ciarrapico è "un indipendente".

La carica dei Mille. Il candidato Luigi Compagna è uno dei più "anziani" al raduno del Pdl. E sa quanto possono contare certi dettagli: "Guardi bene questa spilletta con la bandiera Italia-Israele - dice mostrando l'asola della giacca - me l'ha messa mia moglie, stamani, così se per caso avessi incontrato Ciarrapico...". Il Ciarra è assente ma tutti notano la sua assenza e tutti ne parlano. Almeno all'avvio del raduno dei candidati, ore 11, auditorium della Confindustria all'Eur, candidati ammessi, giornalisti fuori. Nella sala ci sono almeno settecento persone, tra facce note e new entry. Tra i primi ad arrivare Luca Barbareschi. Il suo impegno? "Speriamo che la politica non sia un teatrino ma qualcosa di più serio". C'è la "signora Gibaud" (Franca Audisio, candidata in Piemonte al Senato): "Sono qui per il bene delle imprese". E Santo Versace, il più distinto e elegante, gessato blu e camicia della stessa nuance, arruolato, si direbbe, per spirito di servizio: "Ho avuto la tessera socialista dal 1967, mi sono sempre occupato di politica e accetto questa sfida perchè credo sia arrivata l'ora, per la politica di tornare ad essere al servizio dei cittadini". In un angolo si confronta il settore sicurezza, i candidati Filippo Ascierto (veterano dell'aula) e Filippo Saltamartini (segretario storico del Sap). Passa il generale Roberto Speciale: "Al servizio dello stato sempre, con o senza stellette". Luca D'Alessandro, giornalista e ufficio stampa storico di Fi, si aggira e fa un po' fatica a dire: "Sono qui solo come candidato...". Un capitolo a parte andrebbe riservato alle candidate donne accomunate, specie le nuove, dal senso del dovere. "Andrò in parlamento per lavorare, lavorare, lavorare" precisa Nunzia Girolamo, 31 anni, avvocato civilista, n.6 in Campania 1. "Sono entusiasta" scandisce le sillabe Maria Grazia Frija, che indossa "Patrizia Pepe", adora "Chopin, Gucci e Prada". Le candidate del Pd sono "shampiste" come le ha definite Gasparri? "Ma no, ma cosa c'entra, non è vero nulla...". Le matricole sfoggiano tutte look minimalisti, tubini e tailleur neri, scarpe nere. Le veterane ("e non vecchie" precisa Iole Santelli) osano con stivali viola (Prestigiacomo) e montgomery rosso (Giulia Bongiorno). Diana De feo, giornalista, moglie di Emilio Fede e candidata rompe gli schemi con un tailleur (Chanel?) quasi scozzese assai vistoso.

Il kit e le parole d'ordine. Lo spogliatoio col mister prima di scendere in campo dura un paio d'ore. Le istruzioni sono chiare. "Fate molto porta a porta, andate tra la gente, parlate col farmacista, il prete e il carabiniere" attacca il Cavaliere che non lesina battute: "Io col farmacista ci parlo molto ma non certo per il viagra". Con le persone poi, "insistete su quello che Prodi non ha fatto", "diffidate sempre dei giornalisti" e soprattutto "occhio ai brogli durante il voto e lo spoglio". A ogni candidato è stato consegnato un manuale di istruzioni per reclutare "i difensori della libertà", sacerdoti dei seggi per scongiurare i brogli elettorali. "In pratica ci ha detto di rimboccarci le maniche perchè sarà molto dura" va al sodo Pierfrancesco Gamba. A scanso di equivoci, a ogni "soldato impegnato nella missione di far rialzare l'Italia", è stato consegnato un kit. Busta bianca con simbolo Pdl, all'interno gli ultimi sondaggi (Pdl 45%-Pd 35,4), t-shirt, spille, cappellino, bandiera Pdl. Ma soprattutto spiega la giovane candidata, "le sette missioni, un pro-memoria con le 67 nuove tasse applicate da Prodi e un volume di 30 pagine con gli spunti utili per un comizio".

(13 marzo 2008)

Sfilano i candidati senza "il Ciarra"
Juncker: "Ppe vietato ai fascisti"
I mille del Pdl tra new entry e veterani. Le istruzioni prima di scendere in campo
E arriva anche il kit: "Andate, parlate, diffidate dei giornalisti e occhio ai brogli"

di CLAUDIA FUSANI




Manuela Di Centa e Michela Brambilla prendono visione del kit del candidato Pdl
ROMA - Tutti ne parlano, a Roma e a Bruxelles. Ma l'imprenditore Ciarrapico, tra le altre cose e per sua ammissione anche nostalgico del fascismo, è assente. "Influenza" informa premuroso Paolo Bonaiuti. Forse. Di sicuro il Ciarra si deve essere sentito un po' indesiderato in questi giorni, magari anche un po' offeso dopo che Berlusconi che l'ha voluto in lista perchè "ci serve" e l'ha squalificato al ruolo di "uno dei mille" candidati. Così lui oggi, più volte evocato a Bruxelles al vertice del Ppe, ha deciso di non farsi proprio vedere tra i mille candidati riuniti all'Auditorium della Confindustria per la presentazione. Maurizio Scelli, ex Croce Rossa oggi capolista in Abruzzo, alla fine, raggiante, racconta così l'incontro: "E' stato come il mister quando riunisce la squadra nello spogliatoio prima di scendere in campo. Ci ha dato la carica e ci ha detto come fare per vincere".

Il Ciarra convitato di pietra del Ppe. La riunione era prevista da tempo e il caso-Ciarrapico con il suo elogio del fascismo ha aleggiato sopra rischiando spesso di entrarci dentro. Antonio Tajani, numero 2 del Ppe, è stato un buon guardiano ("questo caso non è un problema del Ppe) aiutato anche da una telefonata chiarificatrice ieri sera tra il Cavaliere e il presidente del Ppe Wilfred Martens. Comunque, sul momento, la linea da seguire è indicata da Tajani. Il Pdl e il suo candidato Ciarrapico non sono un problema perchè "il Pdl non è iscritto al Ppe ma lo è solo Forza Italia". Almeno per ora. Un ottimo motivo per tenere il problema fuori dalla porta. Più in generale, avverte comunque Jean Claude Juncker premier lussemburghese e presidente dell'eurogruppo, "non c'è posto per i fascisti nel Ppe". Il presidente del parlamento europeo Hans Gert Poettering sceglie di restare sul generale: "Sono contro ogni forma di estremismo, sono centrista". Il messaggio che arriva da Bruxelles è chiaro: non c'è posto nel Ppe per un partito estremista. O in cui militano estremisti.

In serata Berlusconi replica secco e scocciato. A Juncker ricorda che "Ciarrapico fino all'altro giorno andava a braccetto con Casini (Udc è membro del Ppe ndr) a cui offriva cene a Fiuggi". Il Cavaliere chiude la questione dicendo che "nel Ppe non ci sono ripercussioni perchè sono persone serie" e che Ciarrapico è "un indipendente".

La carica dei Mille. Il candidato Luigi Compagna è uno dei più "anziani" al raduno del Pdl. E sa quanto possono contare certi dettagli: "Guardi bene questa spilletta con la bandiera Italia-Israele - dice mostrando l'asola della giacca - me l'ha messa mia moglie, stamani, così se per caso avessi incontrato Ciarrapico...". Il Ciarra è assente ma tutti notano la sua assenza e tutti ne parlano. Almeno all'avvio del raduno dei candidati, ore 11, auditorium della Confindustria all'Eur, candidati ammessi, giornalisti fuori. Nella sala ci sono almeno settecento persone, tra facce note e new entry. Tra i primi ad arrivare Luca Barbareschi. Il suo impegno? "Speriamo che la politica non sia un teatrino ma qualcosa di più serio". C'è la "signora Gibaud" (Franca Audisio, candidata in Piemonte al Senato): "Sono qui per il bene delle imprese". E Santo Versace, il più distinto e elegante, gessato blu e camicia della stessa nuance, arruolato, si direbbe, per spirito di servizio: "Ho avuto la tessera socialista dal 1967, mi sono sempre occupato di politica e accetto questa sfida perchè credo sia arrivata l'ora, per la politica di tornare ad essere al servizio dei cittadini". In un angolo si confronta il settore sicurezza, i candidati Filippo Ascierto (veterano dell'aula) e Filippo Saltamartini (segretario storico del Sap). Passa il generale Roberto Speciale: "Al servizio dello stato sempre, con o senza stellette". Luca D'Alessandro, giornalista e ufficio stampa storico di Fi, si aggira e fa un po' fatica a dire: "Sono qui solo come candidato...". Un capitolo a parte andrebbe riservato alle candidate donne accomunate, specie le nuove, dal senso del dovere. "Andrò in parlamento per lavorare, lavorare, lavorare" precisa Nunzia Girolamo, 31 anni, avvocato civilista, n.6 in Campania 1. "Sono entusiasta" scandisce le sillabe Maria Grazia Frija, che indossa "Patrizia Pepe", adora "Chopin, Gucci e Prada". Le candidate del Pd sono "shampiste" come le ha definite Gasparri? "Ma no, ma cosa c'entra, non è vero nulla...". Le matricole sfoggiano tutte look minimalisti, tubini e tailleur neri, scarpe nere. Le veterane ("e non vecchie" precisa Iole Santelli) osano con stivali viola (Prestigiacomo) e montgomery rosso (Giulia Bongiorno). Diana De feo, giornalista, moglie di Emilio Fede e candidata rompe gli schemi con un tailleur (Chanel?) quasi scozzese assai vistoso.

Il kit e le parole d'ordine. Lo spogliatoio col mister prima di scendere in campo dura un paio d'ore. Le istruzioni sono chiare. "Fate molto porta a porta, andate tra la gente, parlate col farmacista, il prete e il carabiniere" attacca il Cavaliere che non lesina battute: "Io col farmacista ci parlo molto ma non certo per il viagra". Con le persone poi, "insistete su quello che Prodi non ha fatto", "diffidate sempre dei giornalisti" e soprattutto "occhio ai brogli durante il voto e lo spoglio". A ogni candidato è stato consegnato un manuale di istruzioni per reclutare "i difensori della libertà", sacerdoti dei seggi per scongiurare i brogli elettorali. "In pratica ci ha detto di rimboccarci le maniche perchè sarà molto dura" va al sodo Pierfrancesco Gamba. A scanso di equivoci, a ogni "soldato impegnato nella missione di far rialzare l'Italia", è stato consegnato un kit. Busta bianca con simbolo Pdl, all'interno gli ultimi sondaggi (Pdl 45%-Pd 35,4), t-shirt, spille, cappellino, bandiera Pdl. Ma soprattutto spiega la giovane candidata, "le sette missioni, un pro-memoria con le 67 nuove tasse applicate da Prodi e un volume di 30 pagine con gli spunti utili per un comizio".

(13 marzo 2008)
 
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>-R3D-<
view post Posted on 15/3/2008, 22:26




Che schifo, ma cm si fa a candidare un fascista?? Giornali apparte
 
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Chaos Phoenix
view post Posted on 22/3/2008, 11:14




CITAZIONE (>-R3D-< @ 15/3/2008, 22:26)
Che schifo, ma cm si fa a candidare un fascista?? Giornali apparte

Non è il primo e non sarà neanche l'ultimo..
Molti dei ministri del precedente governo berlusconi erano ex-fascisti,del cui pentimento non c'è nessuna prova(ammesso che le "prove",come quella di Fini contino DAVVERO qualcosa).
Quando berlusconi formò il primo governo Scalfaro,allora presidente della repubblica,si oppose alla nomina di numerosi ministri,poiché fascisti.
Ministri che,manco a dirlo,sono confluiti in buona parte nel secondo governo.
Ma si sa,le leggi in italia no vengono fatte applicare,e quella sull'antifascismo in primis,anche se la cosa più triste è che gli italiani dovrebbero rifiutarsi di votare partiti che abbiano rapporti con i fascisti.
 
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>-R3D-<
view post Posted on 22/3/2008, 18:18




Forse e dico forse inizia a passare troppo tempo dal fascismo e la gente si ricorda poco e quelle poche cose che vengono ricordate sn distorte. Per questo sentire uno come il ciarrapico dire che in fondo il fascismo nn l'ha mai rinnegato nn provoca più l'indignazione che dovrebbe.
Ps. La mente umana tende a memorizzare le cose belle
 
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3 replies since 15/3/2008, 17:34   206 views
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