Politica Estera

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view post Posted on 15/3/2008, 17:49




Libano, Berlusconi annuncia "Cambieremo regole di ingaggio"
Dure reazioni da Beirut e dal governo italiano: "Parole gravi e irresponsabili"
Veltroni: "Un colpo al nostro prestigio internazionale". Casini: "Pura irresponsabilità"


Il ministro degli Esteri Massimo D'Alema
ROMA - Se il Pdl vince le elezioni sappiamo già le linee guida della politica estera. "Cambio delle regole d'ingaggio per i nostri soldati impegnati in Libano" che avranno mani più libere, meno peace keeping e più peace enforcing; "istruttori in Iraq e più uomini in Afghanistan". Ci pensa Silvio Berlusconi in serata a chiarire il senso di una giornata in cui la politica estera, finora defilata in questa campagna elettorale, è stato al centro del dibattito politico. Una giornata in cui, proprio sulla politica estera, il Pdl si è diviso e il governo in carica ha rischiato l'incidente diplomatico con le autorità libanesi.

Tutta colpa di un'intervista dell'ex ministro della Difesa Antonio Martino alla Reuters in cui l'esponente del Pdl aveva annunciato che in caso di vittoria elettorale uno dei primi provvedimenti sarà il ritiro del contingente italiano in Libano, un rafforzamento di quello in Afghanistan e l'organizzazione di una nuova missione in Iraq.

Parole che hanno indotto le autorità di Beirut (al momento non c'è un governo in carica) a convocare immediatamente il nostro ambasciatore per avere spiegazioni. Prodi e D'Alema, entrambi impegnati a Bruxelles in un vertice europeo, hanno passato la mattinata a criticare le parole di Martino. "Le affermazioni dell'ex ministro della Difesa sono gravissime, incomprensibili e drammatiche come messaggio politico" ha detto Prodi che ha definito Martino "irresponsabile" e poco indicato in una futura carica di ministro. "Credo che non lo sarà dopo queste affermazioni, almeno la logica così vorrebbe" ha aggiunto Prodi.

Il Professore ha trovato un primo riscontro positivo nelle parole di Gianfranco Fini. "Andarsene dal Libano sarebbe sbagliato" ha precisato il presidente di Alleanza Nazionale. "Porre il problema della quantità di militari impegnati in Libano - ha aggiunto - è un'altra cosa. Anche perché abbiamo obblighi internazionali che devono essere assolti, ma dobbiamo anche essere consapevoli che le nostre forze armate hanno uomini e risorse limitate". Quanto invece ad un ritorno dei militari italiani in Iraq, Fini sottolinea che "non è chiesto nemmeno dai nostri alleati". Insomma, un punto di vista come minimo diverso rispetto a quello di Martino.

Conto cui affonda le parole anche il ministro degli Esteri Massimo D'Alema. "E' ridicolo che voglia tornare in guerra quando se ne vogliono andare anche gli Stati Uniti. E' al di fuori dal tempo" ha detto il responsabile della Farnesina aggiungendo che "se questo è il modo in cui la destra vuole fare la campagna elettorale e condurre la sua politica estera siamo davanti a un motivo di seria preoccupazione".

Poi in serata l'intervento di Berlusconi. Vorrebbe fare un po' di chiarezza. E la fa. Per ciò che riguarda l'Afghanistan "sono le Nazioni Unite che chiedono di aumentare i contingenti militari". Sull'impiego militare in Libano, il centrodestra ha votato a favore della missione, ma "abbiamo subito detto che non eravamo d'accordo sulle regole d'ingaggio. Una volta che saremo al governo cambieremo queste regole".
In Iraq "non pensiamo si debbano inviare nuove truppe, piuttosto istruttori militari". Più o meno quello che aveva detto Martino.

Le linee di politica estera secondo il Pdl preoccupano il segretario del Pd. "Andare via dal Libano significherebbe rinunciare alla funzione dell'Italia e dare un colpo al nostro prestigio nazionale" dice il segratrio mentre stasera incontra la comunità italiana che vive a Lugano. "Dall'Iraq - ha aggiunto Veltroni -
stanno venendo via anche gli americani e se vinceranno i democratici lo faranno in tempi abbastanza rapidi". Durissimo anche il candidato premier dell'Udc Pier Ferdinando Casini: "Un bel tacer non fu mai scritto, quando i nostri uomini rischiano in prima persona si dovrebbe essere un po' più seri e un poco più silenziosi". Più in genere "è pura irresponsabilità da parte di dilettanti allo sbaraglio parlare di dislocamento di truppe mentre i nostri militari rischiano in prima persona e quelle sentite oggi sono idee pericolose anche per le relazioni internazionali dell'Italia".


(14 marzo 2008)
 
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