La fine delle classi sociali

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L'Avvocato del Diavolo
view post Posted on 20/3/2008, 19:06




La fine delle classi sociali

• da La Stampa del 20 marzo 2008, pag. 1

di Vittorio Sabadin
Le classi sociali descritte da Karl Marx e da Max Weber non esistono più e non sono più i soldi a determinare la differenza. Per aggregare gli individui, contano ora di più il gusto, le attitudini, l’educazione. E la speranza che nelle società occidentali si sarebbe affermata una unica, grande, prosperosa classe media si va dissolvendo a causa della crisi economica che erode le risorse di chi stava a metà della scala, e scivola inesorabilmente verso il basso.

In una lunga inchiesta dal significativo titolo «Gente come noi», il Times si domanda se abbia ancora un senso parlare di divisioni di classe e se non sia invece arrivata l’ora di prendere atto che il mix di generi della società moderna ha scomposto le tradizionali identità, introducendo parametri di divisione sociale inediti. Una analisi difficile da fare in una città come Londra, che ha prosperato per secoli proprio sulle divisioni di classe e nella quale, fino a poco tempo fa, bastava l’indicazione del codice postale, che identifica il quartiere nel quale si vive, per distinguere chi aveva soldi e potere da chi non contava nulla. Alle prese con mutui della casa insostenibili, con i prezzi del cibo e dell’energia sempre più cari, con un costo dell’istruzione privata esorbitante, la tradizionale classe media britannica (e certamente non solo britannica) sta prendendo atto che i vecchi modi di pensare e programmare la propria vita vanno cambiati. Non sarà possibile sostituire l’auto con una più grande e potente, il possesso della casa è incerto, così come il futuro dei figli.

L’abitudine di «comprare oggi e pentirsi domani» ricorrendo al facile credito delle banche è un residuo del passato difficilmente replicabile e il sogno di transitare nel giro di qualche generazione verso la «upper class» è rimandato. «Per la maggior parte delle persone che hanno finanze limitate - annota Penny Wark sul Times - queste cose stanno contribuendo a un cambiamento sismico nel modo in cui definiamo il nostro senso di appartenenza».

Eppure, non è facile accettare di scivolare semplicemente verso il basso, come una qualunque squadra retrocessa in campionato. La classe media britannica ha valori che prescindono dal conto in banca e che sono composti da un ottimo livello di istruzione, da un senso civico elevato, da una grande disponibilità a viaggiare e conoscere altre culture. Se una volta a distinguerla era l’ampiezza della casa o il valore degli oggetti acquistati, ora i parametri dovranno cambiare. Si potrà vivere in un appartamento più piccolo o in quartiere periferico, passare le vacanze in tenda invece che in un hotel dell’Andalusia, ma continuerà a contare pur qualcosa il modo nel quale ci si comporta. «Forse ci sarà sempre una distinzione di classe - sottolinea Michelle Harrison dell’Henley Centre, un istituto che monitora i trend sociali in Gran Bretagna - ma sarà definita da altri valori: ad esempio quello che si compra al supermercato, specialmente se basato su scelte etiche e ambientali, il posto dove si passano le vacanze o i libri che si leggono». La propria cultura, il modo di comportarsi o di stare a tavola, il gusto, lo stile, l'accento e i congiuntivi saranno i nuovi parametri di aggregazione sociale. Parlare delle proprie difficoltà economiche, una volta considerato disdicevole o poco educato, sta diventando abituale proprio perché la misura del giudizio reciproco si è spostata su altri valori.

Ma il rimescolamento delle classi non riguarda solo quella media. Quella operaia lavorerà sempre di più in India e in Cina e sempre meno in Europa. Quella dei ricchi è stata ormai contaminata in modo forse irreversibile dai parvenu dei nostri tempi: campioni sportivi, starlette della tv, furbetti del quartierino con il portafoglio pieno di soldi e la mente svuotata da ogni senso del gusto e della misura, spesso incapaci di articolare frasi con un senso compiuto. «Ognuno di noi può vedere in qualunque settimanale le case dei calciatori piene di arredi bianchi - dice Lucy Horbury, che è stata costretta a lasciare il suo lavoro in una merchant bank per occuparsi dei figli -. Quello che posso fare io è comprare un oggetto antico per poche sterline e piazzarlo in casa. E’ questo che ti rende diverso da quelli che hanno i soldi ma non hanno gusto. Il gusto ti fa capire che sei diverso da qualcun altro e che sei in qualche modo migliore». Fotografato dal Times, suo marito Roger tiene in braccio la bambina davanti alla casa nella quale sono stati obbligati a trasferirsi («un posto orribile, in cui non avrei mai voluto vivere, ma sta nel budget») e guarda l’obiettivo con uno sguardo malinconico, ma non sconfitto: «Io non sono quello che guadagno - dice orgoglioso -, sono quello che penso. Le persone che incontriamo e alle quali adesso siamo più vicini sono creative e possiedono libri. Dobbiamo tutti trovare la nostra nuova tribù».

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Secondo voi è davvero così?
 
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Chaos Phoenix
view post Posted on 23/3/2008, 15:48




Secondo me assolutamente no,questa è una colossale mistificazione.
I soldi contano,le classi pure,e quando qualcuno mi parla di "interclassismo per il bene del paese",mi dà l'impressione di essere ipocrita.
C'è sempre chi ci guadagna chi ci rimette,gli interessi di un operaio sono diversi da quelli di industriale,anche se questo non esclude che ci possano essere dei punti di contatto,fondamentalmente le differenze ci sono e rimangono.
Così come i soldi sono tutt'ora il fattore principale per indicare il valore di una persona,per la maggioranza.
 
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SocialEma
view post Posted on 2/4/2008, 16:56




le classi sono sempre esistite e sempre esisteranno...
 
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2 replies since 20/3/2008, 19:06   179 views
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