STORIA E RESPONSABILITA' MORALE

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Claudio Michelazzi
view post Posted on 15/6/2008, 08:10






STORIA E RESPONSABILITA’ MORALE
Lettera aperta ad un consigliere comunale di destra

Gentile Signor Ermen Gretti, consigliere comunale di Sedico (Bl), ho la sfortuna di non conoscerla personalmente, tuttavia vorrei provare a fare con lei un discorso di natura intellettuale e civile, sempre che tali discorsi si possano ancora fare in questo nostro povero Paese dove sembrano ritrovare a “furor di popolo” nuovo successo idee, pensieri, modalità politiche che, per quanto si mascherino con ipocrisia, sono le dirette eredi delle opere e dei pensieri di quegli individui che prima bruciavano nei roghi i libri e poi, atto ben più grave, bruciavano nei forni gli uomini.
Ho seguito con attenzione il dibattito incorso tra lei e il partigiano Dal Mas ed ho notato , nella sua ultima lettera,
la copiosa mole di prove che lei ha portato per giustificare
la proposta di rivalutare la memoria delle cosiddette vittime dei partigiani.
Vorrei ora con lei provare a ragionare alzando il tiro. Permetta a me di proporle alcuni dati. Numeri che si ricordano poco ultimamente. Numeri che si trovano ormai solo nei libri di storia ( ammesso che non spariscano anche da lì con la scusante che i libri di storia sono di parte…). Ecco dei dati relativi al secondo conflitto mondiale causato dal Fascismo e dal Nazionalsocialismo:
32.000.000 i feriti civili,
24.000.000 i feriti militari.
39.000.000 le vittime civili e militari in Europa,
15.000.000 le vittime civili e militari nel Pacifico,
54.788.000 il numero complessivo delle vittime.
Morti in campi di sterminio ( dati ancora oggi in fase di definizione):
da 5,6 a 6,1 milioni di Ebrei,
da 3,5 a 6 milioni di civili Slavi
da 2,5 a 4 milioni di prigionieri di guerra,
da 1 a 1,5 milioni di dissidenti politici,
da 200.000. a 800.000 tra Rom e Sinti,
da 200.000 a 300.000 portatori di handicap,
da 10.000 a 250.000 omosessuali,
2.000 Testimoni di Geova.
Totale da 13.012.000 a 18.952.000.
Bene. Ora, se il mio pensiero non è troppo complesso, mi segua. Ogni atto che un individuo compie verso l’umanità ha una doppia valenza: esso ha un peso pratico ed uno morale. Se può essere che il risultato pratico di un atto compiuto sia soggetto a revisioni, interpretazioni, riduzioni, distanziamenti emotivi, coperture, nell’allontanamento storico che avviene naturalmente da quell’atto, questo non può accadere assolutamente sul piano del risultato morale di quel determinato atto.
Così, per giungere al problema, io credo fermamente che la carneficina, gli orrori, a cui fanno riferimento i dati sopra esposti, commessi nel periodo storico dominato in diverse aree geografiche dalle politiche e dalle idee del Fascismo e del Nazismo siano da imputare esclusivamente a Fascismo e Nazismo e agli individui, razionali e consapevoli, che appoggiavano e partecipavano, in qualsiasi modo o grado, a quelle politiche e a quelle idee.
Così, sicuramente, a partire dal semplice soldato aderente, con entusiasmo oppure no, alla Repubblica Sociale Italiana, dal semplice individuo sostenitore delle politiche del Partito Fascista e del Partito Nazionalsocialista, ancorché sostenitore non convinto ( l’inconsapevolezza, il “se avessi saputo…”, il “l’ho fatto per salvarmi la pelle…”, ed altre amenità non sfuggono alla responsabilità morale dell’atto), dal militare delle SS, fino ai più alti vertici delle gerarchie politiche, militari, religiose e civili, tutti, si ritroveranno in eterno sulle spalle il peso morale di tutte le vittime che ho sopra citato.
Così, oggi, quel peso morale è anche sulle spalle di tutti coloro che, credendo per fini biecamente politici in un revisionismo ed in un negazionismo d’accatto, si fanno paladini di idee e di politiche germinate direttamente dal Fascismo e dal Nazismo anche se ipocritamente celate dietro maschere di modernità e dietro ampi e poco meditati consensi sociali.
Per concludere, auspico, ma sarà difficile, che a grande voce si rimarchino nella società tutta, queste responsabilità
morali, additando al consesso civile, come meritato, tutti coloro che dovrebbero sentire il peso di milioni di vite massacrate sulla coscienza, sempre che ne abbiano una, prima di esprimere pensieri ed azioni legate inscindibilmente ad una storia che è stata di già troppo funesta.
Termino con un’ultima riflessione. Se si dovessero intitolare una via o una piazza con nome e cognome di ogni vita umana spezzata da Fascismo e Nazismo credo non basterebbero tutte le strade o piazze del suo ridente paese, forse nemmeno quelle di tutto il mondo intero.
Cordiali saluti.
CLAUDIO MICHELAZZI
Segretario A.N.P.I. sez. “Cadore-G. Zangrandi”,
nipote di un deportato politico
nel campo di sterminio di Flossenburg.
 
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